RIMINI – L’assenza di Matteo Renzi ha fatto rumore. E così quella dei suoi luogotenenti al governo. Gente come Graziano Delrio, che appena un anno fa partecipava ai dibattiti agostani organizzati da Comunione e Liberazione. L’aria è cambiata. Nonostante la nutrita schiera di ministri e sottosegretari che sfilano a Rimini, il Meeting perde un pezzo della sua potenza di fuoco, quella che per anni incoronava l’appuntamento di Cl come un faro per la politica italiana. «L’apertura della stagione politica», era il ritornello degli addetti ai lavori. Questa volta niente leader nè larghe intese, l’agenda non si scrive in riva all’Adriatico. Ballano diversi fattori, in primis la spaccatura tra gli esponenti politici di ascendenza ciellina nel centrodestra. E non è un caso che, tra i vari Lupi, Mauro e Formigoni, nessuno oggi partecipi ai dibattiti in Fiera. Nomi, esperienze e voti alla sbarra del renzismo. Il peso specificio del popolo del Meeting nel dibattito politico non è più quello di una volta. La corsa dei leader e le standing ovation sono un ricordo. Anche se qui, oltre alla cronaca politica osannata dai media, è andato in scena molto altro. Eventi culturali, religiosi, scientifici ed economici puntualmente snobbati dalla grande stampa.
Lo slogan del Meeting 2014 è «Verso le periferie del mondo e dell’esistenza». Israele e Palestina, Siria ed Egitto, dialogo interreligioso e persecuzione dei cristiani nel mondo. Temi e protagonisti di caratura internazionale, con gli esteri al centro di un dibattito mediaticamente azzeccato. Al posto della politica, gli organizzatori possono contare su una robusta iniezione di economia. Più manager che parlamentari. Nella settimana di fine agosto la Fiera di Rimini si conferma cenacolo privilegiato per la classe dirigente del capitalismo italico che in Riviera si riunisce, stringe mani, firma protocolli e partecipa a tavole rotonde. Scortati dai volontari del servizio d’ordine, sulla moquette ciellina sfilano gli ambasciatori di salotti buoni e consigli d’amministrazione. Capitani d’industria e navigati uomini pubblici. Manager delle aziende che sponsorizzano la kermesse ciellina (quest’anno anche il colosso dolciario Ferrero) e superdirigenti dei gioielli di Stato. Ma anche giovani imprenditori e startupper che ce l’hanno fatta.
Gli onori di casa, tra business e impresa, li fa la Compagnia delle Opere, associazione imprenditoriale di ascendenza ciellina. «Un criterio ideale, un’amicizia operativa», è la frase che campeggia sullo stand della Cdo in fiera. Avamposto di una realtà che conta un cinquantina di sedi sparse nel mondo e riunisce 36mila aziende (la maggior parte delle quali pmi). Nella settimana del Meeting la Cdo è protagonista con il suo presidente Bernhard Scholz, relatore in sette conferenze tra cui quelle con i manager più blasonati di passaggio a Rimini. La lista è lunga. Ci sono i vecchi amici del Meeting, che in Riviera sono planati nelle scorse edizioni, ma anche ospiti eccellenti alla loro prima volta. Due nomi su tutti: Giorgio Squinzi, numero uno di Confidustria e Sergio Marchionne, a.d. di Fiat-Chrysler e protagonista della giornata conclusiva del Meeting. Ai dibattiti riminesi partecipano anche imprenditori illuminati come il renziano Oscar Farinetti e il re del cashmere Brunello Cucinelli. Ospiti del Meeting pure il presidente della Ferrero Francesco Paolo Fulci, l’amministratore delegato di Wind Maximo Ibarra, il collega di Sky Italia Andrea Zappia, oppure il presidente di Atlantia e Autostrade per l’Italia Fabio Cerchiai. Spiccano anche Federico Golla, amministratore delegato di Siemens, Claudio Domenicali, a.d. di Ducati, Roberto Snaidero, patron delle omonime cucine e presidente di Federlegno Arredo, associazione di categoria che al Meeting porta un maxi-stand con mostre, conferenze e installazioni.
Al Meeting non mancano, oggi come ieri, i top manager delle grandi aziende partecipate o controllate dallo Stato, parte delle quali interessate dalle nomine del governo Renzi. Per il riminese Mauro Moretti è un ritorno a casa, in Riviera. Al Meeting sbarca da amministratore delegato di Finmeccanica, dopo che negli anni scorsi veniva accolto coi galloni delle Ferrovie. Alla convention ciellina c’è spazio pure per Francesco Starace di Enel e Marcello Messori di Fs. Presente Carlo Malacarne, amministratore delegato di Snam, il numero uno di Sea Pietro Modiano e Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia. Poi ancora banchieri come Flavio Valeri, chief country officer di Deutsche Bank Italia, presidenti di associazioni di categoria come Mario Guidi di Confagricoltura. Infine le startup, rappresentate da un ciclo di incontri coordinato dall’imprenditore Santiago Mazza.
Dibattiti, conferenze stampa, attività di comunicazione istituzionale e visite agli stand promozionali. Staff e manager scivolano rapidi tra interviste e scatti fotografici in quella che diventa la cattedrale perfetta per business e relazioni. Non è una novità che al Meeting vadano in scena accordi, inaugurazioni e presentazioni che coinvolgono istituzioni e aziende. Flash e nastri da tagliare. Nel 2012 i padiglioni della Fiera avevano ospitato l’anteprima mondiale del Frecciarossa Mille. Il prossimo 26 agosto l’amministratore delegato di FS Michele Mario Elia e il ministro (ciellino) dei Trasporti Maurizio Lupi sigleranno un’intesa per rafforzare il collegamento dell’alta velocità ferroviaria agli aeroporti di Malpensa, Fiumicino e Venezia.
Nonostante le alterne fortune politiche, il Meeting continua a mostrare i muscoli di un evento internazionale. La crisi economica costringe a ridurre gli spazi espositivi ma non fa abdicare un festival da 800mila visitatori e 7 milioni di euro di costi, che impegna 4mila volontari da tutto il mondo. È questo serbatoio umano a stupire anche i detrattori più incalliti. Giovani e adulti si pagano vitto e alloggio a Rimini e si alternano al lavoro in Fiera dove puliscono, vigilano i parcheggi, cucinano, servono ai tavoli, accompagnano gli ospiti e vendono il merchandising. Volontari sorridenti, lontani anni luce dalle dispute politico-giornalistiche che si consumano nelle stanze dei bottoni sopra le loro teste. «A questo Meeting non manca nessuno e i protagonisti sono figure apparentemente periferiche ma che in realtà sono centrali» chiosa Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e tra i fondatori del Meeting. Che quest’anno, volente o nolente, riparte dalla politica estera e dai manager di casa nostra.