Caro direttore, dallo streaming solo pseudotrasparenza

Caro direttore, dallo streaming solo pseudotrasparenza

Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.

Lo streaming regala solo pseudotrasparenza
Ho molti dubbi che le cosiddette dirette streaming siano un vantaggio per la vita democratica. La trasmissione in diretta dei confronti, infatti, spinge allo scontro perché è comunque una forma di spettacolo dove il duello verbale — meglio se rissoso — ha più audience di una paziente — e mediaticamente noiosa — ricerca di accordo. Le mediazioni richiedono tempi più lunghi di quelli televisivi e ragionamenti più faticosi di una battuta ad effetto. Inoltre, la contrapposizione urlata rinforza l’identità di gruppo, mentre la disponibilità all’ascolto rischia di essere fraintesa come cedimento. Non a caso, infatti, dopo uno streaming ci si chiede «chi ha vinto», più che «cosa hanno deciso». Si crea un specie di effetto placebo della democrazia «immediata» del web, a discapito della democrazia «mediata» e meditata. Forse esagero ma ho l’impressione che lo streaming stia diventando una cortina di pseudo-trasparenza, che in realtà nasconde il progressivo restringimento dell’esercizio effettivo della partecipazione, con il potere sempre più concentrato in capi carismatici, guru del web ed esperti della comunicazione.

Massimo Lagonetto, Roma, la Repubblica, 27 giugno

L’involontaria ironia di un cartello stradale
Tratto urbano della A24 per entrare a Roma un cartello stradale recita così: “Per Togliatti tenere la destra”. Che ne dite: non è il massimo della sintesi della nostra politica?

Sebastiano Sanguigni,[email protected]la Repubblica, 27 giugno

Se pagassero subito il Tfr darei lavoro a un po’ di persone
Dall’1 settembre sarò un pensionato, non baby, con 42 anni e 8 mesi di contributi. Ho accettato, di buon grado, due anni in più di lavoro. “Se dobbiamo salvare l’Italia, si fa”, mi sono detto. Quello che non accetto è che la liquidazione mi venga corrisposta fra due anni. Con parte del denaro avrei fatto dei lavori in casa, cambiato la cucina e distribuito a persone che hanno bisogno di lavorare un po’ di opportunità. E l’Erario avrebbe incassato l’Iva.

Luigino Bravin, [email protected]Corriere della Sera, 27 giugno

Calamandrei e la responsabilità civile dei magistrati
A proposito di responsabilità civile dei magistrati. “C’è sulla piazza un impiccato, condannato a morte dal giudice. La sentenza è stata eseguita, ma la sentenza era ingiusta: l’impiccato era innocente. Chi è responsabile di aver assassinato quell’innocente? Il legislatore che nella sua legge ha stabilito la pena di morte o il giudice che l’ha applicata in concreto?”. Sono domande che si poteva Piero Calamandrei. Ipse dixit.

Giuliano Cazzola, Il Foglio, 27 giugno

Marche da bollo ancora più costose e giustizia per ricchi
Passata la sbornia della mancia elettorale, ecco una sorpresa per tutti coloro che hanno a che fare con il sistema giudiziario. Il governo ha infatti deciso l’ennesimo aumento delle marche da bollo, che obbligatoriamente debbono accompagnare qualsiasi atto o documento destinato o proveniente dagli uffici giudiziari. In pratica, se un cittadino ha intenzione di intentare una causa per il riconoscimento di un proprio diritto oppure ha necessità del testo di una sentenza che lo riguarda, deve anticipare diverse decine di euro nelle casse dello Stato. Significa che molte persone, dato anche il periodo di crisi che sta mettendo in seria difficoltà i redditi, finisce per rinunciare anche a far valere le proprie ragioni. In sostanza, una giustizia che giorno dopo giorno sta diventando una giustizia solo per ricchi.

Guglielmo Papa, Il Fatto quotidiano, 27 giugno

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