Settimo appuntamento con la nostra rubrica preferita di fumetti preferiti. Benvenuti a casa nostra. Mettetevi scomodi.
Questo mese non solo parliamo di fumetti belli ma anche di Carriere Belle.
Le Carriere Belle sono una roba in più del mondo del fumetto. Sono milioni di ciliegine sulla torta dell’esistenza creativa di un autore di comics. E sono una roba che abbiamo scoperto noi.
Le prime Carriere Belle che vi segnaliamo sono quelle di due bulldozer del fumetto nostrano. Parliamo oggi di Massimo Mattioli e di Francesco Tullio Altan.
La carriera bella di Massimo Mattioli
La carriera di Massimo è un diamante di plastica rinchiuso nel forziere di un qualche re alieno. Nato e cresciuto tra le fauci di Cannibale e Frigidaire è stato capace di modellare un universo pop severamente governato da due dispotici Dei: la fanciullezza e la crudeltà. Non un monoteismo o un ateismo quindi, ma un vero e proprio biteismo.
Un biteismo che ha trovato sfogo persino sulle pagine del cattolico Il Giornalino con Pinky.
Pinky è un coniglio rosa che fa il reporter fotografico. Un personaggio delizioso che andrebbe tatuato a forza addosso a tutte le persone che decidano di avere un figlio.
Massimo è un’ape -sicuramente robotica- capace di nutrirsi del nettare dei migliori e più diversi fiori di quel giardino incantato che è la comunicazione visiva.
Il suo cervello e le sue storie hanno macinato tutto.
Immaginatevi un film porno-fantascientifico-gore-animato. Se ci riuscite state immaginando la carriera Massimo Mattioli.
Eccovela in sei immagini:
Abbiamo ragione no?
La carriera bella di Francesco Tullio Altan
Altan invece non ha creato un universo. Ha preso il nostro e lo ha semplicemente spiegato.
Lo ha spiegato tutto e per benino. A volte infilando ombrelli nel culo a qualche operaio. Altre volte raccontandoci che il nostro Creatore aveva anche a sua volta un superiore. Altre facendo parlare un cane a pois rossi con una mela o una palla.
Il suoi personaggi — tutti col naso torto dal disgusto — si sono infilati in ogni tipo di testa. Sia in quelle morbide dei bambini sia in quelle dure dei grandi.
Anche la sua carriera è quindi un capolavoro.
Carriera che riassumiamo in maniera assolutamente sbrigativa e non esauriente in queste altre sei vignette (che quando facciamo ‘sti articoli qua se ci ragioniamo troppo sopra ci prende fuoco il cuore).
Allora? Non abbiamo ragione anche qui?
Un’ultima nota. Questi due con queste robe formidabili ci hanno campato la famiglia.
Cercate di farvi adottare.
Ciao.