Il presente nero dei giovani in tempi di crisi

Il presente nero dei giovani in tempi di crisi

All’acceso dibattito sull’aumento delle disuguaglianze, alimentato a livello internazionale dal best seller di Piketty, in Italia fa da contraltare lo scontro sullo squilibrio di privilegi e di opportunità fra generazioni. Ma quali sono e quanto sono marcate le differenze fra le opportunità economiche delle generazioni più giovani e di quelle che le hanno precedute?

Andamenti occupazionali

Facendo un confronto fra il mercato del lavoro nel 1989 e nel 2010 (basato sui dati contenuti nell’Indagine sulle famiglie della Banca d’Italia) si vede come nelle varie fasce d’età la partecipazione alla forza lavoro appaia in leggera crescita, probabilmente grazie a una maggiore partecipazione femminile. Fanno eccezione le fasce sotto i 25 anni, probabilmente per una aumento dei tassi di scolarizzazione. Sopra i 60 anni, i tassi di partecipazione non sono aumentati sensibilmente, come invece ci si sarebbe aspettato in seguito alle riforme degli anni ’90 sull’età pensionabile.

Tasso di partecipazione alla forza lavoro, occupazione e disoccupazione per età (1989 e 2010)

I dati sull’occupazione confermano la tendenza odierna a entrare più tardi nel mercato del lavoro, mentre i trend sulla disoccupazione evidenziano come gli alti tassi di disoccupazione giovanile siano sempre stati un problema strutturale del nostro mercato del lavoro. Tuttavia, la fascia fra i 30 e 40 ha visto un aumento sensibile e preoccupante nei tassi di disoccupazione.

Salari

Anche l’analisi sui salari conferma un peggioramento medio della situazione lavorativa per gli under 40 di oggi. Infatti, sebbene la curva[1], come ci si potrebbe aspettare, mostra sia nel 1989 sia nel 2010 un reddito crescente durante la vita dell’individuo che diminuisce gli ultimi anni di carriera, il picco salariale massimo, che in passato veniva raggiunto verso i 45-50 anni, è ora decisamente spostato in avanti. I salari odierni sembrano subire diminuzioni solo pochi anni prima della pensione. Non solo, la figura evidenzia come anche i salari di entrata sembrano giocare a sfavore di chi si affaccia oggi sul mondo del lavoro. Insomma, sul piano delle dinamiche salariali, il nostro è molto meno un paese per giovani nel 2010 rispetto al 1989.

Andamento dei salari per età (1989 e 2010)

Ricchezza

Osserviamo infine per gli under 40 (“giovani”) e per gli over 40 (“anziani”; senza offesa…) la ricchezza totale, definita come somma della ricchezza familiare netta (attività reali e attività finanziarie al netto di passività finanziarie) e del reddito disponibile[2]. I grafici sottostanti mostrano la funzione di densità della ricchezza totale, ovvero la percentuale di popolazione (asse verticale) per ogni fascia di ricchezza (asse orizzontale).

Qui le differenze si fanno marcate. Nel 1989 la ricchezza era distribuita in modo simile tra le due coorti. Viceversa, nel 2010 se da un lato gli under 40 sembrano aver mantenuto gli standard dei loro coetanei del 1989, gli over 40 godono di una ricchezza nettamente più alta: circa il 60% appartiene alle fasce che superano i 100.000 euro contro il circa 30% del 1989. Non sorprendentemente la ricchezza privata accumulata negli ultimi decenni, altra faccia della medaglia del nostro stock di debito pubblico, ha avvantaggiato soprattutto le coorti più anziane.


[1] Le curve indicano l’andamento salariale medio per un individuo maschio, laureato, con area di lavoro Nord Italia e settore di lavoro “terziario”.

[2] Ogni famiglia è considerata come un singolo individuo con età pari all’età media familiare e ricchezza uguale alla ricchezza totale della famiglia diviso il numero di componenti. Le misure sono espresse in migliaia di euro.

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