Arrivano gli accordi prematrimoniali sui social network

Arrivano gli accordi prematrimoniali sui social network

Facebook può dividere ciò che dio ha unito. Una foto in costume postata sul proprio diario può generare un profluvio di like tra gli amici, ma non avere lo stesso effetto sulla moglie o il marito. Così pure in Italia sempre più coppie decidono di stipulare accordi prematrimoniali sull’uso dei social durante e dopo il matrimonio. «Anche se da noi questo tipo di accordi non è vincolante», spiega l’avvocato Lorenzo Puglisi, presidente dell’associazione Familylegal, «due coppie su tre fra quelle che chiedono una consulenza prematrimoniale si informano sulla possibilità di far rispettare al coniuge clausole in modo da impedire pubblicazioni di foto o la divulgazione di informazioni private della coppia sui social».

L’elenco di coppie più o meno celebri che a colpi di tweet e post sono state scoperte, si sono dichiarate amore eterno, tradite o lasciate è molto lungo. Da Mario Balotelli che, dopo aver annunciato su Twitter la propria felicità per aver riconosciuto la figlia Pia, sullo stesso social ha postato le foto dell’anello di fidanzamento regalato alla futura moglie Fanny Neguesha, fino alla storia più social di tutte che ha coinvolto il calciatore Maxi Lopez, l’ex moglie Wanda Nara e il nuovo marito di lei nonché (ex) amico di Lopez Mauro Icardi. Nel tritacarne dei social sono finite anche le immagini dei figli di Maxi Lopez e Wanda Nara in compagnia di Icardi, così l’attaccante della Sampdoria è ricorso alla denuncia civile (oltre che penale) contro l’ex moglie per aver violato 29 volte l’accordo di riservatezza che la obbligava a non diffondere foto dei figli sui social network e a non parlare del divorzio. La pena richiesta per ogni infrazione è di 50mila dollari, quindi il risarcimento totale supererebbe 1,4 milioni di dollari.

Cifre impensabili per molti italiani, ma anche da noi ora «inizia a farsi concreta l’idea di stipulare accordi prematrimoniali riguardanti i social e le conseguenze spesso “nefaste” che producono», continua Puglisi. Per il 25% delle coppie italiane tra i 25 e i 40 anni, Twitter ma soprattutto Facebook rappresentano in effetti una delle cause principali di separazione: sui social si conoscono altri persone, si chatta, si flirta, si postano foto condivise che fanno venire a galla tradimenti. «Possiamo parlare di flirtaggio mediatico», spiega l’avvocato Puglisi, «e ci sono software, i cosiddetti keylogger, attraverso i quali il coniuge può scoprire cosa digita l’altro in chat davanti allo schermo». Secondo i dati raccolti da Familylegal, il 70% dei tradimenti nasce proprio sul Web e ben due coppie su tre dichiarano di aver litigato per incomprensioni causate dai propri profili online. Così se per molti l’amore è sbocciato attraverso schermo di un computer, su quello stesso schermo può anche finire.

«I social network hanno assunto un peso fondamentale nelle relazioni di coppia», racconta Lorenzo Puglisi, «ecco perché ora c’è l’esigenza di regolarli con accordi prematrimoniali». Le clausole più diffuse rguardano la diffusione di fotografie private o che potrebbero causare imbarazzo, o più in generale si stabilisce cosa è possibile o meno condividere della vita di coppia. «Quello che si vuole tutelare è soprattutto la propria riservatezza. Magari c’è qualcuno che non ha piacere che vengano pubblicate le foto del proprio matrimonio, o le foto in bikini al mare», spiega Puglisi, «per ragioni lavorative se ho dei clienti tra gli amici di Facebook o per non ferire il proprio ex. E in questo caso spesso ci può essere una motivazione occulta, perché magari non si sono proprio rotti i ponti con l’ex».

Ma è bene ricordare che in Italia questo tipo di accordi non ha alcuna valenza giuridica, perché «troverebbero lo scudo l’articolo 2 della Costituzione, che afferma il principio dell’autodeterminazione. Inoltre, non si può disporre di diritti indisponibili, che nascono solo dopo il matrimonio». In caso di violazione, quindi, il giudice non potrà usarli per chiedere un risarcimento o come causa di separazione. Eppure dopo la diffusione di questi “contratti” in altri Paesi europei, dal 2012 in poi si sono diffusi anche in Italia, «usati soprattutto come strumenti per influenzare il giudice in futuro nel momento in cui stabilisce l’ammontare dell’assegno di mantenimento in caso di rottura».

Ma legalmente restano carta straccia. E il nostro Paese rimane uno dei pochi in Europa a non dare valenza agli accordi prematrimoniali. Dalla Francia alla Spagna, invece, prima di dirsi sì per sempre in tanti stipulano accordi soprattutto sull’importo dell’assegno di mantenimento e sulle penali in caso di tradimento. E ora anche sull’uso dei social.

I social media prenup, gli accordi prematrimoniali sull’utilizzo dei social network, arrivano dagli Stati Uniti, dove Facebook e Twitter sono esplosi ben prima che a casa nostra. Inserendo negli accordi una social media clause, l’obiettivo è quello di prevenire i danni “online” ed evitare che i social diventino un’arma per mettere in atto vendette dopo un tradimento o umiliazioni pubbliche. Il pagamento della somma concordata da pagare in caso di violazione si applica su ogni post pubblicato dall’ex sui tutti i social usati, come nel caso della vicenda tra Maxi Lopez e Wanda Nara.

Ma anche nel nostro Paese, dice Puglisi, il fenomeno sta decollando, visto che «si stima che almeno nel 45% dei procedimenti di separazione in atto attualmente i social network abbiano pesantemente influito sulla fine del rapporto. È una materia nebulosa, ancora in fase embrionale, ma sempre più di attualità. Per cui è inevitabile che la questione dei social ricada nella regolamentazione delle separazioni. Come sempre, dovrebbe essere il legislatore a prevedere almeno degli strumenti che nei limiti del nostro sistema giuridico possano garantire maggiore tutela al coniuge». Anche online.

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