Viva la FifaEliminata ma sempre ricca: l’Italia salva il portafogli

Eliminata ma sempre ricca: l’Italia salva il portafogli

Nelle giorni della rabbia e dell’indignazione post-eliminazione dai Mondiali, possiamo consolarci (oltre che per la doppietta di James Rodriguez che ha spedito a casa l’Uruguay) pensando che la Nazionale italiana di calcio anche quest’anno si metterà in tasca 71,5 milioni di euro. Insomma, il concetto è questo: ci hanno battuto, ci hanno preso a morsi, il sistema si è (ri)scoperto in crisi, ma almeno il portafoglio azzurro non è sbiadito. Ecco perché la spedizione brasiliana ci è costata 4,7 milioni di euro: l’Italia se l’è potuta permettere, senza nessun danno ai contribuenti (vedi la polemica di Prandelli subito dopo l’eliminazione).

Ma polemiche a parte, c’è un aspetto importante che emerge: il risultato del Mondiale non sempre sposta in maniera pesante l’ago della bilancia economica. Sia le nazionali che le stelle mantengono il proprio valore, a prescindere dai risultati ottenuti in Coppa. A meno che non mordi un avversario per la terza volta e il tuo sponsor valuti di tagliarti il contratto da 1,2 milioni di euro all’anno.

I premi Fifa sono solo le briciole

Poco prima dell’inizio del Mondiale, su Linkiesta vi avevamo dato conto della tabella dei premi che le federazioni presenti in Brasile avrebbero intascato giocando la Coppa, a dimostrazione del fatto che le nazionali di calcio stanno diventando sempre più delle potenze economiche. Riassumendo, ogni rappresentativa percepirà 1,5 milioni di dollari, per il solo fatto di essersi qualificati al torneo di calcio più importante di tutti. Ogni squadra giocherà poi almeno tre partite nel girone di qualificazione. Per queste, le federazioni intascheranno 8 milioni di dollari: 2,6 milioni a partita. Soldi intascati dall’Italia, che però ha perso un assegno di 9 milioni di dollari (circa 6 milioni di euro) per non essere rimasta in Brasile a giocarsi gli ottavi contro la Grecia (mordetevi pure le mani).

Eppure, nonostante il mesto ritorno in Patria, la Nazionale incassa soldi. Gli sponsor, in questo momento di delicato passaggio, non sembrano affatto intenzionati ad abbandonarla. Anzi. Prendete la Puma, casa tedesca che veste la nostra nazionale dagli Europei del 2004. Prima di partire per il Portogallo, la Federazione si vide proposto un contratto da 7,5 milioni all’anno fino al 2014. Un investimento a lungo termine che ha avuto i suoi benefici certo per l’immagine dell’azienda – l’Italia ha vinto con Puma i Mondiali 2006 ed è attualmente vicecampione d’Europa – ma ha soprattutto fatto bene alle casse azzurre: 75 milioni di euro in 10 anni non sono poca cosa.

Conta apparire

Guadagni costanti, dunque, confermati anche nelle altre voci relative agli sponsor. Il bouquet di aziende che rientrano nella galassia azzurra, suddivisi tra vettori ufficiali (Alitalia, Iveco), top sponsor e ufficiali continuano ad investire nella Nazionale. Questo perché la gente continua a vederla in televisione. Nel 2013, secondo i dati di Report Calcio, la semifinale di Confederations Cup tra Italia e Spagna è stato l’evento sportivo più visto sulla Rai, il secondo in assoluto dopo il Festival di Sanremo, con uno share del 47,6%. Un dato che ha reso gli sponsor di cui sopra felicissimi. Perché su 253 ore complessive di visibilità ottenuta durante i match degli Azzurri, 75 sono arrivate durante il torneo brasiliano. Alle quali vanno aggiunte il 44,78% di visibilità per ogni ora di trasmissione dedicata all’Italia.

Alle aziende che investono, questi dati ingolosiscono. Aggiungiamo che in Italia l’interesse per la Nazionale è al 58%, dietro solo alla Spagna con il 65% e il gioco è fatto. Non solo per i diritti tv, aumentati dai 23 milioni di euro del 2012 ai 39 del 2013. I partner commerciali hanno sborsato nell’ultimo triennio 130 milioni di euro, sfruttando la visibilità non solo della Confederations, ma anche dell’Europeo e del Mondiale, alzando dunque l’asticella rispetto al triennio precedente a dispetto dei risultati ottenuti dagli Azzurri sul campo. Già, perché tra il 2007 e il 2010 la Nazionale ha raccolto solo delusioni, chiudendo il triste ciclo uscendo dai Mondiali sudafricani al primo turno. Eppure, la Figc si è messa in tasca 116 milioni di euro provenienti da quegli stessi sponsor che hanno confermato la fiducia alla Nazionale. E la sua ricchezza, per un giro d’affari totale di 280 milioni di euro.

Dunque, la Nazionale “tira” economicamente” a prescindere dai risultati sportivi. Ciò che conta e l’esposizione mediatica, il fattore tecnico incide in minima parte. Una questione che, per fare un termine di paragone, riguarda non solo le nazionali, ma anche i singoli. Non deve essere un caso che molti campioni possano permettersi ville e macchinoni non solo grazie allo stipendio dei relativi club, ma anche grazie agli sponsor. Succede così che Cristiano Ronaldo può portarsi a casa 15 milioni di euro all’anno grazie alle aziende che credono nel suo potenziale economico, che è guarda caso il più alto al mondo secondo un recente report di Repucom. Al secondo posto c’è Leo Messi, al terzo Gerard Piquè. Di questi, solo lo spagnolo ha vinto la Coppa del Mondo. Ma come rileva Repucom, «La sua relazione con la star musicale internazionale Shakira ha ulteriormente incrementato la sua notorietà. Oltre il 58% della popolazione globale conosce Piqué, e di questi oltre tre quarti lo apprezza. Nella sua Spagna tale dato supera il 97% della popolazione». 

Tradizione, questa sconosciuta

La visibilità conta anche più della tradizione. Se confrontiamo i ricavi della nazionale italiana con le altre big del calcio mondiale, a farla da padrona è il Brasile, che di Mondiali ne ha vinti 5 (e che sta ospitando però l’edizione 2014, dato da non sottovalutare) e che ha 107 milioni di ricavi commerciali, grazie anche a Neymar. Seconda c’è l’Inghilterra, che l’unico Mondiale l’ha vinto nel 1966 ma incassa 78 milioni di euro dai ricavi commerciale grazie all’esposizione mediatica di alcuni suoi giocatori di club, primo fra tutti Wayne Rooney. Poi c’è la Germania terza con 61 milioni di euro: non vince un trofeo da Euro 1996, ma ha molti uomini immagine distribuiti tra Adidas e Nike come Thomas Muller e Mario Gotze. Al 7° posto la Russia, che non ha mai vinto nulla ma che ha un allenatore famoso come Fabio Capello (pagato 9 milioni di euro all’anno) e che fra 4 anni ospiterà la Coppa del mondo. Garantendosi visibilità, da padrona di casa. 

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