C’è stato un momento, non molto tempo fa, in cui si era temuto che la tecnologia riuscisse a operare quella definitiva separazione tra gli uomini che romanzi e film avevano iniziato a prefigurare fin dalla nascita del primo pc. Era il 1977, Steve Jobs e Steve Wozniak avevano appena messo in vendita l’Apple II, ovvero il primo personal computer di successo prodotto su larga scala e con un costo relativamente basso (1.195 dollari escluso il monitor), che molti potevano permettersi. Un percorso che in poco più di trent’anni arriva a toccare derive inquietanti.
Senza considerare gli eccessi tragici di ragazzi morti per aver giocato troppe ore davanti al pc, basta riflettere sul quotidiano di ognuno di noi, e chiederci se dedichiamo più tempo alla tecnologia o alle persone che ci stanno intorno. La risposta potrebbe non piacerci, ma ad addolcire la pillola arrivano un paio di considerazioni. La prima, per parafrasare il concetto del sociologo canadese Marshall McLuhan riguardo al mezzo, alla comunicazione e al messaggio, è che la tecnologia è neutra, non è buona o cattiva ma dipende dall’uso che se ne fa. Quindi può dividere ma anche unire, rinsaldare legami già esistenti e soprattutto permettere incontri e scambi altrimenti impossibili. La seconda arriva da molto più lontano, riassunto meravigliosamente nell’incipit di una meditazione del poeta e religioso inglese John Donne: “Nessun uomo è un’isola”. E per non essere isole da sempre abbiamo continuato a costruire ponti che ci collegassero fra di noi. Alla base di tutto sta la fiducia negli altri, elemento costitutivo di ogni legame e necessario al progresso.
Ecco, se di norma era abitudine fidarsi delle persone già “testate” come affidabili, degli amici o dei parenti, la tecnologia ci sta insegnando a fidarci degli sconosciuti che come noi navigano in Rete. Complice la crisi, ma anche la voglia di comunità e condivisione con persone che hanno le nostre stesse passioni e bisogni, spopolano siti che mettono in piedi forme di collaborazione tra persone che non si conoscono. Dai soggiorni in case private, al baratto di piccoli lavoretti in cambio di vitto e alloggio per le vacanze, ai passaggi in auto, alle cene sociali è in atto una la costruzione di una nuova architettura di relazioni economiche e non solo. Necessità di ridurre le spese certo, ma anche voglia di costruire ponti nuovi, possibili solo grazie alla tecnologia.
Una riscoperta degli ultimi anni è la pratica del baratto, con tutta una serie di siti che permettono di trovare quello che fa al proprio caso senza spendere un centesimo, scambiandolo con qualcosa che non si vuole più. Tra i più frequentati Zerorelativo e Reoose. Nel primo, attivo dal 12 dicembre 2006, basta registrarsi e inserire il proprio annuncio, poi si viene avvisati per e-mail quando qualcuno è interessato a barattare. Si possono seguire gli utenti che, a nostro avviso, mettono sul mercato gli oggetti più interessanti e segnalare chi si comporta in modo scorretto. Su Reoose invece a ogni oggetto viene attribuito un valore di crediti: è utilizzandoli che ogni utente potrà ottenere oggetti che altri hanno deciso di mettere sul sito.
E-barty.it, che fa il verso a eBay non solo nel nome, è la piattaforma ideale per scambiarsi soprattutto vestiti e accessori. Dagli oggetti alle vacanze: oltre all’arcinoto Airbnb, che permette di alloggiare in 192 Paesi del mondo all’interno di case private a prezzi molto più competitivi di hotel e ostelli, e rimanendo nell’ambito dello scambio moneta-free, ecco Barattobb.it, il primo sito che aggrega tutti i B&B italiani disponibili a barattare un soggiorno compreso di colazione in cambio di piccoli lavoretti o beni. Il progetto è nato sull’onda della Settimana del baratto organizzata dal sito bed and breakfast.it, che a novembre 2013 ha festeggiato con successo il quinto compleanno, e raccoglie oltre 800 strutture. Si può proporre un baratto direttamente ai gestori o scegliere tra le richieste dei B&B. Qualche esempio? Riparazioni sartoriali, confetture e prodotti tipici, una sistematica alla macchina del proprietario, frigorifero o stufa nuova, lezioni di tedesco o una mano nella raccolta delle olive.
BlaBlacar, la piattaforma che mette in contatto passeggeri e conducenti per abbattere prezzo e noia di un viaggio, ha ormai raggiunto i sei milioni di iscritti in tutta Europa e i 700mila passeggeri trasportati ogni mese. Ed è proprio l’italia il Paese dove è cresciuta e si è diffusa più velocemente: lanciata nel maggio 2012, è cresciuta in due anni del 247 per cento con picchi di 250mila posti auto offerti durante le vacanze natalizie o pasquali. Milano-Roma, Roma-Bari, Milano-Bari le tratte più richieste. Con un risparmio in media del 75 per cento da entrambe le parti. Per esempio, mentre in auto da soli viaggiando da Milano a Roma si spendono 120 euro, con il “ride sharing” si scende a 30. Da passeggero, nella tratta Milano-Roma si risparmiano 56 euro (dagli 86 del treno ai 30 di BlaBlaCar), mentre per andare da Roma a Lecce il risparmio è di 36 euro (da 66 a 30 euro). E ai vantaggi si somma anche una bella storia da raccontare.
New entry le piattaforme di social eating come Gnammo, startup nata poco più di un anno fa dall’idea di alcuni ragazzi di Torino e Bari, che permette a chiunque di organizzare pranzi, cene, aperitivi a casa propria, invitando sconosciuti e ricevendo un rimborso spese deciso a monte dall’organizzatore. Ci si può iscrivere come cuochi e organizzare un evento, o come “gnammer” e chiedere di partecipare. Tutto è completamente gratuito, nessuna commissione per il sito. Come invitare amici a casa, con la possibilità per il cuoco di accettare o meno un utente che si è iscritto.
Resta inteso che la fiducia non è cieca: in ogni sito o piattaforma c’è la possibilità di lasciare un commento sull’oggetto o servizio e segnalare eventuali problemi o incomprensioni. Del resto la fiducia va conquistata e con un buon numero di feedback è più semplice da ottenere.