Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.
Salviamo l’italiano da selfie e showroom
Caro Augias, la ringrazio per avermi ricordato che anche in fatto di uso dell’italiano dobbiamo rassegnarci. Non sono contro l’uso delle parole straniere quando designano un oggetto dapprima inesistente — non pretendo che si dica “topo” invece di “mouse”. Ma perché dire selfie invece di autoscatto, sentiment invece di sondaggio d’opinione, task force invece di gruppo di intervento, showroom invece di sala espositiva? Eccetera. Nessuno chiede che ci sia una politica linguistica di tipo fascista. Ma perché coloro che hanno il dovere di salvaguardare la lingua vi rinunciano? In tv qualche giorno fa un intervistato ha detto che la vita bisogna «gòdersela»… pensi che fatica pronunciare una parola ultra-proparossitona. Anni fa un ministro italiano ebbe la bella idea di istituire la “sanity card”. Un collega canadese mi scrisse chiedendomi per quale ragione il governo aveva deciso di fare una indagine sulla salute mentale di tutti gli italiani. Non solo usiamo l’inglese invece dell’italiano ma lo usiamo anche male. Perché non chiedere all’illustre Tullio De Mauro di intervenire dopo l’articolo di Ceronetti e la mia lettera chiarendoci un po’ le idee? Temo che ormai più che parlare siamo parlati, come temeva Wittgenstein.
Alfredo Luzi, [email protected], la Repubblica, 19 luglio
E con la mediazione i processi anziché accorciarsi si sono allungati
Il governo sta per presentare un progetto per la riforma della giustizia civile. Invio alcune considerazioni su uno degli aspetti del processo civile: la mediazione. Dopo numerose raccomandazioni della Ue all’Italia a usare la mediazione per snellire il processo civile, il Parlamento, nel 2010, approvò una legge per la mediazione obbligatoria. Vi fu la proliferazione dei tentativi di mediazione e molti si conclusero positivamente. Cambiata la legge per motivi di costituzionalità, pur confermando la obbligatorietà della mediazione, è stata stabilita la presenza obbligatoria accanto alle parti dell’avvocato e lo si è ritenuto «ipso iure» mediatore. Con questa e altre modifiche la mediazione non solo non è decollata, ma è stata affossata. L’avvocato, per cultura, formazione e convenienza non è portato a concludere la mediazione, vuole andare al processo e quindi si è ottenuto l’effetto contrario: allungamento dei tempi e ulteriore costo per i cittadini, altro che decongestionamento dei processi civili.
Aniello D’Ambrosio, Brescia, Corriere della Sera, 19 luglio
Sfruttamento dei bambini: seguiremo l’esempio della Corea del Sud?
Una nota società della Corea del Sud ha interrotto il rapporto di collaborazione con una ditta cinese dopo avere appreso che l’azienda assumeva bambini per impiegarli addirittura nella catena di montaggio. Si spera che le industrie, soprattutto quelle occidentali, seguano l’esempio della Corea del Sud.
Andrea Papa, Reggio Calabria, Corriere della Sera, 19 luglio
L’uso del Bancomat è gratuito e l’Aci si comporta in modo scorretto
Mi preme rispondere al signo Raffaello Pasqualotto che il 18 luglio ha espresso sul Corriere il proprio disappunto circa la richiesta di un sovrapprezzo da parte dell’Aci al pagamento, con carta Bancomat, di un bollo auto. Le norme del Consorzio Bancomat prevedono l’assoluta gratuità per il consumatore delle singole operazioni di pagamento. La richiesta dell’Aci è una autonoma e scorretta decisione dell’Aci stessa che viola il contratto sottoscritto. Pertanto il Consorzio Bancomat effettuerà una verifica su tale violazione contrattuale simultaneamente ai danni del cittadino e del Bancomat.
Sergio Moggia, direttore generale Consorzio Bancomat, Corriere della Sera, 21 luglio
Il furto di un cane non è un reato?
Sono questi i nostri tempi? Lo specchio del nostro mondo è che per riavere un cane rubato bisogna supplicare e proporre ricompense, mentre “la polizia non può fare nulla”? Il mio cane si è perso al parco tre notti fa: l’abbiamo cercato per ore la notte stessa, senza trovarlo. Idem il giorno dopo, e quello ancora. Volantini, porta a porta, appelli su facebook. Oggi finalmente le segnalazioni: due persone l’hanno vista con un gruppo di zingari in Via Ventimiglia. Molto probabilmente, la notte stessa era stata “prelevata”. Chiamo la polizia ma mi dicono che “c’è poco da fare, se l’hanno presa…” Chiedo loro se posso chiamarli nel caso in cui la riconosca, ma che temo una fuga delle persone. Mi dicono “eh, mah, potrebbe essere, boh”. «Chiedo se posso fare denuncia per furto in modo che possano essere fermati se hanno il cane con sé, per verifiche della proprietà. Ridono. E io ora cosa posso fare per riavere il mio cane? Supplicare? Offrire soldi?
Annabianca Vincenzi, Torino, La Stampa, 21 luglio
E noi non conosciamo ancora i colpevoli di Ustica….
Gli accusatori della Russia hanno fatto in fretta a trarre le conclusioni su chi ha abbattuto l’aereo nei cieli dell’Ucraina. Noi a distanza di tanti anni, non riusciamo ancora a capire chi sono i colpevoli per la tragedia di Ustica.
Filippo Testa, Baldissero Torinese, Corriere della Sera, 22 luglio
Berlusconi assolto: che ne pensa la gente?
Non sono laureato in giurisprudenza ma, se il secondo grado di giudizio rinnega tutto quanto stabilito dal primo grado, i casi sono due: o il collegio del primo grado se ne va a casa oppure se ne va il collegio giudicante in secondo grado. Non parliamo poi del terzo grado , non ci voglio neanche pensare. Questo è il sentire della gente comune e, la prego sig. Renzi, non ci venga a dire che le sentenze non si giudicano, perché mai? Di fronte a simili avvenimenti difficile ancora aver fiducia nella giustizia. Noi paghiamo le tasse, abbiamo tutto il diritto di discutere e non siamo fessi. Sarebbe interessante che i sondaggisti che tanto si danno da fare per scoprire le intenzioni di voto, questa volta ne facessero su tale argomento, per sapere che ne pensa il popolo, ma ne avranno il coraggio?
Giacomo Bianco, Aosta, La Stampa, 22 luglio
Se la geografia, per il ministero dell’Istruzione, è un’opinione
Trieste è il capoluogo della regione Friuli-Venezia Giulia: nozione geografica di base che tutti o quasi dovrebbero conoscere. Già, tutti o quasi: il ministero dell’Istruzione nei giorni scorsi ha inviato una circolare proprio all’ufficio di tale città, nominando la regione semplicemente «Friuli». E pensare che tale circolare conteneva tra l’altro anche la proposta di reintrodurre lo studio della geografia. Chissà se sono state inviate analoghe comunicazioni a Bolzano con riferimento alla regione «Trentino» o a Rimini per la regione «Emilia».
Mauro L., La Stampa, 22 luglio
Ma quella suora di Trento ha violato anche il suo credo
Trovo scandaloso che una scuola cattolica possa discriminare un’insegnante perché considerata lesbica. E non solo perché la scuola è obbligata a osservare i principi di uno Stato laico. Mi chiedo in quali testi sacri la suora che ha rivolto quelle insultanti domande alla brava insegnante di Trento abbia reperito la legittimazione al proprio comportamento. Credo che alla doverosa presa di posizione del ministero dell’Istruzione debba per questo corrispondere un energico intervento della Chiesa ufficiale. Con quel suo comportamento la suora ha violato i principi del suo credo prima ancora che le regole civili.
Fulvia Librandi, Milano, la Repubblica, 22 luglio
Dal produttore al consumatore: ricarico del 900%
I prezzi di pesche e nettarine in questi giorni sono crollati. Ciò naturalmente mette in grosse difficoltà i produttori che con tali prezzi non recuperano neppure i costi di produzione. A fronte di tale situazione quello che dà più fastidio anche a un semplice cittadino (oltre che ai coltivatori) è la vergogna di ricarichi che vengono praticati dal commercio sui prezzi del prodotto. In un vostro articolo si parla di un aumento del 700% sulle pesche. Si potrebbe pensare a una sparata giornalistica per fare notizia. Invece purtroppo è realtà. Dopo aver letto il Carlino del 12 luglio – dove si parla dei prezzi delle pesche – sono uscito per fare spese al supermercato più vicino a casa. Non ci volevo credere: le pesche nettarine gialle a 2,35 euro al kg (sono le stesse che ai coltivatori in questi giorni vengono pagate a 0,25 centesimi al kg). Ricarico del 900% o giù di lì. Poi più in là pesche di bassa categoria a 1,59 euro al kg (siamo sul 600% in più). Naturalmente ho documentato il tutto con foto e comprando tre pesche a peso d’oro per verificare anche sullo scontrino che non ci fossero sbagli nelle etichette. Tutto regolare, purtroppo.
Come si fa a favorire un maggior consumo di frutta da parte del consumatore con questi comportamenti? E dire che sarebbe molto utile dal punto di vista salutistico. Non molto meglio si comporta l’industria di trasformazione che in questi giorni paga le pesche di scarto a 3 centesimo al kg (ripeto: tre centesimi di euro). Viene spontaneo dire agli amici produttori che a queste condizioni è meglio lasciare le pesche nei campi e interrarle perché con tre centesimi non si paga neppure il gasolio per andare a caricarle.
Gennaro Di Tirro, vicepresidente Confederazione produttori agricoli di Ravenna, Qn, 22 luglio