Cose che impariamo, guardando #Brasile2014 (pt. III)

Cose che impariamo, guardando #Brasile2014 (pt. III)

1. Non ci sono più le squadre materasso di una volta. A parte Honduras e Camerun (beato chi le incontra), in questo Mondiale è dura per tutti. L’Italia le ha buscate dal Costarica (che ora ha un motivo in più per essere il Paese più felice del mondo, almeno secondo le statistiche), l’Algeria ha rifilato 4 schiaffi alla Corea del Sud (e quando la Corea perde noi italiani in fondo un po’ si è contenti, dai), l’Ecuador lotta per il secondo posto dietro la Francia. E l’Iran si è piegato all’Argentina solo al 91′.

2. A proposito: avete visto il gran gol di Messi? Probabile che entri della top 5 di Brasile 2014. Al momento, è il più bello di tutti. Chissà che la “Pulce” non sia messa in testa la pazza idea di vincere il Mondiale in casa degli odiatissimi brasiliani. Anche Maradona, di cui Messi è considerato erede, ci spera: nel frattempo, va in giro per le tv facendo il dito medio al presidente della Federcalcio argentina Julio Grondona, ma questa è un’altra storia…

3. Miro Klose è vivo e segna insieme a noi. Il tedesco contro il Ghana è entrato e ha toccato il suo primo pallone in porta. Non male, per uno che ha 36 anni. Occhio però, perché il centravanti della Lazio è il classico giocatore abbonato al gol. In 4 Mondiali ne ha segnati 15, eguagliando il record di Ronaldo del capocannoniere assoluto di tutti le coppe del mondo. A diiferenza del “Fenomeno”, Klose oggi può ancora permettersi il lusso di fare capriole.

4. Mondiale americano, goleador europei. Si gioca nell’emisfero australe, ma per il momento i cannonieri sono per la maggior parte di quello boreale. In barba a chi pensa che nella parte sud del mondo quelli del nord non hanno mai fortuna, quando si tratta di Mondiali. 

5. Mondiale americano, big americane. No, non ci stiamo contraddicendo ripsetto a prima. Se guardiamo le 6 squadre qualificate già agli ottavi, 4 sono centro-sudamericane: Cile, Colombia, Costarica, Argentina.  

6. Un tempo gli allenatori italiani erano i migliori. Poi sono arrivati i Mondiali del 2014 e ci siamo dovuti (per ora) ricredere. Zaccheroni con il suo Giappone ha un piede sull’aereo per Tokyo. Capello con la Russia ha gli stessi punti del collega romagnolo, ma si consola essendo il ct più pagato della Coppa con 8 milioni di euro all’anno. E poi l’ex ct dell’Inghilterra è uno che non si altra mai in panchina (vedi video qui sotto). Dopo la sconfitta con i Diavoli Rossi, ora rischia l’eliminazione. Per non parlare di Prandelli, che con l’Uruguay sta per varare la terza diversa Italia in altrettante gare. Mah.

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7. L’Europa multiculturale funziona! Gioiscano i fautori del melting pot continentale, ma non lo facciano sapere a Farage. Già, le nazionali di immigrati e oriundi per il momento stanno facendo benissimo. Basti guardare soprattutto il Belgio, che unsice i nati in Patria con i discendenti dalle vecchie colonie. E poi c’è la cara vecchia Francia, che da multiculturale ha vinto un Mondiale e un Europeo e che ora si è già qualficata agli ottavi di finale. Meno bene sta andando la Svizzera dei rifugiato kosovari, mentre oltreoceano c’è un melting pot consolidato che sta trovando grande fortuna: gli Usa.

8. Gli Usa hanno imparato a giocare al football vero ( cioè quello con i piedi). Solidi, veloci, tecnicamente abili. Sono finiti i tempi in cui gli Usa andavano ai Mondiali tra le risatine e i colpetti di gomito ironici (ai quali contribuivi e di molto la capigliatura di Alexi Lalas). Ora i ragazzi di Klinsmann (uno che di Mondiali vinti se ne intende) sono vicini alla qualificazione. Altro che soccer: this is football.

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