L’Italia è in recessione tecnica: la crescita non c’è

L’Italia è in recessione tecnica: la crescita non c’è

Si allontana (e di molto) la previsione di crescita dello 0,8% per il 2014 fatta dal governo Renzi. Secondo la stima preliminare dell’Istat, nel secondo trimestre del 2014 il Prodotto interno lordo è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente – il peggiore dato dal 2000 – e dello 0,3% nei confronti del secondo trimestre del 2013. Cala il valore aggiunto di agricoltura, industria e servizi. L’Italia è ufficialmente in recessione tecnica, dopo il -0,1% del primo trimestre. Nello stesso periodo, il Pil è aumentato dell’1% (in termini congiunturali) negli Stati Uniti e dello 0,8% nel Regno Unito, dati che confermano come il nostro Paese fatichi a tornare a galla più degli altri.

L’ultimo dato positivo risale al quarto trimestre del 2013 (+0,1%) dopo una serie ininterrotta di segni meno iniziata nel terzo trimestre 2011. Il livello del Pil nel secondo trimestre del 2014 risulta essere il più basso dal secondo trimestre del 2000, ovvero da 14 anni.

Come conseguenza del rilascio di questi dati, Piazza Affari crolla, mentre lo spread tra titoli italiani e tedeschi sale velocemente. 

IL DOCUMENTO

COMPITI DIFFICILI PER RENZI. Il dato diffuso dall’Istat certifica quello che il Fondo monetario internazionale e Bankitalia avevano già previsto: la crescita non c’è e la previsione per il 2014 del governo, +0,8%, non solo sfuma ma sembra ormai un ricordo fin troppo ottimistico. Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan avranno non poche difficoltà per mantenere il deficit sotto il tetto del 3% del Pil. Il banco di prova sarà la prossima legge di stabilità, che dovrà per forza contenere forti tagli alla spesa. 

«Il 3% nel rapporto deficit-Pil nel 2014, e anche nel 2015, non sarà superato. Non ci sarà bisogno di una manovra aggiuntiva», ha assicurato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in un’intervista al direttore del Sole 24 Ore, in cui esclude il rischio Troika, ma non nasconde le difficoltà del Paese. «Sulla crescita», ha commentato qualche giorno fa il premier Matteo Renzi, «ci aspettavamo dati più alti, in linea con le previsioni dell’eurozona, ma questo significa che lavoreremo con maggior determinazione. Che il Pil sia zero o 0,6% dobbiamo fare di tutto per rimettere in moto l’economia italiana».

Altra partita, poi, è quella con l’Europa. Il debito italiano preoccupa e non poco la Commissione europea. E senza crescita il debito non può calare. Il pareggio di bilancio, quindi, si allontana ben oltre il 2016. 

IL PESO DELL’EXPORT. Il ribasso del Prodotto interno lordo nel secondo trimestre sembra risentire dell’indebolimento della spinta da fuori confine, spiega l’Istat. Dal lato della domanda, il contributo alla variazione congiunturale del Pil della componente nazionale, al lordo delle scorte, risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo. Le altre economie d’Europa risentono ugualmente dell’arretramento delle esportazioni come evidenziato i dati sugli ordini all’industria tedesca rilasciati questa mattina, in cui la Germania mostra il peggior calo da oltre due anni e mezzo. 

PRODUZIONE INDUSTRIALE COL SEGNO PIÙ. L’unico dato positivo è quello sulla produzione industriale, sempre diffuso da Istat il 6 agosto. A giugno segna un +0,9% rispetto al mese di maggio, e un +0,4% in termini tendenziali. Nella media del primo semestre, la produzione ha segnato un aumento dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

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