Isis, se un video di Vice gli fa propaganda

Isis, se un video di Vice gli fa propaganda

Guardo il video reportage che il magazine Vice ha pubblicato su Isis, il gruppo terroristico che sta conquistando sempre di più villaggi e città tra Iraq e in Siria, e ha proclamato l’instaurazione di un califfato nella regione.

Il giornalista palestinese Medyan Dairieh ha vissuto per tre settimane con i miliziani stanziati a Raqqa, Siria, città e provincia che Isis controlla dal marzo 2013.

Nel video lo vediamo seguire i miliziani nelle quotidiane attività di amministrazione del territorio «in tutti i suoi aspetti», come essi stessi spiegano. Dal tribunale dove si applica la sharia, la legge islamica, ai negozi in cui i miliziani controllano l’equità dei prezzi applicati, fino ai campi di indottrinamento dei ragazzini (qui un articolo dell’Atlantic che racconta bene la precisa amministrazione del territorio da parte dei miliziani).

Mentre il video scorre, mi accorgo che c’è qualcosa, in quelle immagini, di familiare.

Nei mesi scorsi mi sono imbattuta più volte in video promozionali che lo stesso gruppo ha realizzato e pubblicato su internet. Pensando di scriverci un articolo, li ho salvati in una cartella sul desktop.

Sono andata a riguardarli.

Ce n’è uno particolarmente interessante. Si intitola Stories of Conquest ed è l’unicesima puntata di una serie chiamata The Light Revelations e pubblicata sul canale di You Tube Enter The Truth, che porta il simbolo dell’Isis (vi si legge ad-Dawlah al-ʾIslāmiyyah, lo Stato Islamico) . Anche questo video vuole mostrare come Isis amministra un territorio conquistato.

I due prodotti, il reportage di Vice e la puntata della serie, hanno di fatto gli stessi contenuti. Se fossero pezzi letterari parleremmo di topos, luoghi comuni, cioé temi ricorrenti in un dato autore o genere. In entrambi i video, di fatto, vengono mostrate le stesse cose.

Eccolo il video di The Light Revelations:

Questi sono i temi ricorrenti che vedo in entrambi i filmati. Vi indico i minuti a cui trovare le scene. Divertitevi, se vi va, a cercare le somiglianze.

 – Lo jihadista che racconta alla telecamera la felicità mai provata prima di vivere in una città amministrata dalla sharia (Light: 1:37 Vice: 12:39)

 – Il lamento per le violenze subite dai musulmani: donne violentate, bambini resi orfani, musulmani uccisi dagli infedeli… (Light: 0:40 Vice: 12:18)

 – Lo jihadista europeo venuto a combattere (Light: 1:14 e 2:21 Vice: 11:06 e 16:08)

 – La festa/propaganda in piazza la sera, i giochi con i bambini (Light 7:10 e 10:14 Vice: 14:55)

 – Insegnamento ai bambini dei precetti dell’islam (Light: 3:11 Vice 33:13)

 – La pratica della Bay’ah, l’alleanza sancita tra un gruppo di fedeli e un leader. In questo caso si sancisce l’alleanza tra abitanti del villaggio conquistato e Al Baghdadi, capo dell’Isis  (Light: 13:13 Vice: 7:05)

 – Il controllo del corretto svolgimento delle attività commerciali ed economiche (Light: 6:33 Vice: 21:38)

 – Il tribunale e le punizioni inflitte a chi ha trasgredito la legge islamica (Light: 4:47 Vice 23:56)

 – Il miliziano ferito che si mostra al pubblico (Light: 7: 15 e 11:51 Vice: 15:08 )

 – Il miliziano che dice una cosa simile a: “Non tornerò a casa o non darò dolci ai miei bimbi finché anche i bambini di questo villaggio non potranno averne” (Light: 7:15 Vice: 8:50)

 – I bambini che dicono vogliamo lo Stato Islamico e la jihad (Light: 11:19 Vice: 33:41)

 – Il tributo alle armi, unico mezzo per imporre la sharia. In entrambi i video è posto in chiusura.

Perché è interessante fare questo esercizio?

Perché il video di Vice si inserisce dentro una precisa strategia mediatica del gruppo terroristico. Senza nulla togliere all’abilità e al coraggio del giornalista Dairieh, il magazine Vice ha fatto un gran favore al gruppo, rivestendo di una veste più appealing e occidentale, quel che Isis di suo aveva già mostrato al mondo.

L’intenzione, qui, non è di banalizzare il lavoro di Vice né di definirlo inutile. Anzi. Vogliamo inserirlo in un contesto per capirne il significato. Cercando ulteriori notizie sulla propaganda del gruppo, mi imbatto in questo articolo della Bbc scritto da Faisal Irshaid il 19 giugno 2014. Racconta della «sofisticata» propaganda che lo Stato islamico sta costruendo sui social network. Attraverso foto e post, Isis mostra le conquiste che va facendo, con tanto di dettagli sulle operazioni militari, dal numero di bombardamenti, delle missioni suicide o delle uccisioni (ma anche Questo articolo dell’Atlantic approfondisce la questione).

Sui social network, spiega Irshais, Isis sceglie le foto con l’impatto più forte, con lo scopo di spaventare i nemici (attraverso scene come queste, ad esempio). Ma tra gli obiettivi, c’è anche quello di raccogliere ammirazione tra i gruppi o i musulmani più radicali. Isis, infatti, mira a raccogliere sostenitori nei Paesi del mondo arabo e non solo. E promuove la sua ideologia.

Il video di Vice, povero di immagini violente o di scene intense di combattimento (comunque presenti, soprattutto all’inizio del video), lo avvicinerei più a questo secondo obiettivo. Che è lo stesso dentro cui mettere l’undicesima puntata di The Light Revelation. Il gruppo comunica al mondo la sua ideologia e mostra come si vive – pacifici e felici – dentro una città governata dalla sharia. Non solo. Dimostra anche di avere le capacità burocratiche, tecniche, educative, amministrative necessarie ad occuparsi di tutti gli aspetti della vita quotidiana di una città. 

Isis, spiega Irshais, mostra attraverso la sua strategia di comunicazione di aver abbandonato l’approccio di gruppo chiuso per aprirsi invece verso il resto del mondo. E forse sembrare un po’ meno ostile. Il video di Vice – un reportage concesso a una testata occidentale – è parte di questa strategia.