TaccolaConsumi: l’anno delle rinunce

Consumi: l’anno delle rinunce

L’anno delle prime volte, quasi tutte negative. Per il commercio il 2014 sarà ricordato come la prima volta in cui sono diminuiti i metri quadrati della grande distribuzione, sono scese le vendite e il Roe è diventato negativo. Se si aggiunge la deflazione, il quadro è completo: un disastro, in cui il Sud appare addirittura “allo sbando”. Le parole sono di Enrico Migliavacca, vicepresidente vicario Ancc-Coop, alla presentazione del Rapporto Coop 2014. 

Metri quadrati: la decrescita è ora

La “distribuzione moderna” è arrivata in ritardo in Italia rispetto ad altri Paesi occidentali, e per questo la superficie di ipermercati, superstore, supermercati e libero servizio è andata crescendo a ritmi molto alti, a discapito del commercio tradizionale, anche quando la Crisi era arrivata. Nel 2006 si era giunti a un aumento del 6% dei metri quadrati di vendita rispetto all’anno precedente, ma ancora fino al 2012 l’incremento era stato di oltre due punti percentuali rispetto al 2011. In casi estremi, come nella zona di Catania alla fine degli anni Duemila, il boom di nuova gla (superficie affittabile lorda) era stato addirittura clamoroso. All’inizio del 2014, ha certificato il Rapporto Coop, c’è stata la prima inversione di tendenza: un calo dello 0,2% in termini di metri quadrati, e di quasi un punto percentuale in termini di numero di punti vendita. Una discesa a cui ha contribuito la consistenza sempre maggiore dell’e-commerce (+20% anche nel 2013 in valore, ma ancora fermo all’1% nell’alimentare) e soprattutto il taglio dei consumi. 

Giù le vendite

Tra le categorie, discount e superstore crescono in termini di metri quadrati. Ma se guardiamo ai fatturati, la fotografia è impietosa per tutti, con la sola eccezione dei punti vendita alimentari specializzati, ed è data da questa tabella. 

Fonte: Rapporto Coop 2014

«La crisi ci ha tolto 100 miliardi di consumi», sintetizza il curatore del Rapporto, Albino Russo, responsabile dell’Ufficio Studi Ancc-Coop. Ma fino a quest’anno il calo nominale dei fatturati non si era mai visto. Nel primo semestre 2014 è stato in media dell’1,5 per cento. I formati più in difficoltà sono gli ipermercati, che nel Mezzogiorno hanno visto andare in fumo quasi sei punti di fatturato in un solo anno. 

Fonte: Rapporto Coop 2014

Tutto il Sud mostra un divario divenuto amplissimo con il Nord. «La nostra strategia per il Sud è rimanerci – dice a Linkiesta Enrico Migliavacca al termine della presentazione -. Come Coop abbiamo scelto di andare nel Mezzogiorno, comprando anche i negozi di Carrefour, quando hanno deciso di andarsene. Ma certo stiamo soffrendo molto. C’è un problema di formati, perché gli ipermercati non funzionano, e c’è un mercato agricolo che è prevalentemente locale. Nel Mezzogiorno oggi funzionano solo le offerte, e questo è naturalmente un problema per i conti».

Deflazione presente e futura

La distribuzione al dettaglio ha visto anche per la prima volta un Roe, ossia il rapporto tra il risultato d’esercizio e il capitale netto, negativo. Cosa che non è accaduta all’industria alimentare. Tra i motivi portati dal Rapporto Coop c’è il fatto che i prezzi di vendita sono saliti dal 2005 al 2014 del 21,7%, mentre quelli di acquisto dall’industria sono cresciuti nello stesso periodo del 27,9 per cento. 

Fonte: Rapporto Coop 2014

A spaventare i commercianti oggi si è aggiunta anche la deflazione. «È una brutta bestia – sintetizza efficacemente il presidente di Coop Italia Marco Pedroni -, se il fenomeno non viene aggredito subito può indurre a ulteriori diminuzioni dei consumi. Per questo è importante che ci sia un sostegno della domanda interna da parte del governo. Se non ci fosse stato il bonus da 80 euro la situazione sarebbe stata ancora peggiore, ma bisogna sostenere maggiormente i redditi bassi, ed evitare in primo luogo di toccare ancora l’Iva». 

L’anno delle rinunce

I dati dicono anche che a scendere molto sono stati anche i volumi. Nel settore alimentare è in atto, per il curatore del Rapporto Coop, «un ossimoro: ci sono contemporaneamente più rinunce e più ricerca di qualità. È un’operazione difficile per le famiglie e ancor di più per chi deve dare risposte». Se si considerano tutti i consumi, gli italiani hanno mostrato aver rinunciato soprattutto alle auto, il cui mito come oggetto di possesso sta svanendo rapidamente, all’abbigliamento, ai pranzi fuori casa (ma non alla cucina casalinga), alla spesa sanitaria, ai viaggi, al cinema, al teatro, agli stadi. Crescono solo le spese per la casa, soprattutto per ristrutturazione, e per gli smartphone, tramite cui sono connessi a internet per ben due ore al giorno. Più nello specifico dell’alimentare, scendono quasi tutte le categorie merceologiche, tranne nicchie quali il biologico, l’etnico e i prodotti a base di kamut e soia. 

Tagliare le quantità è stata la strategia di difesa più adottata dai consumatori italiani negli ultimi anni, assieme alla scelta, nel carrello, di categorie e prodotti più convenienti. Lo spostamento degli acquisti sulle promozioni è continuato ma, ha messo in luce il presidente di Coop Italia, le offerte non sono più in grado di trainare la domanda. Per questo, e in considerazione dei danni che nel lungo periodo creano a distributori e produttori, per Pedroni ci dovrà essere in futuro, per Coop, una riduzione delle promozioni, accompagnata da un abbassamento stabile di prezzo per i prodotti private label. I beni a marca privata, nel complesso, hanno smesso di crescere in Italia, anche se non per Coop, che, aggiunge Pedroni, «intende passare dal 27% al 30-35% nei prossimi anni». 

Per guardare il grafico ingrandito, cliccare qui

Tutti questi cambiamenti non possono che toccare i rapporti tra distribuzione e produttori, da anni molto tesi. Pedroni parla di una futura selezione maggiore dei marchi sugli scaffali («selezione che stanno facendo già i clienti») ma anche di rapporti che dovranno diventare più normali con l’industria, con il peso del cosiddetto “condizionato” nei contratti (cioè le voci contrattuali legate a contropartite) che dovrà diminuire.

2015: si torna a respirare

L’obiettivo primario per i distributori è oggi però far tornare a crescere i ricavi. Su questo il presidente di Coop Italia parla di «elementi di ottimismo». «Se alcuni dati continueranno a “rotolare” e se il governo sosterrà la domanda interna – ha detto -, nel 2015 potremmo avere una piccola inversione di segno, anche per la grande distribuzione alimentare. Ma in tutti i casi saremo lontanissimi dai valori del 2006 e 2007, ancora per molti anni». 

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