I tagli del governo britannico sui migranti altamente qualificati hanno ridotto il numero di talenti internazionali a disposizione delle imprese e hanno anche dato risultati scarsi nell’obiettivo di controllare l’immigrazione. È quanto dimostrano nuove ricerche.
Uno studio, fatto dall’Osservatorio immigrazione dell’Università di Oxford, mette alla prova la tenacia con cui il premier britannico David Cameron afferma che le misure prese dal suo partito per ridurre l’immigrazione stanno ancora portando in Gran Bretagna i lavoratori stranieri «migliori e più brillanti».
Le aziende che lottano per assumere staff qualificato dagli Usa e dai mercati emergenti hanno già avvertito che stanno sempre più cercando in Europa gli specialisti che non trovano in Gran Bretagna.
I ministri conservatori hanno tagliato i cordoni dell’immigrazione nel tentativo di realizzare la promessa fatta dal premier nel 2010 di abbassare di decine di migliaia l’immigrazione entro le prossime elezioni.
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Vince Cable, ministro del Commercio e dell’Industria, definisce i risultati dell’Osservatorio sull’Immigrazione come «molto preoccupanti». «Il limite all’immigrazione, che non era la politica del governo, ha certamente avuto un effetto negativo sulla comunità commerciale britannica perché ha ridotto la quantità di talenti a disposizione delle aziende inglesi», afferma. «Più rendiamo difficile alle aziende internazionali il poter assumere i migliori dirigenti, più è difficile vendere la Gran Bretagna come un posto per fare affari e promuovere le opportunità di lavoro».