Miti e verità sui costi dell’Europa

Miti e verità sui costi dell’Europa

Quanto dà l’Italia all’Europa? Quanto riceve in cambio? Il contributo del nostro Paese al bilancio europeo è ormai da qualche anno uno dei temi centrali del rapporto tra Roma e Bruxelles e spesso al centro delle dichiarazioni dei nostri politici. Già nel 2012 l’ex premier Monti, alle prese con un’Italia a rischio commissariamento e la crisi dello spread, asseriva con orgoglio: “siamo il terzo contributore non solo dei bilanci Ue, ma anche dei salvataggi verso Atene e il Portogallo”.

Numeri in libertà

Da allora le dichiarazioni sono state tutte più o meno le stesse, anche se con motivazioni diverse. Nell’estate del 2013 si esprimevano a riguardo sia Silvio Berlusconi che Matteo Renzi, il primo difendendo l’operato dell’Italia a fronte di una possibile cacciata dall’eurozona – “Ci volete mandare fuori dall’Unione Europea? Ma no, vi ricordiamo che noi vi versiamo 18 miliardi all’anno e ce ne ridate indietro solo 10” – il secondo asserendo ugualmente che Roma, al contrario di essere un Paese in crisi che sopravvive dell’aiuto dei Paesi partner, è determinante per il funzionamento delle istituzioni europee.

Recentemente altri leader politici si sono buttati nella mischia, variando di volta in volta i numeri. Nel marzo di quest’anno Beppe Grillo asseriva che “noi diamo 15 miliardi all’Europa, ce ne restituiscono 9”. Nello stesso periodo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale, sosteneva invece come l’Italia fosse “la nazione che in assoluto all’interno dell’Unione Europea contribuisce di più rispetto al proprio Prodotto Interno Lordo”.

Vediamo chi ha ragione e quali sono i numeri giusti

Innanzitutto è verissimo che l’Italia è un contributore netto, il terzo per essere precisi. Nel 2012, ultimi dati disponibili, l’Italia versava al budget dell’Unione ben 14,98 miliardi di euro, per riceverne indietro 11. Il saldo operativo risultante equivale a –4 miliardi di euro, posizionando l’Italia dietro la Germania, la Francia ed il Regno Unito.

È vero però che l’Italia è il Paese che contribuisce di più rispetto al proprio Prodotto Interno Lordo, come asserisce Giorgia Meloni? Se effettuiamo il rapporto tra l’Operating Budgetary Balance per l’anno 2012 (ovvero i contributi netti all’Unione Europea) e il Pil l’Italia “perdeva” dalla sua relazione con l’Ue lo 0,32% del Pil, meno – tra gli altri – di Germania e Francia (-0,45% e -0,41%).

Italia sprecona?

Parliamo adesso di come vengono usati I fondi europei di ritorno in Italia. Sempre nel marzo di quest’anno Beppe Grillo affermava che “spariscono in tre regioni”.

La Ragioneria Generale dello Stato certificava in 4,2 miliardi di euro i fondi europei che nel 2012 venivano gestiti direttamente dalle regioni, ovvero meno della metà del totale (9 miliardi). Il restante era veicolato direttamente dalla Commissione Europea o da sue agenzie. Del totale dei 9 miliardi, le tre regioni che facevano la parte del leone erano Puglia, Campania e Sicilia, che incassavano circa 1,8 miliardi di euro (ovvero il 43,7% del totale dei 4,2 miliardi di cui sopra). Nonostante questa statistica confermi l’importanza di queste tre regioni nel recepimento dei fondi, sfata però il mito secondo cui solo il sud Italia sarebbe il destinatario degli aiuti europei. Un terzo, circa, dei fondi sono infatti destinati alle regioni del centro-nord.

È vero però che l’Italia risulta campione nello sprecare il potenziale di investimento e crescita rappresentate dai fondi europei. Dei fondi Ue assegnati all’Italia per il settennato 2007-2013(28 miliardi di euro ripartiti tra Fondo di Sviluppo Regionale, Fondo di Coesione e Fondo Sociale Europeo) la Commissione ne ha pagati solo il 54%– il rimanente non è stato pagato perché non ancora utilizzato.

Insomma, è vero che l’Italia dà all’Unione Europea più di quanto ottenga, anche se non è esatto affermare che siamo il Paese più oberato in rapporto al Pil. Non è inoltre corretto sostenere che tutti i fondi europei fluiscono nel sud del Paese, nonostante dei miglioramenti nel monitoraggio degli investimenti siano ancora necessari. Da questo punto di vista possiamo notare qualche passo in avanti – le irregolarità denunciate dalla Corte dei Conti, per esempio, erano in calo nell’ultimo anno monitorato (il 2012), mentre utilissimi strumenti come OpenCoesione.org consentono di visionare l’utilizzo dei fondi in modo da provare ad evitare sprechi o abusi.

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