Viva la FifaLo sport nelle scuole? Finanziato dalle scommesse

Lo sport nelle scuole? Finanziato dalle scommesse

Creare nuovi posti di lavoro nella scuola, tassando le scommesse sportive. È la proposta di Laura Coccia, deputata del Pd ed ex atleta disabile, che a metà aprile ha presentato un disegno di legge per introdurre nella scuola primaria un insegnante di ginnastica accanto al maestro unico. Una figura professionale specializzata, che insegni educazione fisica già dalle elementari, da ricercare tra i laureati in Scienze motorie. Il tutto con il sostegno economico delle entrare provenienti dalle scommesse sugli eventi sportivi, da tassare al 5 per cento.

La proposta della Coccia ha trovato il sostegno di diversi colleghi parlamentari, anche di altri partiti, oltre alle 2.100 firme di cittadini comuni. Un impegno condiviso e sentito, perché «è fondamentale che con lo sport si cominci proprio nella scuola primaria. Nonostante la legge istitutiva dell’educazione fisica sia datata 1859, in Italia esiste un grave ritardo rispetto agli altri Paesi europei, dove da anni esiste la figura del docente di educazione fisica e motoria», spiega la deputata, prima firmataria della proposta di legge.

«Negli ultimi venti anni numerosi studi da parte di medici, psicologi, pedagogisti e sociologi hanno analizzato e descritto l’ontogenesi del movimento, l’acquisizione degli schemi motori di base e delle abilità nell’uomo, evidenziando nella prima infanzia una relazione diretta fra sviluppo motorio e sviluppo cognitivo e socio-relazionale», prosegue Coccia, spianando in sostanza la strada all’introduzione di una figura professionale specializzata accanto a quella del maestro unico.

Come recita l’articolo 2 del ddl, l’obiettivo è infatti quello di «favorire l’integrazione dell’educazione motoria e sportiva nell’ambito del curriculum della scuola primaria, affiancando e sostenendo l’insegnate di classe e non sostituendosi totalmente a esso», e che per esercitare tale professione «è necessario essere in possesso del diploma di laurea in scienze motorie di cui al decreto legislativo 8 maggio 1998, numero 178, ovvero del diploma degli ex istituti superiori di educazione fisica (Isef), equiparato ai sensi della legge 18 giugno 2002, numero 136. Il personale che esercita la professione di docente di educazione fisica e sportiva è formato attraverso corsi organizzati dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, con l’eventuale collaborazione del Coni».

Dunque l’intento del ddl è quello di unire la valorizzazione dell’educazione allo sport e della figura del laureato in Scienze motorie. Un progetto che però necessita di coperture finanziarie adeguate, tema caro al governo Renzi in questi primi mesi di attività. D’altronde, da Roma negli ultimi anni i tagli nei confronti della scuola sono stati importanti, comprese le sforbiciate all’educazione allo sport. Nell’anno scolastico 2011/12, sono stati 60 i milioni di euro di finanziamento per l’attività sportiva scolastica, contro i 40 milioni dell’anno 2012/13 e i 20 del corrente anno. Con le scuole che si sono dovute adeguare, riducendo in maniera drastica le ore da dedicare lo sport. L’ultimo caso riguarda le scuole di Treviso, dove 65 insegnati hanno firmato e inviato alla Provincia una lettera nella quale segnalano non solo di aver dovuto tagliare un terzo delle ore destinate all’educazione fisica (da 150 a 52), ma di essere stati costretti a non far partecipare i propri alunni ai giochi sportivi studenteschi, avendo poco tempo e denaro a disposizione.

Le coperture per i nuovi insegnanti, secondo il disegno di legge, verrebbero garantite dalla tassazione sulle scommesse sportive del 5 per cento. In base ai calcoli dei primi firmatari del ddl, si verrebbe così a creare un fondo di 400 milioni di euro, in grado di finanziare un progetto che vedrebbe creati 12mila nuovi posti di lavoro («quasi più della richiesta di lavoro dei neo-docenti», specifica la Coccia). Una scelta, quella di rivolgersi al comparto del gioco, quasi obbligata. Se da una parte Paesi come Germania, Francia e Inghilterra destinano all’attività sportiva cifre comprese tra il 3 e il 5% del Pil nazionale, dall’altra il giro d’affari delle scommesse in Italia negli ultimi anni è cresciuto senza sosta.

In questo senso, un grande contributo è arrivato dal calcio. Nel 2012, quando si giocarono gli Europei, secondo i dati diffusi dal Monopolio di Stato le scommesse relative alla partita Italia-Germania hanno raccolto un totale di 9 milioni di euro, contro i 7 milioni per Italia-Inghilterra e i 6,8 milioni per Italia-Croazia.

Ma è tutto lo sport in generale a contribuire al volume d’affari delle scommesse. Nel 2011 la Sisal, agenzia di scommesse italiana, ha fatturato 1 miliardo di euro solo grazie alle puntate negli eventi sportivi, producendo ricavi che da allora sono aumentati del 4,5% ogni anno. Un trend generale che si è confermato nel 2013, dove il volume delle scommesse sportive in Italia è stato secondo solo a quello dei cosiddetti “Casinò Games”, arrivando a generare introiti per 8 miliardi di euro.

In attesa di sapere se lo sport potrà mobilitarsi economicamente (il ddl è stato depositato e inserito nel calendario dei lavori delle commissioni parlamentari), molti atleti sono stati coinvolti nel progetto. Dagli ori olimpici Josefa Idem (anche ex ministro dello Sport, pari opportunità e politiche giovanili), Igor Cassina e Bruno Mascarenhas, passando per Manuela Mennea (moglie del grande Pietro). Un disegno di legge che, visti i tempi, è diventato anche social: per l’occasione è stato creato l’hashtag #crescoattivo. Lo stesso nome dato al tour che porterà Laura Coccia a presentare il proprio progetto nelle scuole italiane

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