Anche per i musulmani italiani quest’anno è cominciato il Ramadan, il mese durante il quale si pratica il digiuno dall’alba al tramonto. Una pratica che può creare qualche problema nelle attività di tutti i giorni, a partire dal lavoro. E che non proprio tutti in Italia vedono bene.
A Treviso la Cgil ha diffuso un vademecum per i datori di lavoro che impiegano dipendenti di fede islamica intenzionati ad osservare il ramadan. Dal Corriere Veneto:
Un vademecum con una serie di semplici regole per i datori di lavoro che impiegano dipendenti di fede islamica intenzionati ad osservare il ramadan. Lo ha prodotto la Cgil di Treviso sulla scia di un progetto sperimentale nato in Umbria, con l’intenzione di prevenire occasioni di insicurezza nelle fabbriche e nei cantieri connessi alla caduta di lucidità dovuta al digiuno prolungato. Per comprendere la dimensione del fenomeno va ricordato che i musulmani residenti in Veneto sono 170 mila, la maggioranza dei quali originari dall’area del Magreb in cui i precetti religiosi del mese sacro, iniziato due giorni fa, è rispettata nel 95 per cento dei casi. Significa che nei luoghi di lavoro ci sono decine di migliaia di persone che non assumono cibo e acqua dalle 5 del mattino alle 10 di sera e le cui condizioni di debolezza e di perdita di attenzione, sottolinea il sindacato, possono diventare pericolose, sia per l’interessato sia per i colleghi. «Proviamo solo a pensare alle conseguenze di una distrazione in un cantiere edile», è l’esempio che porta Nicola Atalmi, responsabile per la sicurezza e per l’immigrazione della Cgil provinciale di Treviso e curatore dell’agile manuale di comportamento. CONTINUA A LEGGERE
E se con il Ramadan aumenta il rischio di infortuni sul lavoro, a Perugia è nata una iniziativa pilota per sensibilizzare i datori di lavoro. Da Il Redattore sociale:
Con la pratica del Ramadan (iniziato quest’anno il 28 giugno e che si protrae per un mese, fino al 27 luglio) i lavoratori di fede islamica sono esposti a maggiori rischi, specie quelli che lavorano in settori (e sono la maggior parte degli immigrati) dove già il rischio di infortunio è elevato come l’edilizia e l’agricoltura. Si è posta l’obiettivo di affrontare concretamente il problema la direzione territoriale Inail di Perugia e Terni. Come? Cercando di informare e sensibilizzare anche i datori di lavoro. Con questo obiettivo mette in campo 9 linee guida, o meglio “9 suggerimenti per la sicurezza”, stilati in collaborazione con l’azienda sanitaria 1 dell’Umbria, con l’azienda ospedaliera di Terni, con il Gised (promotore del progetto nazionale Diabete Ramadan) e Conup, Consulta umbra per la prevenzione dell’università degli studi di Perugia attraverso la quale sono coinvolti nel progetto i giovani immigrati e le “seconde generazioni”. Recentemente Inail e Asl avevano lavorato insieme al progetto “Alcol free” per contrastare l’uso di alcol sui cantieri, ora con questa attenzione al legame tra Ramadan e rischi sul lavoro “vogliamo porre l’attenzione sulla persona, ampliando la sfera dei rischi derivanti dall’organizzazione del lavoro – come spiega Alessandra Ligi direttore di Inail Perugia/Terni -. CONTINUA A LEGGERE
A Firenze, invece, per non intralciare il mese sacro dell’Islam, è stato addirittura sospeso lo sgombero di un edificio occupato abusivamente. Da La Repubblica di Firenze:
Guerra sullo sgombero di un immobile occupato sospeso per il ramadan. È stato Dario Nardella a chiederlo, per rispetto dei molti musulmani presenti nella struttura. Secondo il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli la decisione dimostrerebbe un “complesso di inferiorità culturale” del sindaco. Parole che scatenano una tempesta contro Donzelli. Una bagarre che arriva a coinvolgere non solo la politica ma pure l’imam.
Nardella contrattacca: «Il rispetto per il Ramadan è dettato anzitutto da motivi di ordine pubblico visto l’afflusso eccezionale di fedeli musulmani in tutta la città. Uno sgombero di persone in preghiera in queste condizioni sarebbe stato un rischio e una provocazione. Il rispetto in una città universale e plurale come Firenze verso la libertà di culto è un valore universale da difendere. Associare questa sensibilità ad una “inferiorità culturale” è un messaggio inaccettabile che presupporrebbe una “superiorità culturale” di natura etnica e religiosa. Pensavo che questi concetti fossero stati cancellati dopo il nazismo e le leggi razziali. Mi ferisce che ancora oggi invece a Firenze un giovane politico si esprima così. Spero si renda conto della inaudita gravità delle sue dichiarazioni». Si infuria pure l’imam Elzir Izzedine: «Parole che sanno di fascismo». Il capogruppo Pd Angelo Bassi: «Parole di gravità inaudita». CONTINUA LEGGERE
Atteggiamento opposto a Padova, dove il sindaco Bitonci ha vietato l’uso delle palestre come luogo di preghiera. Da Il Mattino di Padova:
Stop al Ramadan nella palestra Giotto di via Sarpi, che da qualche anno l’amministrazione concedeva in utilizzo all’associazione marocchina di Padova solo per il periodo del mese sacro dell’Islam, che in questi anni è coinciso con le settimane estive. Il sindaco Massimo Bitonci ha previsto lo stop. Ma la concessione per il Ramadan 2014, che inizia sabato, è già stata data.
«Le palestre comunali devono essere utilizzate per lo svolgimento dell’attività sportiva, l’educazione e l’avviamento allo sport dei giovani. Nella giornata di oggi siamo stati informati che l’ex prosindaco Ivo Rossi e l’ex assessore Umberto Zampieri, in data 5/06/2014, hanno concesso all’Associazione Marocchina di Padova la “Palestra Giotto” di via Sarpi 3 e giardino adiacente per effettuare le celebrazioni del Ramadan. La nuova Amministrazione intende specificare che, a partire dal suo insediamento, non saranno più riconosciute autorizzazioni per lo svolgimento di questo tipo di attività in palestre comunali», dichiara il sindaco.