Si va avanti a ritmi serrati. Una votazione dopo l’altra, lunedì e venerdì compresi. Tra decreti a rischio scadenza e la riforma del bicameralismo ancora in attesa della prima approvazione, i parlamentari si preparano a un tour de force. Il governo non vuole perdere tempo, né arrivare alla pausa estiva senza aver incassato il primo, sospirato, ok al disegno di legge costituzionale. E così l’assemblea dei capigruppo del Senato approva un calendario impegnativo. Anzitutto l’addio al bicameralismo. Già alle prese con un’imponente mole di emendamenti, la maggioranza decide di dare priorità al ddl Renzi-Boschi. I decreti finiscono in coda, anche quelli in scadenza.
Da lunedì a Palazzo Madama si inizierà a votare la riforma istituzionale. Solo giovedì arriverà in Aula il decreto competitività, al momento all’esame delle commissioni riunite Industria e Ambiente. A rischio – è altamente probabile il ricorso alla fiducia – il decreto Cultura. Approderà davanti all’assemblea di Palazzo Madama il 28 luglio (e ci saranno solo due giorni prima della scadenza). Resta il decreto carceri, per cui la capigruppo ha dedicato i lavori dal 4 all’8 agosto. Non è neppure tutto. Da qualche settimana il Parlamento in seduta comune è impegnato, finora senza esito, con l’elezione dei membri laici del Csm e dei due giudici della Corte Costituzionale. Si dovrà trovare il tempo anche per questa votazione.
I giorni a disposizione sono pochi, il governo accelera. E a nulla servono le critiche delle opposizioni. Nel pomeriggio Sel, Lega Nord e Cinque Stelle hanno tentato invano di bocciare il calendario approvato dalla capigruppo. «Una forzatura inaccettabile che antepone le riforme ai decreti in scadenza – denuncia Loredana De Petris (Sel) – È strabiliante che alla maggioranza non interessino i provvedimenti che potrebbero servire al Paese, come il decreto Cultura, sul quale il Pd non ha ritirato gli emendamenti come chiesto dal ministro Franceschini e sta facendo opposizione a se stessa». I democrat ostentano ottimismo. Secondo il presidente della commissione Cultura del Senato Andrea Marcucci «il decreto sarà convertito nei tempi previsti».
Restano le polemiche sul poco tempo a disposizione per esaminare – e modificare – le riforme istituzionali. A Palazzo Chigi nessuno vuole prendere in considerazione l’ipotesi di un rinvio dopo le ferie. Per l’immagine dell’esecutivo sarebbe un colpo non indifferente. «Io pretendo di avere il tempo per fare un lavoro serio. Diversamente, lo spirito collaborativo cambia», avverte il leghista Roberto Calderoli, relatore del designo di legge assieme alla dem Anna Finocchiaro.
Intanto il premier Matteo Renzi saluta con soddisfazione il nuovo vertice sulle riforme con il Movimento Cinque Stelle. Ennesimo tavolo in diretta streaming. «L’incontro è andato bene – spiega il presidente del Consiglio al termine del confronto con i rappresentanti grillini – Abbiamo avuto aperture su molti punti, per esempio sul ballottaggio». In attesa del nuovo passaggio parlamentare dell’Italicum, Pd e M5S provano una difficile intesa sulla legge elettorale, a partire da preferenze e doppio turno. Si tenta un accordo anche sull’abolizione dell’immunità parlamentare, in discussione nella riforma del bicameralismo. «Tra la vostra proposta e la nostra non c’è il Rio delle Amazzoni. C’è un ruscello che non è detto riusciremo a colmare, ma potremmo trovare punto incontro» spiega Renzi. Appuntamento da riaggiornare ai primi di agosto. «Ci rivediamo prima che l’Aula del Senato discuta di legge elettorale e quindi dopo l’approvazione in prima lettura da parte del Senato del ddl riforme. Da qui al primo agosto facciamo il giro ufficiale con tutte le forze politiche che stanno consentendo di far le riforme costituzionali e elettorale e mettiamo per iscritto quello che può restare in piedi o no. L’importante è che ci stiano anche gli altri perché le regole vanno condivise con tutti».