Proprio mentre potenti tecnologie di microlocalizzazione capaci di determinare la posizione degli smartphone al coperto si apprestano a entrare sul mercato, i consumatori si stanno rendendo conto di quante informazioni personali vengano già raccolte attraverso i loro dispositivi mobili. Questo duplice argomento ha destato un particolare clamore nel corso del Digital Summit di MIT Technology a San Francisco.
I sistemi GPS non funzionano bene al coperto, ma Don Dodge, uno sviluppatore all’interno di Google, ha spiegato con entusiasmo come le nuove tecnologie di localizzazione al coperto potrebbero permettere ai negozi di monitorare i loro clienti, o ai vigili del fuoco di trovare l’uscita più rapida da un edificio in fiamme. Sono in via di sviluppo diversi metodi per la localizzazione al coperto da parte di una moltitudine di startup, oltre che di giganti quali Google e Apple.
Queste tecnologie includono la triangolazione Wi-Fi, che misura la forza del segnale dagli hotspot nelle vicinanze, l’impronta digitale Wi-Fi, che connette il numero ID del vostro telefono quando ricerca una connessione Wi-Fi; radiofari che triangolano la vostra posizione; luci LED che lampeggiano impercettibili per codificare la vostra posizione in maniera da essere percepiti dalla vostra fotocamera.
Dodge dice che la tecnologia di localizzazione al coperto si trova nella stessa caotica fase in cui si trovava il GPS diversi anni fa, ma che il percorso verso la commercializzazione è chiaro. «Walmart vuole sapere: quando i clienti entrano nei negozi della catena, dove vanno?», ha detto. «Se riuscissero ad apprendere questa informazione potrebbero posizionare meglio i prodotti speciali che vogliono promuovere». I grandi rivenditori dimostrano un forte interesse nel guidare i visitatori verso luoghi specifici — prendendo come esempio gli oltre 300mila articoli differenti della Home Depot.
Il discorso di Dodge ha riscosso la maggiore attenzione in tutta la prima giornata del summit. Non tutti i partecipanti, però, hanno accolto i trend da lui descritti, lamentando il fatto che le tecnologie coinvolte non forniscono facili sistemi per eliminare la possibilità di essere localizzati.
«La localizzazione tramite radiofari non offre sempre la possibilità di rimuoversi, e le altre tecnologie sono in grado di identificare un utente semplicemente tenendo il WiFi acceso», ha spiegato Javier Aguera, un co-fondatore di Blackphone, che sta sviluppando un telefono che riesca a bloccare tali processi di localizzazione. Secondo Aguera sarebbe il caso di discutere in maniera più decisa e approfondita dei diritti delle persone che vengono monitorate da tecnologie simili. «Crediamo che gli utenti dovrebbero sempre essere consapevoli e avere il controllo di attività del genere».