La crisi ucraina potrebbe causare danni importanti all’economia turistica italiana. Negli ultimi anni i russi in arrivo sono aumentati, in controtendenza rispetto alla riduzione della fetta mondiale di incassi da visitatori stranieri destinata all’Italia. La spesa giornaliera di moscoviti e pietroburghesi è molto sopra quella media di tutti i viaggiatori che scelgono il Bel Paese, e perderne una fetta sarebbe particolarmente doloroso per il Pil della Penisola. I primi segnali negativi arrivano dalla regione preferita dai russi, l’Emilia-Romagna: dopo anni di crescita a due cifre negli scorsi mesi il flusso ha rallentato, e chi raggiunge Rimini e dintorni spende meno che in passato.
Il turismo italo-russo è stato al centro di un convegno dell’università Bicocca di Milano, unico ateneo del nostro Paese ad aver attivato programmi di doppia laurea e alta formazione con la Russian International Academy for Tourism di Mosca. All’appuntamento sono stati discussi dati raccolti da Bankitalia e in alcuni casi elaborati dall’Istat. Il primo messaggio che esce dai numeri è semplice: tra 2009 e 2013, in piena crisi, i russi che hanno visitato l’Italia sono aumentati costantemente. Dai 461mila di cinque anni fa si è arrivati a superare il milione; parallelamente sono cresciute le notti trascorse da noi (da tre milioni e mezzo a quasi otto milioni) e la spesa è più che raddoppiata, da 623 milioni a quasi 1.330.
Questo trend positivo si inserisce in un contesto negativo, quello della suddivisione globale delle entrate garantite dai turisti stranieri. Nel 2000 l’Italia ne incassava quasi il 6 per cento; nel 2012 era scesa poco sotto il 4 per cento. Colpa del successo di «nuove destinazioni» e di alcune «debolezze strutturali del settore», dice la relazione di Bankitalia presentata al convegno. Il nostro Paese è comunque tra quelli con i maggiori introiti: per l’esattezza è al sesto posto nel mondo. Se consideriamo che la Russia oscilla tra il quarto e il quinto per spesa dei suoi cittadini all’estero, capiamo quanto è importante per il nostro mercato turistico.
anno | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 |
VIAGGIATORI (migliaia) | 461 | 649 | 793 | 1050 | 1088 |
PERNOTTAMENTI (migliaia) | 3594 | 4296 | 6375 | 7919 | 7827 |
SPESA (milioni) | 623 | 830 | 925 | 1191 | 1328 |
Fonte: Banca d’Italia
Una conferma di questo emerge dalla classifica degli stranieri che pernottano di più in Italia. La vetta è saldamente in mano ai tedeschi, ma tra 2008 e 2013 i russi hanno guadagnato sette posizioni, raggiungendo il 12° posto nella graduatoria generale e la prima tra i Paesi emergenti Bric (di cui fanno parte anche Brasile, India e Cina). Buon per noi, dato che moscoviti e pietroburghesi spendono tanto: nel 2013 hanno tirato fuori 170 euro al giorno, il 65 per cento in più rispetto al turista internazionale “medio” che si gode la Penisola. Tra chi varca la ex cortina di ferro molti sono benestanti, come testimonia la scelta dell’alloggio: oltre il 95 per cento va in albergo, contro il 75 per cento del totale dei visitatori stranieri, e metà prenota in strutture ad almeno quattro stelle (a cui si rivolge circa un terzo di tutti i non italiani in arrivo).
La regione più amata è l’Emilia-Romagna, che nel 2012 ha accolto il 18 per cento dei russi ospitati in esercizi ricettivi. Seguono Veneto (14%), Lombardia (13%), Lazio (11%) e Toscana (10%). Da Rimini e dalla sua riviera arrivano i primi dati preoccupanti sugli effetti della crisi ucraina, che è andata degenerando nel corso del 2014. «Negli ultimi anni da noi il turismo russo è cresciuto a due cifre – dice a Linkiesta l’assessore regionale Maurizio Melucci. – Nel 2013 l’aumento è stato del 18 per cento. La tendenza stava continuando anche quest’anno, ma ha rallentato quando la situazione a Kiev e dintorni si è deteriorata. Da una parte ci sono alcune iniziative del governo di Mosca, che invita a non viaggiare in Europa prospettando possibili rappresaglie. Dall’altra il deprezzamento del rublo fa sì che chi arriva abbia una capacità di spesa inferiore».
Le notti in Italia per provenienza
anno 2008 | migliaia | anno 2013 | migliaia |
GERMANIA | 65878 | GERMANIA | 57207 |
FRANCIA | 30184 | FRANCIA | 31457 |
STATI UNITI | 25823 | STATI UNITI | 30610 |
REGNO UNITO | 24524 | REGNO UNITO | 22038 |
SPAGNA | 16741 | AUSTRIA | 15329 |
PAESI BASSI | 16320 | SPAGNA | 14845 |
AUSTRIA | 15771 | SVIZZERA | 14002 |
SVIZZERA | 14440 | PAESI BASSI | 11938 |
ROMANIA | 11216 | POLONIA | 8656 |
BELGIO | 8308 | BELGIO | 8336 |
UNGHERIA | 7898 | AUSTRALIA | 7853 |
POLONIA | 7813 | RUSSIA | 7827 |
AUSTRALIA | 5722 | CANADA | 6351 |
REPUBBLICA CECA | 5392 | CINA | 5842 |
CANADA | 5153 | ROMANIA | 5007 |
SLOVACCHIA | 4383 | BRASILE | 4689 |
BRASILE | 4069 | REPUBBLICA CECA | 4161 |
GRECIA | 3883 | GIAPPONE | 3474 |
RUSSIA | 3702 | GRECIA | 3450 |
Fonte: elaborazione Istat su dati Bankitalia
A inizio 2014 le presenze salivano a un ritmo di circa il 20 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013; ora l’aumento si è ristretto al 4-5 per cento. «Se le cose in Ucraina miglioreranno, e ovviamente lo speriamo soprattutto per la pace nel continente, possiamo ancora recuperare. Il turismo russo non è solo estivo, funziona anche in periodi non balneari, e non siamo neppure a metà anno». Un’altra vicenda che può far temere sviluppi negativi è quella dell’aeroporto di Rimini, al momento in mano a un curatore fallimentare. «Le difficoltà dello scalo non hanno causato nessun contraccolpo sul mercato russo – assicura l’assessore. – L’impianto è pienamente operativo, e i turisti continuano a usarlo».
Per capire quanto la crisi ucraina colpirà l’intera economia turistica italiana servirà qualche mese, ma la preoccupazione c’è. Durante il convegno alla Bicocca anche il presidente della Camera di Commercio italo-russa ha ricordato le pressioni delle autorità di Mosca per scoraggiare le vacanze in quell’Europa a cui si sono avvicinati i nuovi governanti di Kiev. Quanti lasceranno le coste romagnole per quelle della Crimea? Quanti pensavano di venire da noi e hanno cambiato idea? Interrogativi secondari rispetto a quelli che riguardano le aree in cui si combatte da mesi, ma non irrilevanti per una Repubblica – la nostra – fondata anche sul turismo.