Il poliziotto in guerra

Il poliziotto in guerra

Lunedì 18 agosto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha parlato alla Casa Bianca degli avvenimenti di Ferguson, Missouri, dove l’uccisione, lo scorso 9 agosto, del 18enne Michael Brown da parte della polizia locale ha causato giorni di proteste. Un giornalista ha chiesto a Obama un commento sull’equipaggiamento in uso alla polizia locale: e qui, molto cautamente, il presidente ha ammesso che a Ferguson – come in molti altri luoghi degli Stati Uniti – potrebbe esserci un problema.

«Penso – ha detto Obama – che sia probabilmente utile rivedere che fine hanno fatto i fondi, come le forze di polizia locali usano i soldi dei programmi di finanziamento, per assicurarsi che ciò che stanno comprando siano cose di cui hanno davvero bisogno. Perché c’è una grossa differenza tra il nostro esercito e le forze di sicurezza locali e non vogliamo che il confine si confonda. Sarebbe contrario alle nostre tradizioni.»

Perché Obama parli di confini che si confondono è chiaro dalle immagini e i video che arrivano da Ferguson:

Alcuni agenti di polizia spingono i manifestanti lontano dal quartiere commerciale di Ferguson, Missouri, 11 agosto 2014. (Scott Olson/Getty Images)

In una delle immagini più famose delle proteste di questi giorni, un manifestante disarmato ha davanti a sé una squadra di diversi uomini in tuta mimetica, maschera antigas, stivali militari. I poliziotti-soldati puntano contro di lui dei fucili, mentre sullo sfondo si vedono chiaramente altri uomini con un modello derivato dal fucile d’assalto M4, in uso alle forze armate. Altre foto mostrano poliziotti con quattro o sei cartucce addizionali sull’armatura corporea, ciascuna da trenta proiettili. Descrivendo questo equipaggiamento, Paul Szoldra, che è stato in servizio come marine in Afghanistan, si è chiesto pochi giorni fa in un articolo su Business Insider perché le forze di polizia in un centro urbano americano usassero lo stesso equipaggiamento che utilizzava durante i pattugliamenti in una zona di guerra.

Ferguson è la spia di un fenomeno molto più ampio e diffuso in tutti gli Stati Uniti: la crescente militarizzazione delle forze dell’ordine americane

I poliziotti della foto non stavano rispondendo a una sparatoria né si preparavano a compiere una delicata operazione di salvataggio degli ostaggi: erano impiegati per contenere le proteste successive alla morte di Brown. Le forze dell’ordine locali sono state pesantemente criticate per come hanno gestito la situazione, ad esempio per l’arresto di parecchi giornalisti, ma Ferguson è la spia di un fenomeno molto più ampio e diffuso in tutti gli Stati Uniti: la crescente militarizzazione delle forze dell’ordine americane.

È un fenomeno che negli ultimi anni sta causando grande dibattito nel Paese e che ha origini molto lontane, come ha mostrato il giornalista Radley Balko in un bel libro uscito nel 2013 negli Stati Uniti e intitolato Rise of the Warrior Cop – la nascita del poliziotto guerriero. Al centro c’è la formazione di squadre speciali – le Swat – anche in centri abitati che sono poco più di paesini, una lunga serie di politiche che hanno riversato sui dipartimenti di polizia tonnellate di equipaggiamento militare e la retorica, vecchia di decenni, che la lotta contro il crimine sia una “guerra” – e che dunque vada gestita e combattuta come tale, anche se entrambi gli “schieramenti” in campo sono formati da cittadini dello stesso Paese.

1. Los Angeles, 1965

Nell’agosto del 1965, la rivolta di Watts, a Los Angeles, durò sei giorni e causò 34 morti e oltre mille feriti. La scintilla fu l’arresto di un ragazzo afroamericano dopo un controllo stradale da parte di un poliziotto bianco. Le tensioni razziali striscianti tra la comunità afroamericana e le autorità esplosero in poche ore in una vera e propria rivolta in un’ampia area della città, con scontri a fuoco, incendi e saccheggi.

In prima linea nella gestione di quella emergenza c’era l’allora ispettore 39enne Daryl Gates, futuro capo della polizia di Los Angeles, che decise di chiedere consiglio all’esercito che combatteva in Vietnam su come si conducesse una guerriglia urbana come quella che stava vedendo in prima persona tra le case di Los Angeles.

La Guardia Nazionale duratne la rivolta di Watts, Los Angeles, nel 1965 (Hulton Archive/Getty Images)

Ma ci fu un altro episodio che convinse molti americani del fatto che le forze dell’ordine non avessero i mezzi per contrastare efficacemente la violenza. Un anno più tardi i fatti di Watts, il 1° agosto 1966, un ex marine 25enne di nome Charles Whitman salì in cima alla torre dell’edificio principale dell’università del Texas ad Austin e, per i novanta minuti successivi, sparò a decine di persone a una distanza di centinaia di metri, spesso uccidendole sul colpo. Le squadre di polizia che arrivarono sul posto non avevano armi in grado di rispondere efficacemente al fuoco e quattro persone dovettero salire in cima alla torre per raggiungere Whitman, che nel successivo scontro a fuoco rimase ucciso.

Swat è una sigla, ma significa anche “schiacciare” con un colpo secco, come si fa con una mosca

A Los Angeles, intanto, Gates aveva cominciato a mettere insieme una squadra speciale che utilizzava un’organizzazione militare (usava armi automatiche ed era divisa in “plotoni”, ad esempio) e che, mentre i superiori di Los Angeles rimanevano restii a permettere la creazione, faceva addestramento in segreto in campagna e con i marines della base di Camp Pendleton. Fu il prototipo della prima squadra Swat, una sigla inventata dallo stesso Gates che sta per Special Weapons And Tactics. Ma to Swat in inglese significa anche “schiacciare”, specialmente con un colpo secco e una superficie piatta – come si schiaccia una mosca.

2. Nel nome della maggioranza silenziosa

La controcultura giovanile e la diffusione delle droghe, l’aumento del crimine, le tensioni razziali diffusero in parte della classe media bianca una sensazione di insicurezza, che Richard Nixon e i suoi consiglieri furono in grado di sfruttare al meglio vincendo con una campagna “legge e ordine” le elezioni presidenziali del 1968. La scelta di investire tutto sul desiderio di ordine della “maggioranza silenziosa” e dell’“America ignorata”, incarnato dai repubblicani di Nixon, fu un elemento decisivo della vittoria.

Già dalle prime settimane della presidenza Nixon si capì che il presidente repubblicano intendeva far seguire rapidamente i fatti agli slogan elettorali. Nixon stabilì che il focus delle politiche federali contro il crimine sarebbe stato la lotta alla droga. La “dichiarazione di guerra” vera e propria – quando nella retorica politica nazionale entrarono lessico e prospettive militari – avvenne pochi anni più tardi, in una serie di discorsi tenuti dal presidente nel 1972.

Il primo raid della squadra Swat di Daryl Gates avvenne nel dicembre 1969, contro il quartier generale delle Pantere Nere a Los Angeles. Fu un assedio urbano che durò parecchie ore, in cui vennero scambiati migliaia di colpi e gli Swat di Gates utilizzarono un lanciagranate, per il cui impiego dovettero chiedere l’autorizzazione al ministero della Difesa. Sei persone furono arrestate ma vennero più tardi assolte da tutte le accuse più gravi. Otto rimasero ferite e nessuno, miracolosamente, venne ucciso. Anche se i suoi effetti concreti furono molto sproporzionati alla forza paramilitare messa in campo, il raid contro le Pantere Nere fu il primo successo mediatico per gli Swat.

Cinque anni più tardi ci sarebbe stata la vera e propria consacrazione e l’ingresso nella cultura collettiva: nel 1974 ci fu un’altra operazione presto degenerata in guerriglia urbana a Los Angeles, questa volta contro la Symbionese Liberation Army. La SLA era una strana via di mezzo tra una setta e un movimento rivoluzionario, coinvolta in diverse attività illegali tra cui il rapimento di Patty Hearst, parte della famiglia proprietaria di uno dei più grandi imperi editoriali americani. L’operazione si concluse con sei morti – tutti appartenenti alla SLA – dopo ore di sparatoria in un affollato quartiere di Los Angeles e il rogo della casa in cui si trovavano i sospetti. Gli Swat diventarono definitivamente famosi presso il grande pubblico. Nel febbraio del 1975, la rete televisiva ABC mandò in onda la prima puntata della serie Swat. Fu un successo straordinario. Molti dipartimenti di polizia, nelle grandi città e non solo, si erano convinte in pochi anni che per mantenere l’ordine fosse necessario creare squadre speciali. A metà degli anni Settanta ce n’erano circa cinquecento.

La sigla originale della serie tv Swat, 1975

3. Cambiare i modi

Nel frattempo, i piani dell’amministrazione Nixon stavano procedendo: nel 1970, con la nuova presidenza appena avviata, vennero approvate numerose leggi che spostavano la responsabilità di condurre la lotta alla droga al piano federale. La polizia locale venne incentivata ad adottare le linee guida governative nella lotta al crimine grazie a grandi programmi federali che gestivano grandi quantità di fondi.

Il cambiamento decisivo che avvenne in quegli anni fu nei modi in cui le forze dell’ordine la portarono avanti. Il successo mediatico delle operazioni Swat a Los Angeles dettarono la linea: se quella che bisognava combattere era una guerra, la polizia aveva davanti agli occhi l’esempio di una città che sembrava aver trovato gli strumenti appropriati, ovvero un equipaggiamento e un addestramento di tipo militare. Nella prima metà degli anni Settanta, in tutti gli Stati Uniti, ci furono centinaia e centinaia di raid da parte delle squadre speciali dell’effimera entità federale Odale nelle case private.

Nonostante la sbandierata professionalità, gli errori di persona e gli scambi di indirizzo si contarono a decine. E con essi, gli episodi tragici

In una tipica operazione antidroga del “nuovo corso”, una squadra di quindici o venti agenti entrava nelle case, nel cuore della notte, molto spesso senza preavviso, e i poliziotti puntavano la pistola alla testa degli occupanti, li sbattevano contro il muro e li insultavano. Era un cambio radicale: «Tattiche come quelle – scrive Balko – erano state usate raramente negli Stati Uniti, anche contro i peggiori criminali. Ora stavano venendo usate contro gente sospettata di crimini non violenti, e con tanto gratuito disprezzo per i diritti civili e le procedure che l’occasionale errore di indirizzo o la famiglia terrorizzata potevano essere derubricati a “dettagli insignificanti” o a poliziotti che “stavano solo provando a fare il loro lavoro”».

Nonostante la sbandierata professionalità, gli errori di persona e gli scambi di indirizzo si contarono a decine. E con essi, gli episodi tragici: erano gli stessi anni in cui una nuova interpretazione della Costituzione americana e il decisivo lobbismo della National Rifle Association promossero la diffusione di armi private tra gli abitanti in percentuali sconosciute a ogni altro Paese occidentale – e il diritto ad usarle. L’arrivo improvviso di uomini a volto coperto, nel cuore della notte, causò in diversi casi una reazione violenta da parte dei sospettati – quando non di persone che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato – a cui seguivano morti e sparatorie.

4. Una guerra ininterrotta

Ci fu un rallentamento durante la presidenza Carter, ma con Reagan, presidente dal 1981 al 1989, l’enfasi sulla lotta alla droga tornò più potente di prima. L’Fbi venne coinvolta pesantemente nella nuova “guerra”, un coinvolgimento che il celebre primo direttore J. Edgar Hoover, morto nel 1972, aveva sempre evitato. Il cambiamento ideologico, già iniziato da Nixon, divenne evidente sotto Reagan: criminali, spacciatori e perfino consumatori abituali erano i nemici della guerra e persone ormai irrecuperabili, per cui parlare di misure di prevenzione o di cause sociali alla base del fenomeno della tossicodipendenza era tempo perso. I discorsi morali e la contrapposizione tra il bene e il male sembravano giustificare l’impiego di modi sempre più invasivi e massicci da parte delle forze dell’ordine.

Nel 1987 passò una legge che facilitava il passaggio di equipaggiamento militare dall’esercito alle forze di polizia locali

Una serie di operazioni antidroga negli anni Ottanta, come l’operazione Camp in California o l’operazione Delta-9 a livello federale, utilizzarono migliaia di agenti, armati come soldati e trasportati con elicotteri. Aerei spia U-2 sorvolarono il territorio americano alla ricerca di piantagioni di marijuana. Nel 1987 passò una legge che istituiva un ufficio al Pentagono con lo specifico scopo di facilitare il passaggio di equipaggiamento militare non più necessario all’esercito alle forze di polizia locali.

Nel 1985 ci fu il primo utilizzo di uno dei due mezzi per entrare in un’abitazione, grazie a un ariete montato sul davanti

Nel frattempo, la polizia di Los Angeles si confermava all’avanguardia nello sperimentare le possibilità date dalle nuove squadre Swat. Per la sicurezza delle Olimpiadi del 1984, Daryl Gates – diventato capo della polizia cittadina – era riuscito a farsi dare due veicoli corazzati per il trasporto truppe, inizialmente usati per la sicurezza degli impianti nucleari, e nel febbraio del 1985 ci fu il primo utilizzo di uno dei due mezzi per entrare in un’abitazione, grazie a un ariete montato sul davanti. Il mezzo fece un buco nel muro di una casa sospettata di essere un covo di spacciatori e trovò all’interno due donne e tre bambini che mangiavano il gelato – e nessuna traccia di droga. L’operazione fu un fallimento così spettacolare che l’uso dell’ariete venne vietato dai giudici americani.

Con George H. Bush si continuò sulla linea tracciata da Reagan. Nel 1990 quasi tutte le città americane con più di 100 mila abitanti avevano una squadra Swat o la stavano creando, e la percentuale era del 50 per cento per le città tra i 25 mila e i 50 mila abitanti. L’amministrazione Clinton cambiò poco o nulla: anzi, uno dei progetti che hanno fornito più armi ai dipartimenti di polizia locale risale proprio agli anni della sua presidenza. Il cosiddetto «programma 1033», lanciato nel 1997 e tuttora in vigore, ha fornito alle forze di polizia americane miliardi di dollari di equipaggiamento provenienti dalle forze armate. Nei soli tre anni tra il 1997 e il 2000, il valore di quell’equipaggiamento è stato di 727 milioni di dollari. Più concretamente, si tratta ad esempio di 253 aerei ed elicotteri Blackhawk e Huey, 7.856 fucili M-16, 181 lanciagranate, 8.131 elmetti antiproiettile, 1.161 visori notturni.

Alle polizie locali sono arrivati 253 aerei ed elicotteri, 7.856 fucili M-16, 181 lanciagranate, 8.131 elmetti antiproiettile, 1.161 visori notturni

L’amministrazione Clinton lanciò anche il programma Cops, teoricamente diretto ad aumentare il grado di interazione tra le comunità e la polizia, ma in pratica formato da una gran quantità di fondi federali che sono serviti ad aumentare il numero degli agenti di circa 60 mila unità – e a finanziare la creazione di squadre Swat in cittadine dove fino a pochi anni prima non c’erano. Le squadre Swat sono arrivate, a metà degli anni Duemila, anche a Middleburg, Pennsylvania (circa 1.300 abitanti) e a Butler, Missouri (circa 4.200 persone). Ma che cosa farsene, a Middleburg o a Butler, di una squadra Swat?

5. Che cosa farsene delle Swat

L’11 febbraio 2010, a Columbia, in Missouri, la squadra Swat del locale dipartimento di polizia forzò la porta di casa di un uomo di nome Jonathan Whitworth ed entrò, armi spianate, per condurre una perquisizione. Ammanettarono Jonathan contro il muro, spararono a entrambi i suoi cani uccidendone uno e portarono fuori dall’abitazione la moglie e il figlio di sette anni. Tutto quello che trovarono furono i resti di qualche canna nella pattumiera della cucina, una pipa e un grinder. Otto giorni prima, secondo la versione della polizia, un informatore aveva detto che Whitworth aveva in casa una grande quantità di marijuana.

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Il video dell’operazione di perquisizione di Jonathan Whitworth

Quando il video dell’operazione venne reso pubblico dalla polizia di Columbia, dopo molte insistenze, venne visto centinaia di migliaia di volte e scatenò un dibattito nazionale. Secondo Radley Balko, circa cento operazioni del genere avvengono negli Stati Uniti ogni giorno. Sono il modo principale in cui vengono utilizzate oggi le squadre Swat negli Stati Uniti: l’esecuzione di mandati di perquisizione o di arresto per reati non violenti, come quelli legati alla droga.

Qualche mese fa, prima che se ne tornasse a parlare a causa di Ferguson, un documento dell’associazione Aclu (American Civil Liberties Union) ha ravvivato di nuovo il dibattito. Nel 2011-2012, dice il rapporto, oltre il 60 per cento delle operazioni Swat sono state in cerca di droga, nella maggior parte dei casi con un solo mandato di perquisizione.

Per far questo, le forze dell’ordine americane hanno acquistato a partire dal 2006 circa cinquecento veicoli blindati resistenti alle mine – come il blindato da 30 tonnellate, alto tre metri, che un giornalista del New York Times ha descritto nel garage municipale della cittadina di venticinquemila abitanti di Neenah, Wisconsin – quasi 94mila mitragliatori, 45mila visori notturni e oltre cinquecento aerei ed elicotteri, oltre a silenziatori, dispositivi per la detenzione delle mine e altro materiale che sembra più appropriato al deserto iracheno che al Midwest. Molto spesso, la motivazione della richiesta per il materiale militare è il “terrorismo”, indizio del fatto che gli attentati dell’11 settembre hanno impedito radicali cambiamenti negli ultimi anni; altrettanto spesso quel materiale resta inutilizzato nei magazzini.

Un blindato della Guardia Nazionale a Ferguson, Missouri, il 21 agosto (Scott Olson / Getty Images)

Al di là delle cifre, la militarizzazione delle forze di polizia ha molti altri aspetti problematici. Le squadre Swat sono addestrate molto spesso da militari in servizio, solitamente parte delle forze speciali dell’esercito, gli Army Rangers, o della marina, i Navy SEALs – ovvero il reparto che ha portato avanti l’operazione per uccidere Osama Bin Laden. Molti siti internet dei dipartimenti di polizia locale, che a volte coprono aree abitate da poche decine di migliaia di persone in cui i crimini violenti sono tutt’altro che all’ordine del giorno, mostrano fieramente gli agenti delle squadre speciali pesantemente armati, magari in posa davanti a un blindato con un mitragliatore sulla torretta. Una retorica e un’attitudine paramilitare rischia di creare molti più danni di quelli che è in grado di prevenire, e anche nel contrasto alla criminalità è molto dubbio che sia l’atteggiamento migliore.

Si è visto anche a Ferguson, Missouri: mercoledì 20 agosto un ufficiale di polizia con alle spalle vent’anni di servizio, Ray Albers, è stato sospeso dal servizio a tempo indeterminato dopo che, il giorno precedente, aveva puntato il suo fucile d’assalto ad altezza uomo verso un manifestante.

Il poliziotto Ray Albers, a Ferguson, punta il fucile d’assalto contro un manifestante, il 19 agosto (Aaron P. Bernstein/Getty Images)

Balko scrive che la confusione tra soldato e poliziotto è stato un fenomeno lungo e che non è facile indicare un solo responsabile: «Nessuno ha preso la decisione di militarizzare la polizia in America. Il cambiamento è arrivato lentamente, il risultato di una generazione di politici e funzionari pubblici che hanno sventolato e sfruttato le paure diffuse dichiarando guerra ad astrazioni come il crimine, l’abuso di droga e il terrorismo. Le politiche che ne sono risultate hanno reso quelle metafore belliche sempre più reali».

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