Quei bravi politici

Quei bravi politici

Non bisogna lamentarsi della qualità del ceto politico italiano. È basso qualunquismo. Sono bravi. Anzi bravi bravi. Sono così bravi che permettono alle imprese nelle quali lavorano di aumentare i propri ricavi del 6% circa, rispetto ad imprese simili che non impiegano alcun politico. Non stiamo parlando dei parlamentari, ovvio. Quelli declinano la loro bravura in altri ambiti, visto che di solito non lavorano. Parliamo invece del ceto politico locale, dei politici membri dei consigli e delle giunte locali (comunali, provinciali, regionali), che spesso conservano accanto all’attività politica il proprio lavoro.

Federico Cingano e Paolo Pinotti, autori dell’accurato studio che ci permette finalmente di rivalutare una classe politica ingiustamente bistrattata, mostrano però che non tutti i politici riescono nell’impresa di far crescere l’azienda nella quale lavorano. Solo i politici appartenenti ai partiti di maggioranza sono in grado di farlo. Non stupitevi. Sicuramente, concorderete, sarà perché si tratta di persone “elette”, persone speciali con qualità non comuni: personalità di spicco, lavoratori di grande produttività che, mentre convincono gli elettori a votarli con la brillantezza dei loro argomenti, lavorano indefessamente in azienda portandola a risultati superiori alla media. Sarà sicuramente così, visto che mentre i ricavi delle imprese nelle quali lavorano crescono, anche i loro salari crescono più della media.

Sarà così, certo.

Sarà così anche se Cingano e Pinotti documentano che le imprese nelle quali lavorano non fanno registrare alcun incremento di produttività. Sarà così anche se l’incremento dei ricavi di queste imprese avviene solo sul mercato domestico e mai sui mercati esteri. Sarà così anche se, tra le imprese che impiegano politici di maggioranza, quelle che registrano i maggiori incrementi dei ricavi sono quelle che forniscono beni e servizi alla pubblica amministrazione. Sarà così anche se tutto ciò avviene soprattutto nelle aree nelle quali la spesa pubblica è più elevata e nelle aree storicamente più esposte alla corruzione. Sarà sicuramente così. Non stanno dirottando commesse pubbliche verso le imprese nelle quali lavorano, i nostri cari politici locali, no. Anche perché, se lo facessero, questo ridurrebbe la fornitura di beni e servizi pubblici del 20% circa. E questo non lo farebbero mai. Perché sono bravi.

Per approfondire: Federico Cingano e Paolo Pinotti, (2013), Politicians at work: the private returns and social costs of political connections, Journal of the European Economic Association, 11(2):433-465.

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