Dicono che ogni partita faccia storia a sé, figuriamoci un Mondiale. Eppure tra questo di Brasile 2014 e Messico 1986 i punti di contatto cominciano ad essere tanti. Non ci credete? Abbiamo preparato una breve lista, giusto per farvi cambiare idea.
In Messico andò leggermente meglio: imponemmo il pareggio all’Argentina di Diego Armando Maradona, poi faticammo un po’ (3-2 con la Corea del Sud) e arrivammo agli ottavi. Ma la Francia di Platini e Stopyra ci fece fuori. Era un’Italia al capolinea: Enzo Bearzot aveva portato al Mondiale un gruppo che scontava la gratitudine del ct nei confronti di chi 4 anni prima aveva vinto il Mundial spagnolo. C’era aria di disarmo e quando si trattò di fare la squadra che avrebbe dovuto vincere la coppa delle “Notti Magiche”, il nuovo ct Azeglio Vicini decise di affidarsi al blocco dell’Under 21. Ai giovani insomma. Disarmo e necessità di un nuovo corso: i punti di contatto con l’Italia del 2014 ci sono tutti.
Argentina-Belgio e Francia-Germania
Nel 1986 si giocarono entrambe in semifinale, oggi ai quarti. Ma si tratta comunque di partite-chiave sulla strada per la finale. All’epoca, la sfida era, in totale, fra tre corazzate contro una grande sorpresa. E anche qui è lo stesso. La Francia era giovane, talentuosa, vogliosa di mettersi in mostra (all’epoca c’era già un certo Jean-Pierre Papin, oggi Paul Pogba). La Germania la solita squadra tosta e piena di esperienza: nel 1986 era reduce dalla finale di 4 anni prima e schierava Matthaus, Schumacher, Rummenigge. Oggi i tedeschi arrivano da un ciclo in cui sono sempre arrivati tra i primi 4 in tutti i tornei compresi tra gli Europei del 2008 e quelli del 2012. L’Argentina, dopo lo smacco del 1982, cercava gloria appoggiandosi a Diego Maradona. Oggi, l’Albiceleste che non vince più nulla dalla Coppa America 1993 si appoggia a Lionel Messi. E poi c’è il Belgio, sulla carta sfavorito ma capace di arrivare tra le prime al mondo. Ieri con Pfaff e Scifo, oggi con Courtois e Hazard.
Pfaff e Courtois fanno sì che i Mondiali del 1986 e del 2014 abbiano qualcosa d’altro in comune. Esatto: sono entrambe grandi vetrine per i portieri. Al secondo Mondiale messicano, ad esempio, fece capolino nella nazionale spagnola un giovane Andoni Zubizarreta, chiamato a difendere la porta iberica al posto del mitico Luis Arconada, grandissimo portiere ma colpevole, con un suo errore, della sconfitta della Seleccion in finale di Euro 84 contro la Francia. In Germania giocava Jean Marie Pfaff, tra i protagonisti del 4° posto del Belgio nel 1986 e titolare del Bayern Monaco, come l’attuale portiere della Germania Neuer. Uno che sta facendo grandi cose come Thibaut Courtois, ma anche come i più sconosciuti Guillermo Ochoa, Vincent Enyeama e Rais M’Bohli. Il 1986 fu un Mondiale d’oro per i portieri: anni dopo, due partecipanti come lo stesso Pfaff e il sovietico Rinat Dasayev furono inseriti dalla Fifa nella lista dei 100 calciatori più forti di tutti i tempi. Non sappiamo se Ochoa entrerà in questa classifica, ma il messicano con una parata contro il Brasile è già riuscito a emulare la “parata del secolo” di Gordon Banks, compiuta guarda caso in un Mondiale messicano (Anche se quello del 1970).
Quello di Maradona resterà il gol più bello della storia. APrliamo quello contro l’Inghilterra, ovvio. Ma questo Mondiale, quello in cui tuti lo aspettavano, sembra essere quello di Messi. Da anni indicato come il definitivo erede del Diez, il giocatore del Barcellona sta trascinando da solo un’intera nazionale, proprio come fece Diego nel 1986. Certo, quella nazionale aveva giocatori importanti come Burruchaga e Valdano; così come questa ha Di Maria e Lavezzi. Ma senza questi due giocatori, l’Albiceleste sarebbe stata e sarebbe tuttora una nazionale di medio livello. E il gol di Di Maria contro la Svizzera è merito proprio di Messi e di una serie di Dribbling degne di Diego.