Poco più di 360 chilometri quadri. È quanto è grande la Striscia di Gaza, circa due volte il comune di Milano. Al centro della crisi mediorentale dal 7 luglio scorso, è una regione della Palestina compresa tra Egitto (il confine è lungo circa 13 chilometri) e Israele (59 chilometri), con una popolazione di oltre 1,8 milioni di persone di etnia araba e un tasso di crescita demografica di quasi il 3% all’anno (il 13 esimo più alto nel mondo).
La storia della Striscia di Gaza
Nel corso dei secoli la Striscia è stata assoggettata al dominio di diversi imperi e popolazioni, e nei primi anni del 16esimo secolo è stata incorporata nell’impero Ottomano. Durante la prima guerra mondiale, Gaza finisce in mano inglese. E dopo guerra arabo-israeliana del 1948 passa sotto l’amministrazione egiziana, per poi tornare nelle mani di Israele con la guerra dei Sei giorni del 1967.
Tra il 1994 e il 1999, dopo una serie di accordi, quello di Oslo in primis, Israele garantisce a Gaza il diritto di autogovernarsi attraverso l’Autorità palestinese. Le forze militari israeliane lasciano le città della striscia e l’Autorità palestinese, guidata allora da Yasser Arafat, sceglie Gaza City come quartier generale. La gestione palestinese si allarga qualche anno dopo anche ai Territori palestinesi (West Bank).
Le negoziazioni per determinare uno status quo permanente della Striscia e West Bank si interrompono con la prima intifada a metà del 2000. Nel 2003 il quartetto composto da Stati Uniti, Europa, Nazioni Unite e Russia presenta una roadmap per una risoluzione di pace dal 2005, chiedendo la costituzione di due Stati. Dopo la morte del leader Arafat e la successiva elezione di Mahmud Abbas, capo di Al-Fatah, come presidente della Palestina, i due Paesi si avviarono verso il processo di pace. Ma nel 2005 Israele decide unilateralmente l’evacuazione della popolazione israeliana dalla Striscia e lo smantellamento delle colonie che erano state costruite, mantenendo però il controllo marittimo, dello spazio e di tutti i confini di Gaza.
Nel 2006 il movimento di resistenza islamica Hamas vince le elezioni palestinesi e prende il controllo. Hamas è un’organizzazione fondata durante la prima Intifada, nel 1987, come braccio operativo dei Fratelli musulmani egiziani per combattere lo Stato di Israele. Il tentativo di creare un governo di unità tra Hamas e Fatah si dimostra un fallimento, portando anzi violenti scontri tra le due fazioni fino alla conquista di tutti le istituzioni governative e militari della Striscia di Gaza da parte di Hamas nel giugno 2007. Solo nel 2011 Hamas e Fatah si accordano per la riunificazione di Gaza e West Bank. Tra brevi periodi di pace alternati ad altrettanti periodi di violenza tra Israele e forze palestinesi nella striscia nel 2007-2008 e di nuovo nel 2012, lo status quo alla fine è stato stabilito con il controllo della Striscia da parte di Hamas e di West Bank da parte del governo palestinese.
Gaza in numeri
superficie: 360 chilometri quadri
coste: 40 chilometri (dal gennaio 2009 l’area marittima di Gaza è chiusa al traffico marittimo, sotto il blocco imposto dalla Marina israeliana)
popolazione: 1,8 milioni di cui il 43,2% ha un’età compresa tra 0 e 14 anni
rifugiati: oltre 1 milione (la maggior parte della popolazione della Striscia di Gaza è composta da rifugiati fuggiti dalle loro case durante la prima guerra arabo-palestinese del 1948 e dai loro discendenti)
età media della popolazione: 18,2 anni
tasso di crescita della popolazione: 2,91%
tasso di natalità: 4,24 bambini per donna
tasso di mortalità: 3,09 morti su 1.000 persone (15,46 morti su mille il tasso di mortalità infantile)
religione: 99,8 per cento sono musulmani sunniti/0,2 per cento cristiani
alfabetizzazione della popolazione: il 95,3% della popolazione di Gaza sa leggere e scrivere
tasso di disoccupazione giovanile: 38,8% (inclusa West Bank)
utenti di Internet: 1,379 milioni (inclusa West Bank)
media: una stazione tv e dieci stazioni radio
La forza militare
Hamas non ha un esercito vero e proprio nella Striscia di Gaza, ma possiede un’ala militare, le brigate ‘Izz al-Din al-Qassam. L’ala militare fa capo all’Hamas Political Bureau, in esilio al Cairo e a Doha dalla chiusira del quartier generale di Damasco nel 2011. Il numero di uomini potenziali soldati tra i 16 e i 49 anni si aggira intorno alle 385mila unità. Le principali armi delle Brigate sono gli attacchi bomba suicidi (spesso utilizzando anche gli animali) e i missili a media-lunga gittata, alcuni dei quali di origine cinese, russa, siriana e iraniana. Da quando è cominciata l’operazione Protective Edge, si sono visti anche droni a disposizione di Hamas. Secondo una stima del ministero degli Esteri israeliano, i militanti delle brigate ‘Izz al-Din al-Qassam, potrebbero essere circa 10mila.
L’economia della Striscia e l’embargo
Dalla fine della seconda intifada Israele ha posto una serie di condizioni restrittive sull’economia della Striscia di Gaza, delimitando poi anche una zona di pesca entro sei miglia nautiche dalla costa. La chiusura dei confini e l’embargo sono stati posti da Israele ed Egitto dopo la presa di potere da parte di Hamas dal 2007: la motivazione è che Hamas potrebbe usare questi beni e materiali vari per costruire armi. L’embargo ha portato a un aumento della disoccupazione, tassi di povertà elevati, e una forte contrazione del settore privato che ha avuto effetti soprattutto sulle esportazioni dalla Striscia. Per aggirare il blocco, la popolazione di Gaza ha utilizzato sempre i tunnel che si snodano sotto il confine con l’Egitto per importare benzina, materiali edili, beni di consumo, medicinali e armi. Il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, è stato chiuso del tutto dal governo egiziano quando Hamas ha preso il potere nel 2007 ed è stato riaperto solo nel 2010 dopo l’assalto alla Freedom Flottilla. Israele permette importazioni base atraverso il confine Kerem Shalom, ma molti beni di “doppio uso”, come i materiali di costruzione ed elettronici, vengono contrabbandati attraverso i tunnel al confine con l’Egitto. Ma dal luglio 2013 le autorità egiziane hanno dato il via a un giro di vite sui tunnel che partono dalla Striscia
La popolazione della Striscia di Gaza dipende dalla spesa del governo – sia quella dell’Autorità palestinese, sia di Hamas – e dalla assistenza umanitaria. I livelli di vita restano fermi a quelli degli anni Novanta. Le coltivazioni agricole a Gaza si concentrano sulle olive, frutta, vegetali e fiori. I settori industriali più diffusi sono quello tessile, la produzione di cibo e di mobili. Il tasso di disoccupazione è del 22,5%. La popolazione che vive sotto la soglia di povertà è il 38 per cento.