7 band alternative brasiliane

7 band alternative brasiliane

A volte ci vuole un Mondiale per costringerti a interessarti a una nazione che ti hanno malauguratamente insegnato a liquidare come “terzo mondo”. A volte quel Mondiale deve lasciarti senza una squadra da tifare, con un eccesso di tempo libero e i giornali che continuano a parlare di quel paese. Alla fine, dopo aver letto tutto lo scibile sulle polemiche arbitrali, sugli scontri a São Paulo e sui terreni di gioco che si sfaldano, una domanda ha cominciato a farsi largo: ma esiste una scena alternative in Brasile?

La possibilità che, a parte eccezioni come i Sepultura, i Ratos de Porão e le CSS, in una nazione di 201 milioni di persone esistessero anche band interessanti, curiosamente, non ci aveva mai nemmeno sfiorato l’anticamera del cervello. Colpa di quello stereotipo lì, quello del “terzo mondo”, della samba, delle favelas, della Seleção e del Cristo Redentore. Come a dire: nel nostro ristretto archivio mentale, lo scaffale del Brasile è troppo pieno di particolarità per immaginare che possa ospitare anche un po’ di pregevole rock’n’roll.

E invece.

E invece, a sorpresa, il Brasile è uno scrigno di gemme variegate e di pregiatissima fattura. Si trova un po’ di tutto, dal rock psichedelico, al folk-alternative, al math-rock, al punk, all’hardcore e via dicendo. Pensavamo di cavarcela con poco, convinti che con un paio di sere a sfruculiare siti indipendenti avremmo esaurito tutto quello che la quinta nazione più grande del mondo aveva da offrire. In realtà, la scena underground brasiliana è un pozzo senza fondo, in cui i tesori più ricchi sono quelli più nascosti.

E allora, siccome la nostra missione è quella di sottrarre le rare perle musicali al paludoso, mefitico fondale dell’oblio commerciale, abbiamo passato notti insonni, ci siamo sfondati i timpani, e alla fine, abbiamo scelto 7 artisti che meritano di superare i confini della Terra Brasilis per essere accolti dalle orecchie di tutto il mondo.

FireFriend

Quando abbiamo cominciato la ricerca, segretamente speravamo di trovare una band che riuscisse a mescolare la musica che piace a noi con le influenze che solo il Brasile può fornire, senza che venisse fuori un pastrocchione immangiabile. Per fortuna, abbiamo subito trovato i FireFriend, un quintetto nato nel 2006 a São Paulo e già deciso a conquistare le difficili coste degli Stati Uniti. L’ultimo disco della band, Witch Tales, è uscito nell’estate del 2013 negli Stati Uniti, e ha subito cominciato a prendere tutti a ceffoni. La cosa bella è che non si tratta di un disco piacione, non è stato studiato a tavolino per infinocchiare gli americani, è piuttosto un meraviglioso caleidoscopio di influenze. I FireFriend non si fanno problemi a mescolare rock, jazz, percussioni latinoamericane, chitarre slabbrate ed effetti psichedelici. E il risultato è un disco insperatamente valido, che consegna i FireFriend alle mensole più alte e intoccabili della nostra discografia personale.

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Jennifer Lo-Fi

Non dovremmo più stupirci di trovare valide band math-rock in ogni angolo di questo mondo. Lo sappiamo, ormai questo genere sta conquistando ogni tipo di nicchia musicale, ed è pure diventato piuttosto di moda tra chi già si è annoiato dell’indie e ancora non trova il coraggio di assaggiare il post-hardcore. Eppure, quando ci imbattiamo nei Jennifer Lo-Fi cadiamo lo stesso dalla sedia. Un po’ perché sono davvero in gamba, e nonostante la giovane età suonano come una band navigata; e un po’ perché ci ricordano da vicino band come i TTNG e i The Cabs. In rete, sui JLF si trova poco, per ora sappiamo solamente che vengono da São Paulo, che hanno da poco pubblicato un nuovo EP e che, una volta tanto, ai fraseggi math sanno abbinare influenze indie e post-hc, linee melodiche contagiose e, soprattutto, scrivere belle canzoni.

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Far From Alaska

Poi, arrivati intorno alla cinquantina di gruppi ascoltati, ci siamo accorti di una cosa: per qualche ignota ragione, quasi tutte le band valide brasiliane sono composte da donne, o come minimo hanno una donna leader. Questo vale a prescindere dai generi. Prendiamo i Far From Alaska, per dire, quintetto alt-rock proveniente da Natal, Rio Grande, e composto da musicisti cresciuti negli anfratti più fertili dell’underground brasiliano. Fanno quel tipo di rock che flirta costantemente con lo stoner, ma a rendere il tutto più convincente è la voce di Emmily Barreto, che da sola basterebbe a spedire Courtney Love, Brody Dalle e compagnia bella in un buco profondissimo. Thievery, uscito nel 2014, è il loro primo album, ed è forse la vera perla di questa lista.

 https://www.youtube.com/embed/J1x890Fmqkc/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

Rocha

“Siamo di Rio Janeiro e facciamo heavy metal”. Non c’è modo migliore di definire questo quartetto schiacciasassi se non riprendendo il motto con cui si presentano. Due brevi dischi rilasciati in due anni (l’ultimo è del dicembre scorso) e facilmente recuperabili su Bandcamp, i Rocha non rappresentano nulla di nuovo in fatto di suoni o scelte stilistiche nel panorama della musica pesa, ma la loro marcia in più è la sincerità con cui ti sputano in faccia una realtà violenta fatta di favelas, malessere e aggressività. In un paese che si racconta con i culi al vento del carnevale, è bello che ci siano ancora band così: con tanta voglia di picchiarsi il pugno sul palmo per caricarsi, prima di far deflagrare grida, chitarroni, lacrime e sangue.

Nana Rizinni

È impossibile non appassionarsi a priori quando scopri che c’è una tizia, polistrumentista brasiliana che non hai mai sentito nominare, pronta a fare armi e bagagli e pigliare un volo da São Paulo per andare dritta a Chicago a registrare il nuovo disco con Steve Albini. Poi l’album esce e ha un titolo, che ok, c’entra con il suo nome, ma suona comunque splendido: La Na Nana. La musica è fresca, sbarazzina e allegrotta. Meno derivativa e più personale rispetto al precedente I Said del 2011. Si sente maggiormente l’influenza delle sue radici e al terzo disco, questa ragazzotta ha le carte in regola per essere tra i portabandiera della nuova musica alternativa carioca.

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Holger

Altra band di São Paulo, perno su cui ruota il mondo musicale alternative brasiliano. Grazie al disco d’esordio Sunga, questo quintetto si è procurato attenzioni e lusinghe da “NPR” e “Paste”. A fine 2012 ha fatto il bis con Ilhabela, un album che parte da rimandi al più classico indie americano e si incanala lungo quel percorso fatto di chitarrini, ritmiche upbeat e melodie danzerecce che tanto vanno di moda ora. Non fanno strappare le mutande gridando al miracolo, ma sono una piacevole colonna sonora per quelle giornate estive in cui l’afa ti prende alla gola e non ti senti in colpa a ordinare un cocktail con frutta esotica.

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Anti-Corpos

“Anti-Corpos é uma banda lésbica feminista de hardcore”. Voilà, più diretto di così è impossibile. Il quartetto di São Paulo (tanto per cambiare) è una delle stelle più luminose di una nuova scena internazionale che per filosofia D.Y.I., numero di fanzine prodotte e sventagliata di band femminili dal grido facile (dalle olandesi Landverraad alle svedesi Contorture, per fare due nomi) ricorda molto il movimento riot grrrls degli anni che furono. L’ultimo disco delle Anti-Corpos, Contra Ataque, è stato distribuito anche alle nostre latitudini ed è un concentrato di sana velocità e violenza.

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