Khorasan: i veterani di al Qaeda che spaventano gli Usa

Khorasan: i veterani di al Qaeda che spaventano gli Usa

All’inizio di luglio 2014 gli aeroporti internazionali furono scombussolati da un nuovo veto introdotto dagli Stati Uniti. Nessun laptop o cellulare poteva più salire a bordo di un aereo diretto negli Usa e proveniente da Europa, Africa o Medio Oriente se non era acceso.

Passano tre mesi e arriviamo alla fine di settembre. Mentre bombardano le postazioni dell’Isis in Siria, gli Stati Uniti colgono l’occasione per colpire quella che ritengono essere la nuova e principale minaccia diretta all’Occidente: il Khorasan, un nuovo «network» di terroristi che fa base in Siria.

Pochi giorni fa un funzionario americano intervistato da Associated Press ha unito i puntini: il bando su laptop e cellulari spenti introdotto a luglio nasceva dalle ultime indagini dell’intelligence secondo cui Al Qaeda stava lavorando con con un gruppo di miliziani in Siria per infilare esplosivi nei device elettronici e tentare di farli salire su aerei diretti a Ovest. Sempre in Siria, quel gruppo di terroristi che oggi conosciamo come Khorasan, andava cercando candidati martiri tra gli jihadisti occidentali pronti a infilarsi su qualche jet verso L’Europa o l’America.

Già a gennaio, ricorda Ap, James Clapper, direttore della National Intelligence degli Stati Uniti, aveva spiegato per la prima volta durante un’audizione in Senato che un gruppo di miliziani legati al cuore di al Qaeda e provenienti da Afghanistan e Pakistan stava progettando attacchi contro l’Occidente in Siria, senza però fare alcun nome.

Ayman al-Zawahri, leader di al Qaeda in una delle apparizioni video del 2006

A rendere tanto potente questo network sono i forti legami che possiede con i vertici di al-Qaeda, il nucleo duro dell’organizzazione guidato da Ayman al-Zawahiri, una sorta di “direttorio” localizzato – dicono gli esperti – principalmente tra Pakistan e Afghanistan. Tanto che sarebbe stato proprio l’iraniano Mohsin al-Fadhli, il leader del Khorasan, a consigliare alla leadership di al-Qaeda a ripudiare l’Isis e a riconoscere solo Jabat al Nusra come gruppo qaedista attivo in Siria.

Ma andiamo con ordine.

Cos’è il Khorasan

Nel comunicato diffuso il 23 settembre dal Comando centrale degli Stati Uniti dopo la prima notte di raid sulla Siria, il Khorasan viene definito un «network di veterani di al-Qaeda» che hanno come unico scopo quello di tramare contro gli Stati Uniti e i loro interessi. I raid contro le loro postazioni – si precisa – sono stati avviati per prevenire «un imminente attacco contro gli Usa e gli interessi occidentali» e sono stati fatti solo dagli Usa e non dai loro alleati.

Il nome del gruppo deriva dalla regione che storicamente comprendeva parte degli attuali Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan e Afghanistan. Il gruppo sarebbe nato in Iran ma oggi è composto per lo più da jihadisti provenienti dal Pakistan e dall’Afghanistan, e anche da alcuni occidentali.

Il leader, Moshin al-Fadhli

Secondo l’Arab Times Online, un giornale del Kuwait – fondato da Ahmed Al-Jarallah, giornalista kuwaitiano famoso per la sua critica all’estremismo islamico – a capo del Khorasan c’è il potente Mohsin al-Fadhli (il nome intero è Moshin Fadi Ayad al-Fadhli), nato in Kuwait e attualmente ricercato da Usa, Arabia Saudita e Kuwait perché coinvolto in diverse operazioni terroristiche. Al-Fadhli viene considerato niente meno che il braccio destro di al-Zawahri (capo di al-Qaeda), il suo confidente in Siria, Paese in cui è entrato dall’Iran nel 2013, a guerra civile già scoppiata.

Una foto di Mohsin al-Fadhli, capo del Khorasan, diffusa da Arab Times Online

In Siria avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel suggerire al capo di al-Qaeda al Zawahri di ripudiare l’Isis, lo Stato Islamico, a favore dell’altro gruppo qaedista già presente allora in Siria, Jabat al Nusra (anche Isis apparteneva alla galassia qaedista ma venne appunto ripudiato da al Zawahri nell’aprile 2013 quando il suo leader, Abu Bakr al Baghdadi, ha rivendicato la leadership sia di Isis che di Jabat al Nusra. Ma per saperne di più sulla storia di Isis e Al Baghdadi leggi qui)

Cosa fa al-Fadhli in Siria

Al Fadhli vive nel nord della Siria ed è il leader de facto di al-Qaeda in Siria, sebbene non sia mai stato presentato come tale in modo ufficiale (infatti a capo di Jabat al Nusra, il più esteso e noto gruppo qaedista attivo in Siria, c’è ufficialmente Mohammad al-Joulani). Il suo ruolo – dice sempre l’Arab Times Online – è quello di reclutare jihadisti tra i giovani musulmani provenienti dall’Europa. E insegnare loro come portare a termine operazioni terroristiche nei Paesi occidentali.

Prima di entrare in Siria, Fadhli è stato il capo di al Qaeda in Iran tra il 2011 e il 2012. 

Nel 2012, scrive il New York Times, nell’articolo che per primo ha reso noto al mondo l’esistenza del Khorasan, Il Dipartimento di Stato americano ha identificato in Fadhli il vero leader di al-Qaeda in Iraq, con il compito di dirigere i movimenti di fondi e operatori» nel Paese. Secondo il Dipartimento di Stato, Fadhli era in contatto con ricchi donatori del Kuwait da cui raccoglieva finanziamenti per i ribelli siriani alleati di al-Qaeda.

Sempre secondo il New York Times, gli Usa erano già sulle orme di Fadhli fin dal 2002. In un discorso tenuto a Bruxelles dal Presidente Bush nel 2005 per ringraziare l’Europa del supporto alle operazioni anti-terrorismo, si fa riferimento a Fadhli come colui che ha dato assistenza ai terroristi che hanno bombardato una petroliera francese al largo delle coste Yemenite nel 2002.

I legami con lo Yemen

Al Fadhli non è stato spostato dall’Iran alla Siria per combattere contro il regime di Assad. Al Zawahri lo avrebbe mandato dunque per reclutare jihadisti con passaporti occidentali da far salire su qualche volo verso Ovest con un ordigno in valigia. Così crede anche l’intelligence Usa, come raccontano fonti anonime all’Associated Press.

La galassia di al Qaeda, qui il nostro speciale sull’organizzazione terroristica

Mentre al Fadhli reclutava martiri, però, i suoi colleghi membri del Khorasan avevano il compito di fabbricare ordigni insieme a miliziani yemeniti. La paura degli Usa nasce dall’unire questi due elementi: Fadhli reclutava potenziali martiri occidentali che sarebbero stati dotati degli ordigni fabbricati dai qaedisti al momento di imbarcarsi su un volo per l’Occidente.

E qui entra in gioco lo Yemen.

I mebri del Khorasan, infatti, avrebbero lavorato gomito a gomito – per l’intelligence Usa – con alcuni qaedisti provenienti dallo Yemen esperti nella creazione di bombe e che lavoravano in questi mesi per trovare nuovi esplosivi capaci di superare i controlli della sicurezza aeroportuale. Lo riferisce Associated Press citando perizie strettamente confidenziali dell’intelligence Usa.

Proprio nello Yemen, nella “filiale” locale di Al Qaeda chiamata Aqap, opera Ibrahim al-Asiri, il più esperto creatore di ordigni della galassia qaedista. Si crede sia stato lui a creare la bomba nascosta nella biancheria intima indossata da Umar Farouk Abdulmutallab, che ha tentato di farsi esplodere sul volo per Detroit nel dicembre 2009. Sempre ad al-Asiri gli Usa riconducono altri due tentativi di attentato, nel 2010 e nel 2012.

L’ultimo progetto di al-Asiri sarebbe stato proprio quello di nascondere esplosivo dentro laptop o cellulari. Da qui il veto degli Stati Uniti emesso lo scorso luglio.

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