Cominciano oggi gli esami di maturità nelle aule semi deserte di tutta Italia. Tra qualche giorno, quando anche gli ultimi studenti potranno godersi le meritate vacanze, i portoni delle nostre scuole verranno chiusi definitivamente in vista della lunga pausa estiva. Non proprio tutti, in verità. Da qualche anno, qualcuno sembra avere interrotto questa “tradizione”. Associazioni di volontariato e Onlus composte da insegnanti, genitori, amici e finanche nonni, sono intenzionate a rivoluzionare il concetto di scuola per come lo conosciamo oggi: non più solo trasmissione del sapere, ma anche incontro di generazioni, linguaggi e culture differenti. A raccontarlo è Stefano Boeri, architetto ed ex assessore al comune di Milano: «Le nostra scuola pubblica», dice Boeri, «è spesso trascurata dalla politica e nasconde al proprio interno una vita e una serie di attività anche oltre l’orario scolastico, grazie a forme di volontariato e di auto-organizzazione». Le chiamano “scuole aperte”, e lo sono davvero: il pomeriggio, il sabato mattina, e anche d’estate. Aperte a tutti, a studenti, genitori, vicini di casa e, perché no, agli insegnanti. Le attività sono le più diverse: convegni, lezioni, incontri culturali, cineforum, corsi di yoga ecc.
«Aprire la scuola significa rinnovare i legami tra i singoli quartieri e l’istituzione scolastica», ha detto Roberto Reggi, sottosegretario del Miur, durante l’incontro del 16 giugno promosso dal magazine Vita e dal ministero dell’Istruzione, università e ricerca, in collaborazione con il comune di Milano, per raccontare tutte le realtà di scuola aperta che, in maniera disordinata e spontanea, sono nate nel tempo lungo lo Stivale. «Si tratta di un nuovo patto tra studenti, insegnanti e famiglie», ha precisato. Riccardo Bonacina, presidente di Vita, spiega: «Quello delle scuole aperte è un fenomeno che abbiamo notato un paio di anni fa. Crediamo si possa partire dalle singole esperienze di scuole aperte per costruire una rete e fare sistema». Il progetto di Boeri, di Vita e del Miur, è la creazione di un vero e proprio osservatorio: un forum nazionale delle scuole aperte che vedrà la luce a Firenze il prossimo ottobre.
Una delle esperienze di scuola aperta meglio riuscita è quella dell’istituto comprensivo Luigi Cadorna di Milano, diretto da Giovanni Del Bene, che spiega: «Quando siamo partiti non eravamo a conoscenza di altre realtà come la nostra. Già dal 2008 abbiamo costruito la prima associazione dei genitori legalmente riconosciuta. Volevamo risolvere il problema dell’integrazione proponendo, ad esempio, delle lezioni di italiano per le mamme straniere durante le ore pomeridiane, con l’aiuto di una pedagogista che tenesse i bambini durante le lezioni. Il progetto si è poi molto allargato e abbiamo lavorato sul territorio coinvolgendo il comune, le associazioni di volontariato e quelle culturali, al fine di sfruttare l’edificio a pieno ritmo».
L’istituto Cadorna, che comprende formazione primaria, secondaria e anche materna, è oggi un esempio per altre simili realtà: fino alle 18, la scuola gestisce le attività extracurriculari grazie a convenzioni tra scuola e associazioni sportive. Compito della scuola occuparsi della sorveglianza e delle pulizie. «Un corso di yoga costa alla famiglia la sola cifra di 150 euro l’anno», dice Del Bene, «e i genitori sono tranquilli perché i loro ragazzi sono in una struttura sicura». Dopo le sei di sera, poi, i locali vengono puliti e lasciati alle associazioni culturali o sportive che hanno avuto il benestare del consiglio di istituto e del comune. Sono le stesse associazioni a occuparsi della sicurezza e della pulizia: il dirigente scolastico è destituito da ogni sorta di responsabilità in quanto l’edificio è di proprietà del comune. Ma le attività dell’istituto Cadorna non finiscono qui: grazie a una convenzione con Coldiretti, la Confederazione nazionale coltivatori diretti, una volta alla settimana, dalle otto del mattino fino all’una, viene allestito nel cortile della scuola un mercato a chilometro zero dove tutto il quartiere può fare la spesa. Del Bene racconta come la scuola da queste attività alla fine ci guadagni, «perché l’associazione ha talmente tanti iscritti che, una volta pagati gli esperti, riesce a recuperare decine di migliaia di euro», soldi che a giugno, trattandosi di una onlus, sono però rimessi nel circuito scolastico.
Cadorna non è l’unico esempio di scuola aperta di successo. Donatella Boschi, presidente dell’associazione genitori “Manzoni People”, racconta l’esperienza della scuola Manzoni di Torino: «Inizialmente noi genitori siamo intervenuti perché eravamo di fronte a un grosso problema di integrazione tra le famiglie, a causa dell’alta percentuale di stranieri. Abbiamo quindi iniziato a collaborare con la scuola facendo delle feste in cortile aperte a tutto il quartiere. E in un secondo momento abbiamo deciso di migliorare anche il decoro dell’edificio, imbiancando tutte e trentasei le aule. Col tempo le iscrizioni sono decollate e oggi la nostra scuola ha addirittura liste di attesa».
Manzoni people, nata sei anni fa come associazione di volontariato e oggi Onlus, non si è ancora fermata: grazie all’appoggio di altre associazioni non profit come l’Asai, Associazione animazione interculturale, è stata firmata una convenzione con la scuola perché la biblioteca fosse aperta al quartiere ed entrasse così nel circuito delle biblioteche civiche. I locali delle biblioteche sono ad oggi dei veri e propri centri di aggregazione.
I problemi però esistono, e sono di carattere istituzionale e legale. Dice Donatella Boschi: «La preoccupazione è capire come i genitori possano avere in mano le chiavi della scuola legalmente, senza esporre loro stessi o il dirigente scolastico a eventuali rischi». Altri dubbi sono poi la responsabilità della pulizia dei locali e l’apertura dei cancelli, in quanto i custodi hanno degli orari precisi e non possono essere sempre reperibili. Anche per rispondere a queste criticità è nato nel comune di Milano il primo “Ufficio scuole aperte”, coordinato proprio da Giovanni Del Bene, che spiega: «Il nostro impegno è realizzare per la città di Milano un protocollo di funzionamento gestibile dall’ufficio e disporre di consulenza legale e organizzativa per genitori e i presidenti delle associazioni».
Il 10 luglio ci sarà l’incontro tra i direttori dei vari assessorati e da settembre l’ufficio funzionerà a pieno regime. Gli addetti del settore si auspicano che questo possa avvenire anche in altre città e comuni d’Italia: per essere una scuola aperta non basta mettere a disposizione il patrimonio immobiliare, servono le idee giuste e l’aiuto di tutti.