L’idea è dell’artista olandese Daan Roosegaarde, che vive a Pechino e si deve scontrare tutti i giorni con lo smog, uno dei problemi più gravi della città. Con una tecnologia che si serve dell’elettricità statica per attirare l’inquinamento, l’artista pensa di ripulire un cubo d’aria di 40 metri per 40 sopra un parco cittadino e farne anelli con pietre (non preziose). Il congegno è quello che si usa per filtrare l’aria degli ospedali: in questo caso se ne creerebbe una versione modulare da installare nel parco.
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Risucchiare l’inquinamento, spiega qui Roosegaarde, e averlo in mano pochi minuti dopo «è un processo strano: sembra una polvere nera, mistica. Ma la cosa più scioccante è che, di solito, una cosa del genere la respireresti».
Il progetto di ricavare oggetti dalla polvere di smog è anche un modo per sensibilizzare le persone. Non una soluzione per il problema di Pechino, «ma in questo modo si potrà cogliere la differenza tra aria pulita e aria inquinata: questo porterà a un’evoluzione dei dispositivi. Sarà la prima pietra di una grande evoluzione». E speriamo davvero.