Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Alle università di Napoli più che i soldi manca una buona gestione
È sempre la solita manfrina: le cose vanno male nelle università, a detta dei due neo-rettori della Federico II e della Sun napoletane, perché non ci sono soldi a sufficienza. Evidentemente a loro giudizio è per carenza di fondi che anni fa alla Federico II si laureò ordinario un docente che nel triennio di «straordinariato», su cui si era espresso giudizio favorevole, era in aspettativa, perché parlamentare. Cioè ufficialmente dispensato da ogni attività accademica. Ancora: è per carenza di fondi che si è nominato direttore generale del policlinico della Federico II l’ex preside della facoltà, prossimo al pensionamento, con buona pace della reciproca autonomia, pur nel rispetto delle rispettive competenze, che azienda policlinico e corpo docente dovrebbero avere. Ancora: è per carenza di fondi che da 60 anni la scuola medica della Sun non si sa dove stia, priva com’è di una precisa identità strutturale. Conseguenza anche di una lotta scatenatasi nei primi anni ‘70 in seno alla allora unica scuola di medicina napoletana tra antagonistiche «lobby» accademiche! Ed è sempre per carenza di fondi che i due policlinici universitari napoletani brillano per assenza di pronto soccorso. I rettori napoletani riferiscono alla crisi della città effettivamente tremenda, innanzi tutto sul piano civico) il complessivo non buono stato di salute delle università partenopee. Riflettano sull’altra verità: che le università a Napoli non sono certo un modello di autonomia gestionale che possa servire da buon esempio per la città. Quando Luigi Berlinguer introdusse il sistema delle lauree brevi e di quelle magistrali, nella scuola medica della Federico II si passò da un anno all’altro da 2 a 18 corsi laurea. Con lo stesso corpo docente. Delle due l’una: o prima il numero dei docenti era considerevolmente sproporzionato agli effettivi carichi didattici o si crearono non dei corsi di laurea, ma dei gusci vuoti! Via: si taccia, almeno.
Gabriele Mazzacca, emerito di Gastroenterologia della Federico II, Napoli,Stampa, 4 luglio
Il discorso di Renzi mi restituisce la speranza di un’Europa diversa
Ho quasi 80 anni. Ho vissuto da piccolo gli anni feroci dell’ultima Guerra mondiale. Da diciottenne ho avuto anche l’opportunità di frequentare la scuola di Altiero Spinelli in piazza Fontana di Trevi con in mano il “Manifesto di Ventotene”, nostro breviario laico. Il discorso di Renzi al Parlamento europeo mi ha fatto sentire un Ulisse disperso in un mare di indifferenza, e il suo richiamo al figlio Telemaco rivolto alle nuove generazioni, mi ha restituito una speranza in una Europa diversa, speranza assai flebile vista la natura di molti personaggi dell’emiciclo di Strasburgo.
Giovanni Marinelli, Rodigo (Mn), Repubblica, 4 luglio
Confondere il deficit con il debito è errore da bocciatura
Rinfacciare ai tedeschi di aver sforato Maastricht per un anno, quando noi siamo fuori dai parametri da quando c’è il trattato, lo si può scusare come enfasi retorica. Ma confondere il deficit con il debito, il flusso con lo stock è un errore da bocciatura. Weber è stato generoso.
Franco Debenedetti, Il Foglio, 4 luglio
Giuste le riforme amministrative ma con giudizio
Il nuovo corso delle riforme del governo Renzi su pubblica amministrazione e giustizia amministrativa non è solo oggetto di “un epocale scontro” con le “agguerrite burocrazie” dello Stato. Occorre al contrario osservare che i favorevoli, anche tra i cosiddetti burocrati, sono senz’altro più numerosi dei detrattori e ciò genera una positiva attenzione al cambiamento. Insomma sono molti i “burocrati renziani” e anche per ciò sarebbe utile non commettere errori nel corso della manovra (decreto, legge delega). La norma sui pensionamenti a 70 anni va nella giusta direzione e le deroghe di regime transitorio per i vertici direttivi corrispondono ad un principio di efficienza e di realtà, evitando un’insostenibile e anche sleale “decapitazione” delle figure apicali senza un minimo di preparazione. Le semplificazioni amministrative sono necessarie come il pane e di esse fanno parte anche quelle degli enti tra cui prefetture e sezioni di tribunali. Ma occorre una logica basata sui fatti affinché la riforma non generi più costi e meno benefici. La magistratura amministrativa in Italia (450 giudici, a fronte di 1.200 in Francia e di 2.500 in Germania) è giudice dei mercati, degli appalti, del diritto europeo, degli abusi delle amministrazioni dinanzi ai cittadini…E’ altamente specializzato e assai più celere del giudice ordinario. E’ in credito dal Mef di circa 20 milioni solo sui versamenti dei contributi unificati. La soppressione di alcuni Tar può essere un contributo alla generale “spending review” ma occorre distinguere: ad esempio, i Tar di Brescia e di Lecce, che sono in sedi pubbliche, se trasferiti a Milano e a Bari aumenterebbero di molto, di costi di gestione. Il Tar Catania è il terzo in Italia per numero di ricorsi e il trasferimento a Palermo avrebbe un impatto insostenibile. Sarebbe poi assurdo ricentralizzare a Roma le competenze dell’Autorità (e del Tar) sull’energia, ormai ben radicatea Milano. Dunque, avanti con le riforme, ma con la dovuta ragionevolezza. La stagione del cambiamento deve essere vincente e convincente.
Pierluigi Mantini, Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa, Corriere della Sera, 4 luglio