Una procedura di gara «falsa e distorta». Per la Prima sezione del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia ci sono pochi dubbi: l’aggiudicazione dell’appalto per le architetture di servizio del sito su cui svolgerà Expo è figlia di una gara viziata. Per questo motivo lo stesso Tar con la sentenza depositata lo scorso 9 luglio chiede alla società Expo spa di revocare l’appalto alla Maltauro e riassegnarlo alle imprese seconde classificate nella gara.
La sentenza scaturisce successivamente al ricorso avanzato da Perregrini srl, Panzeri spa e Milani srl, che arrivarono seconde in sede di aggiudicazione dell’appalto. Le imprese hanno inoltre richiesto risarcimenti per circa 6 milioni di euro, in virtù del mancato utile, di danno curriculare e per le spese di partecipazione alla gara.
Sono due i punti focali della sentenza: la constatazione riguardo la violazione da parte dell’impresa Maltauro del Protocollo di legalità e la possibilità per la società Expo di estromettere la stessa Maltauro dagli appalti. Secondo i giudici amministrativi non è nemmeno necessario attendere che il giudizio penale riguardo all’affaire Maltauro arrivi al termine dell’iter processuale: l’aggiudicazione, si legge nella sentenza, si presenta come illegittima e «inequivocabili riscontri provengono, in particolare dall’analisi degli atti di indagine».
La sentenza depositata lo scorso 9 luglio dal Tar chiede alla società Expo spa di revocare l’appalto a Maltauro e riassegnarlo alle imprese seconde classificate nella gara
Insomma la Corte, presieduta dal giudice Francesco Mariuzzo, ritiene sufficiente la documentazione acquisita dagli inquirenti per provare l’esistenza di «una associazione a delinquere criminosa», cioè la famosa “cupola” degli appalti Expo di cui avrebbero fatto parte l’alto dirigente di Expo 2015 spa Angelo Paris e l’amministratore Enrico Maltauro. Da qui la compromissione di trasparenza e legittimità della procedura.
La posizione di Maltauro davanti al Tar si aggrava anche perché, ed è ancora la sentenza a parlare, non solo non hanno ritenuto di segnalare sia alla prefettura sia a Expo «ogni tentativo di estorsione, intimidazione o condizionamento di natura criminale» e nemmeno denunciato all’autorità giudiziaria «ogni illecita richiesta di denaro, prestazione o altra utilità», come richiede il Protocollo di legalità, ma si è anche fatto promotore di quelle condotte.
La violazione del Protocollo da parte della Maltauro per il Tar è condizione sufficiente per la revoca dell’appalto da parte della società Expo
La violazione del Protocollo da parte della Maltauro (per cui il presidente dell’Authority Antocorruzione Raffaele Cantone ha inviato richiesta di commissariamento) per il Tar è condizione sufficiente per la revoca dell’appalto da parte della società Expo. Il Tribunale amministrativo però, come sancito dalla normativa sulle grandi opere, non ha poteri di revoca e la decisione spetta dunque al Expo 2015 e al suo amministratore delegato Giuseppe Sala.
Per il Tar non vi sono ragioni di diritto per non interrompere il contratto, né ragioni pratiche dovute al rallentamento dei lavori, come invece sostenuto in precedenza sia da Maltauro sia dalla stessa società Expo. Questo perché Perregrini lavora già nella stessa area dell’esposizione universale, quindi il subentro a Maltauro non comporterebbe perdite di tempo. La stessa Perregrini inoltre si è dichiarata disponibile a seguire il progetto esecutivo già in corso e dare continuità ai rapporti con le imprese subappaltatrici. Tenendo inoltro conto che, per usare parole dei giudici, «lo stato di consistenza dei lavori risulta allo stato degli atti ancora embrionali».
Il Tar: la prosecuzione dei lavori da parte di Maltauro «rischierebbe di proiettare sull’Evento universale un’ombra cupa, delineata dall’ammessa incapacità di far fronte a fenomeni di permeabilità del malaffare»
Expo Spa ha tempo fino al 17 dicembre 2014 per dare attuazione al dispositivo del Tar. Non dovessero essere prese decisioni nella direzione auspicata dal tribunale lo stesso stabilirà l’ammontare della sanzione: la richiesta risarcitoria delle società ricorrenti è, come si diceva in apertura di circa 6 milioni di euro.
Una risoluzione che il Tar indica a Expo: la prosecuzione dei lavori da parte di Maltauro, si legge nella sentenza, «darebbe sostanza a una manifesta violazione dei principio di legalità e trasparenza degli appalti pubblici» e «rischierebbe di proiettare sull’Evento universale un’ombra cupa, delineata dall’ammessa incapacità di far fronte a fenomeni di permeabilità del malaffare».
Il 15 luglio intanto Cantone, intervenendo alla firma del protocollo d’intesa con il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha dichiarato: «ho raccomandato alla società Expo di firmare subito il protocollo di legalità in modo che in tutti i bandi futuri sia prevista la risoluzione del contratto in presenza di fatti corruttivi: questa regola avrebbe evitato tanti problemi verificatisi finora».