Ventisei su ventotto leader hanno scelto Jean-Claude Juncker. L’ex primo ministro lussemburghese, già presidente dell’Eurogruppo e candidato di punta alla Commissione per i Popolari europei, ha raggiunto l’obiettivo: dopo oltre un mese di trattative tra capi di Stato e di governo è stato designato come successore di José Manuel Barroso. «La decisione è presa. Il Consiglio europeo propone Jean-Claude Juncker come prossimo presidente della Commissione europea», ha scritto Van Rompuy nel suo profilo twitter.
A essere messi in minoranza sono David Cameron e Viktor Orbàn, strenui oppositori del lussemburghese sin dai risultati delle urne del 25 maggio scorso. In particolare il leader britannico, dopo aver chiesto il voto sulla questione, in un tweet al vetriolo, si è rivolto al popolo britannico ammiccando ai sostenitori della Brexit (la possibile uscita del Regno Unito dall’Ue) e confermandosi paladino degli interessi britannici:
Ora per concludere definitivamente la nomina di Juncker serve la conferma del Parlamento europeo, che si riunirà il prossimo 1° luglio per la prima plenaria a Strasburgo. La nomina formale a presidente della Commissione europea arriverà infatti solo dopo l’approvazione della maggioranza degli eurodeputati, che sceglieranno se appoggiare o rifiutare Juncker alla seconda sessione (tra 14 e il 17 luglio prossimo, ndr).
Le Conclusioni finali del Consiglio europeo sulla nomina di Juncker
Ancora aperte invece le negoziazioni per le restanti nomine, sulle quali lo stesso Cameron potrebbe muovere battaglia agli altri capi di Stato dopo lo smacco sul vertice della Commissione. A restare sul piatto restano la presidenza dell’Eurogruppo e del Consiglio europeo, – sulla quale i giornali italiani hanno diffuso la fantasiosa possibilità di un Enrico Letta, mai nominato dal premier -. La vera carta che il rottamatore cercherà di giocare alla prossima mano delle nomine, il 16 luglio, secondo fonti Ue sarebbe invece il ministro degli Esteri Federica Mogherini, che Renzi vorrebbe al posto della britannica Catherine Ashton come Alto Rappresentante per la politica estera e sicurezza comune. Una sfida italo-britannica all’ultima nomina.
Un momento per discutere anche di riforme con Merkel e falchi per il capo del governo italiano, che non perde occasione per sfoderare il binomio indissolubile crescita-rigore tanto caro ai socialisti europei. «Abbiamo ottenuto per la prima volta un documento che fa riferimento alla crescita e alla flessibilità, ora le riforme vanno fatte», ha detto il premier italiano. La scelta del Pse e Renzi di appoggiare Juncker è in effetti condizionale: «Ho votato a nome dell’Italia per Juncker in una procedura che si è esplicitata in una maggioranza, perché c’era un documento, non l’avrei fatto senza documento, e perché c’era un accordo politico tra le forze di coalizione», il commento di Renzi. E sul Patto di stabilità torna a sostenerne la validità in linea con il neo-presidente della Commissione: «Riteniamo che non si debbano violare le regole del Patto, ma viola il principio del Patto chi parla solo di stabilità e non di crescita». Sono le larghe intese all’europea.
L’intervista a Jean-Claude Juncker de Linkiesta durante la campagna per le Europee. Ecco il programma del nuovo presidente della Commissione: