Da discendenti della cultura latina, siamo abituati a pensare che la fortuna sia qualcosa di imprevedibile, inafferrabile, lontana e vicina a suo piacimento. E invece, come spiegava già Machiavelli, la fortuna è donna: “è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla”, scriveva nel Principe. Con espressioni meno cruente, anche gli anglosassoni la pensano più o meno allo stesso modo: la fortuna non è il fato che regola il destino dell’uomo, ma solo di tutto ciò che sfugge al suo dominio. In sostanza, la fortuna si può e si deve controllare. Anzi: ingegnerizzare. E come si fa?
Chi è fortunato è più fortunato
Ci credono così tanto alla fortuna che in quest’azienda essere fortunati è un requisito per essere assunti. Se ci sono tante persone fortunate, vuole il ragionamento, anche l’azienda sarà fortunata, anzi: sarà la sommatoria delle fortune individuali, o anche di più. Chi volesse tentare la fortuna (appunto) e provare un colloquio, sappia che gli verrà sottoposto un questionario in cui dovrà barrare la casella più vicina alla sua percezione di sé. Si va da “non capisco perché mi vadano tutte storte” a “mi va tutto a gonfie vele e non so nemmeno perché”. Insomma, basta convincersi di essere fortunati per diventarlo (e ottenere un lavoro).
Aiuta gli audaci
Come dice il proverbio, la fortuna aiuta gli audaci. Qui si parla di fortuna, ma si pensa di più al coraggio e alla follia. Chi intravede una possibilità di azione in una situazione complessa, o anzi in un momento di routine, compie un azzardo che supera tutti le aspettative, e soprattutto ribalta le priorità, che suggerirebbero di evitare di intervenire. Se si verrà ricompensati sarà una grande dimostrazione di fortuna. L’importante è non montarsi la testa e pensare che sia tutto fiuto.
La preparazione che incontra l’opportunità
Secondo molti, la fortuna “è quello che accade quando la preparazione incontra l’opportunità”. A differenza dell’azione audace, è l’organizzazione rigorosa, precisa e intelligente che conta. La sfortuna sarebbe, al contrario, “quello che accade quando una mancata preparazione incontra una situazione sfavorevole”. È scorretto parlare di tragica fatalità se una casa costruita male crolla al primo terremoto. La questione, qui, è ancora nell’ambito di Machiavelli: ciò che sfugge al dominio dell’uomo è sorte. Ma la sfida sta nel porre gli argini, e agire con saggezza. Per diventare fortunati forse basta questo.