L’Est «completamente ripulito»
Il ministro della difesa ucraino, Mykhailo Koval, ha detto questa mattina che le forze armate continueranno a portare avanti l’offensiva contro i ribelli separatisti filo-russi nell’est del Paese, «finché la pace e l’ordine non saranno stati ristabiliti». L’annuncio il giorno dopo l’abbattimento di un elicottero da parte dei ribelli filo-russi, che ha causato la morte di 14 soldati pro-Kiev, tra cui un generale. Secondo il ministro della difesa l’esercito ucraino «ha completamente ripulito dai ribelli parte dell’est del Paese».
I cieli di Sloviansk sono stati ieri epicentro degli scontri.La città, a 160 chilometri dal confine russo, è teatro degli scontri più duri insieme a Donetsk. Il primo ministro ad interim Turchinov ha riferito in parlamento che i filo-russi avrebbero colpito il mezzo con missili contraereo.
Osce: persi i contatti con altri quattro osservatori
L’Osce non conferma il rilascio dei suoi osservatori a Donetsk. E ora ne mancano all’appello altri nella regione di Luhansk. Agli osservatori dell’Osce fermati nell’Est del Paese lunedì scorso mentre si riaccendevano i combattimenti tra le forze ribelli e le armate pro-Kiev, si aggiungono cinque nuovi dispersi. Quattro di loro membri dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, nella squadra speciale di monitoraggio a Severodonetsk, più l’interprete ucraino.
«Chiariremo chi sono e li rilasceremo», dichiarava nei giorni scorsi l’auto-proclamato sindaco di Sloviansk Vyacheslav Ponomaryov sui primi osservatori scomparsi.
Ponomaryov aveva spiegato che il team internazionale, detenuto nel villaggio di Makeyevka, avrebbe deciso di muoversi verso un’area controllata dai separatisti nonostante fossero stati avvertiti di non spostarsi.
Donetsk resta sotto assedio sorvolata dai caccia militari, mentre riprendono gli scontri tra l’esercito ucraino e i separatisti filo-russi. Una città sospesa, dopo che l’autoproclamata Repubblica popolare ha imposto il coprifuoco dalle 20 alle 6 del mattino. Non si placano nell’Est dell’Ucraina i violenti scontri che hanno seguito le elezioni, finiti in un bagno di sangue martedì. Secondo i ribelli sarebbero già almeno 100 i morti per riottenere il controllo sull’aeroporto di Donetsk. La città resta al cuore del conflitto tra barricate e colpi di mitragliatrice. Il presidente Poroshenko, in un’intervista alla Bild tedesca, parla di una regione in stato di guerra e dà avvio all’operazione antiterrorismo. «L’Ucraina orientale è in stato di guerra. La Crimea è stata occupata dalla Russia e c’è grande instabilità. Dobbiamo reagire».
Poroshenko sarebbe inoltre pronto a firmare la parte economica dell’accordo di associazione con l’Ue subito dopo il suo insediamento: «La firma e l’attuazione dell’accordo, che è di fatto parte del piano di modernizzazione dell’Ucraina, contribuirà a perseguire le misure anti corruzione e a realizzare un pacchetto di riforme in un periodo di tempo molto breve».
Obama: massimo sostegno a Poroshenko
Sul fronte internazionale il presidente Obama ha espresso massimo sostegno al neo-eletto Poroshenko, ma scongiura ogni possibile ritorno alla guerra fredda e all’interventismo americano. Durante il suo discorso alla Accademia militare di West point, il presidente Usa propone una nuova dottrina di politica estera, basata su soft power, aiuti finanziari e azioni di concerto, «insieme agli alleati e alla comunità internazionale che hanno dato al popolo ucraino la possibilità di votare e scegliere il loro futuro». Secondo il quotidiano Kommersant un incontro tra il presidente Usa e l’omologo ucraino è previsto per il 3 giugno a Varsavia.
Pieno appoggio alla linea di Obama dall’altra parte dell’Oceano. I 28 capi di Stato e di governo europei, riuniti a Bruxelles in un vertice informale, danno un messaggio chiaro a Putin in una dichiarazione congiunta: «La Russia cooperi con il nuovo e legittimo presidente ucraino, prosegua nel ritiro delle sue forze armate dai confini e usi la sua influenza sui separatisti per arrivare a una de-escalation della situazione nella parte orientale del Paese».
Critiche sull’uso della forza nell’Est ucraino arrivano anche dal Cremlino. Il consigliere diplomatico presidenziale Iuri Ushakov parla di un «vicolo cieco» a cui si arriverebbe con l’uso della forza, dopo il quale «sarà sempre più problematico organizzare il dialogo tra Kiev e le regioni separatiste».
Il presidente russo Vladimir Putin incontrerà il francese François Hollande il prossimo 5 giugno all’Eliseo. Si tratta del primo colloquio con un capo di Stato occidentale dopo l’annessione della Crimea il marzo scorso, a cui potrebbe partecipare lo stesso neo-presidente ucraino Poroshenko.
Le barricate di Maidan a Kiev (Getty Images/Sergei Gapon)
Nella piazza centrale di Kiev invece il nuovo sindaco Klitscho tenta la normalizzazione, chiedendo ai manifestanti di levare le tende dopo sei mesi di proteste ininterrotte. Gli attivisti che presidiano la piazza centrale, simbolo della protesta filoeuropeista scoppiata a novembre – quando Ianukovich rifiutò di firmare l’accordo di associazione con l’Ue -, non hanno alcuna intenzione di andarsene. La rimozione delle barricate del movimento di protesta, iniziata dagli addetti del Comune, ha interessato solo le aree marginali dell’accampamento.
Le proteste intanto prendono nuove forme. Circa 300 minatori sono arrivati in corteo a piazza Lenin, a Donetsk. Si tratterebbe di un’agitazione sindacale, anche se altre fonti ipotizzano motivazioni politiche – alcune frange dei lavoratori del settore sono considerate simpatizzanti dell’oligarca Rinat Akhmetov. I minatori smentiscono chi li voleva schierati con Kiev: lo scopo della manifestazione è quello di condannare «la punitiva operazione militare delle forze ucraine».
Le salme di Rocchelli e Mironov a Kiev
Secondo fonti diplomatiche, le salme del fotoreporter italiano Andy Rocchelli e dell’interprete Andrei Mironov, uccisi sabato scorso nei pressi di Slaviansk (Est Ucraina), sarebbero arrivate a Kiev nella notte per il riconoscimento. Il trasferimento in Italia è avvenuto mercoledì pomeriggio su volo di Stato. Liberato invece il sacerdote polacco Pawel Witek, di cui si erano perse le tracce. Secondo il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski il rapimento sarebbe avvenuto da parte dei separatisti filorussi che hanno preso il controllo della città ucraina di Donetsk. Lo ha reso noto un portavoce del ministero degli Affari esteri di Varsavia.