Malasanità, errori e indagini giudiziarie. Gli ospedali italiani non smettono mai di stupire. Ma al di là delle tragiche notizie che ci hanno riportato le cronache questa settimana, ci sono storie dalle corsie dei nostri ospedali che finiscono nelle pagine dei giornali locali e che non finiscono di stupirci.
Al pronto soccorso dell’ospedale di Udine, per esempio, piove. Sì, dentro. Vai magari per una frattura e finisce che ti becchi la febbre. Dal Messaggero Veneto:
Con i recenti acquazzoni all’interno di qualche ambulatorio del Pronto soccorso si è fatto ricorso agli asciugamani per tamponare l’acqua che filtrava dal soffitto. Il problema non è nuovo, come non lo è la struttura di copertura del padiglione, caratterizzata da una quindicina di lucernai che hanno una quarantina di anni.
Ma le piogge delle scorse settimane hanno accentuato il problema, tanto che la direzione del Santa Maria della Misericordia di Udine ha emesso un decreto per autorizzare la modifica del Piano attuativo ospedaliero 2014 e inserirvi coperture economiche per i «lavori di straordinaria manutenzione della copertura del Pronto soccorso oggetto di infiltrazioni d’acqua in occasione di precipitazioni meteoriche anche di media intensità». CONTINUA A LEGGERE
A Milano, invece, prima di vedere la pioggia sbucare dal tetto, cercano delle soluzioni alternative. Come le inserzioni pubblicitarie. Da La Repubblica Milano:
Gli spazi dove verranno effettuate le affissioni saranno più di duecento. Con totem e pannelli in cui compariranno pubblicità di biberon, tettarelle e cooperative per aiutare gli anziani. Ma anche negozi di ottica, abbigliamento, scarpe. Gli Istituti clinici di perfezionamento affidano a una concessionaria privata la gestione di 213 spazi pubblicitari, distribuiti nei 23 poliambulatori e nei quattro presidi – il pediatrico Buzzi, il Centro ortopedico traumatologico e gli ospedali di Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni – che fanno capo all’azienda ospedaliera la cui sede centrale è in via Castelfidardo.
La concessione durerà cinque anni, e permetterà all’ospedale di incassare 363 euro l’anno per ogni affissione: in tutto quasi 80mila euro ogni dodici mesi, a cui aggiungere ogni anno il cinque per cento del fatturato ricavato dai contratti stipulati con gli inserzionisti. Un modo per racimolare nuove risorse per le casse dell’ente ospedaliero, in tempi di spending review e tagli alla spesa, “e di sfruttare delle risorse che finora non erano state utilizzate – spiega il direttore generale, il leghista Alessandro Visconti – Il ricavato sarà destinato al miglioramento dei servizi offerti dall’amministrazione sanitaria ai pazienti”. La convenzione è stata firmata dopo un bando pubblico che ha messo a gara gli spazi degli Istituti clinici di perfezionamento insieme con quelli dell’ospedale Guido Salvini di Garbagnate: “Una procedura aggregata, per risparmiare sui costi di gara” spiega Visconti. CONTINUA A LEGGERE
In Veneto, invece, tira aria di secessione. Anche in ospedale. I moduli per il consenso informato sono scritti in dialetto. Da Oggi Treviso:
Esperimento pilota in Veneto: ai pazienti che si sottopongono ad un intervento di protesi all’anca o al ginocchio viene data la possibilità di sottoscrivere un consenso informato in dialetto. A proporlo è il Policlinico San Marco di Mestre che ha assoldato una scrittrice, Espedita Grandesso, per tradurre dall’italiano in veneziano il testo di quattro pagine, sulla base di un vocabolario della lingua dei Dogi diffuso in laguna nell’Ottocento. CONTINUA A LEGGERE
C’è invece chi preferisce tagliare per far quadrare i conti. In Toscana rinunciano a fax e stampanti. Dal Redattore Sociale:
È tempo di risparmi e anche la sanità toscana si adegua. Via i fax, drastica riduzione delle stampanti, ricette elettroniche, caratteri tipografici meno dispendiosi. È il senso di una delibera approvata dalla giunta, che contiene le linee guida alle aziende sanitarie sulla gestione del processo di stampa e di dematerializzazione. Una serie di regole e comportamenti finalizzati a ridurre il più possibile l’uso della carta, privilegiando sempre e comunque la comunicazione per via elettronica. Prescrizioni inderogabili, da mettere in atto entro 6 mesi dall’approvazione della delibera, riguardano la progressiva dismissione delle stampanti individuali e il passaggio a stampanti multifunzione; e la totale esclusione del fax: le comunicazioni fra aziende e pubbliche amministrazioni dovranno avvenire esclusivamente via email o via Pec (posta elettronica certificata), e anche la corrispondenza interna all’azienda, allegati compresi, dovrà avvenire solo tramite posta elettronica e non in formato cartaceo. CONTINUA A LEGGERE
Arriva poi il monitoraggio sulla trasparenza nelle Asl della rete di associazioni Libera, Gruppo Abele, Illuminiamo la salute, Sos Sanità, Tribunale per i diritti del malato, Cittadinanzattiva, che mette la parola fine sulla settimana della sanità italiana. Lo riporta L’Espresso: appena 18 aziende sanitarie locali (il 7,4%) sono risultate in regola con la legge 33 del 2013 sulla trasparenza. Fanalino di coda le regioni meridionali: due terzi delle Asl calabresi non pubblicano le liste d’attesa; in Molise la pubblicità di bandi e concorsi è vicina allo zero; in Abruzzo e Campania è quasi impossibile conoscere i bilanci. La norma, poi, prevede che le Asl organizzino almeno una volta la “giornata della trasparenza”. Quante lo hanno hanno fatto? Solo l’1,65 per cento.