Se non avesse avuto una incredibile vis retorica, Winston Churchill con ogni probabilità non avrebbe mai vinto il Nobel per la Letteratura. Con altrettanta probabilità, non avrebbe mai nemmeno vinto le elezioni (dopo la guerra, in effetti, fu sconfitto, ma fu un episodio). E forse, non avrebbe mai nemmeno vinto la guerra. Perché con le sue parole aveva scaldato il popolo inglese, ha dato forza alla resistenza, ha risvegliato l’orgoglio contro le bombe che piovevano su Londra. Forse, se avesse parlato peggio, le cose sarebbero andate in modo diverso. Sarebbero andate, appunto, peggio.
Di sicuro l’oratoria era una sua passione. Se ne era occupato anche in gioventù, tanto da scriverci un saggio sopra. «L’oratore incarna le passioni della moltitudine. Per poter ispirare qualsiasi emozione, deve esserne lui stesso attraversato». Una totale consonanza: «Per suscitare indignazione, il suo cuore deve essere colmo di rabbia. Per muovere alle lacrime, deve far fluire le proprie. Per convincere, deve credere». Si predica la sincerità, ma con un trucco: «Ogni oratore intende ciò che dice nell’istante in cui lo dice». Questo non implica che valga anche per gli istanti successivi.
In ogni caso, le citazioni di Churchill abbondano. Sono tante, sono diffuse, sono citate al momento giusto e anche al momento sbagliato. Per non sbagliare mai, abbiamo creato un breve vademecum per citare Churchill quando serve, aggiungere qualche commento ad hoc e fare insomma un’ottima figura. Per cominciare, le frasi del suo trattatello sull’oratoria di cui sopra sono tratte da qui, un saggetto intitolato “Le strutture della retorica”.
“Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio, e le partite di calcio come se fossero guerre”
Una frase che esplicita tutto il paternalista disprezzo degli anglosassoni nei confronti degli italiani. Tutto sommato ci sta. Buona da citare per i Mondiali, dopo una sconfitta della nazionale. Ma solo con persone che non seguono tanto il calcio. Gli altri potrebbero non apprezzare.
“Senza tradizione, l’arte è un gregge di pecore senza pastore. Senza innovazione, è un cadavere”
Mortifera, senza dubbio. Ma riassume bene il problema della tradizione e dell’innovazione. Da usare a una mostra, per commentare un quadro che non si capisce bene, o nelle discussioni con gli amici sul valore della tradizione/innovazione oppure su tradizione + innovazione. Vale anche per la politica.
“Diciamolo: le parole brevi sono le migliori. E le parole vecchie, quando brevi, sono le migliori in assoluto”
Espressione versatile: si può usare in seminari sulla scrittura, per consigli giornalistici, per decidere gli slogan. Molto utile per chi difende l’italiano dall’invasione delle lingue straniere o dai neologismi in generale (significato esteso) o per chi difende idee antiche ma tradizionali (senso figurato, richiede un secondo di spiegazione in più).
Il celebre discorso del 13 maggio 1940: “Non ho niente da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”
“Nessuna ora della vita è sprecata, se viene passata in sella”
Ottima per gli amanti dei cavalli. Chi tiene un maneggio può anche usarla come slogan. Chi ardisse tentare significati metaforici, può equiparare la sella al potere. E allora si può utilizzare come elogio del potere, e del comando: “Nessuna ora della vita è sprecata, se la si passa a comandare”. Bello, no?
“Migliorare significa cambiare; essere perfetti significa aver cambiato spesso”
Da utilizzare per rispondere a chi vi giudica dei voltagabbana. Dopo aver messo a tacere il vostro interlocutore grazie a Winston, però, è opportuno un esame di coscienza. Soprattutto se siete Alessandra Moretti e sostenevate Bersani. E come lei, se siete tutti gli altri che sono saltati sul carro di Renzi.
“Si ritiene che il coraggio sia la prima delle virtù umane. È giusto, perché è la qualità che garantisce tutte le altre”
Molto bella, ma poco utilizzabile. Può servire per darsi la carica in situazioni in cui serve un poco di coraggio. Ma potrebbe non funzionare: non dimenticate che, come diceva Don Abbondio, il coraggio “chi non ce l’ha non se lo può dare”.
“Non c’è nessun miglior investimento per una comunità che mettere latte dentro i bambini”
Perfetta per discorsi su paternità/maternità, azzeccatissima se siete in procinto di avere un figlio. Può servire anche per incontri in cui si discute di politiche demografiche, per diletto o per lavoro. Utile per riassumere anche un discorso di critica nei confronti dell’Italia, che da tempo ha smesso di fare figli e che farebbe bene a ricominciare a farne. Non male se siete produttori/venditori di latte.
“Now we are the masters of our fate”, il discorso del 26 dicembre del 1941
“Ho tratto più io dall’alcol di quanto l’alcol abbia tratto da me”
Se siete in una serata tra amici, è consigliabile al terzo/quarto bicchiere. Perfetta quando sarete sbronzi e nessuno potrà giudicare male le cose che dite. Ottima invece se siete viticoltori astemi.
“In tempi di guerra la verità è così preziosa che deve sempre essere protetta da una cortina di bugie”
Un commento ideale per discutere sulla situazione geopolitica internazionale, mettere in dubbio le affermazioni dei politici e dei giornali coinvolti in un conflitto, trarre amare ma divertite conclusioni sulla difficoltà di dire il vero in situazioni ardue.
“Il male del capitalismo è l’iniqua distribuzione della ricchezza. Il bene del socialismo è l’equa distribuzione della miseria”
Serve sempre se volete chiudere la bocca a comunisti, ex comunisti, guevaristi e sessantottini. In alternativa, “Siete ancora ed oggi come sempre dei poveri comunisti” di Berlusconi, con la giusta intonazione, fa la sua parte.
Come avrete notato, abbiamo evitato con cura di ricordare che “Gli americani faranno sempre la cosa giusta, dopo aver esaurito tutte le alternative”; o che “Non esiste qualcosa di simile a una tassa buona”; o anche che “Se non sei un liberale quando hai 25 anni, non hai cuore. Ma se non sei un conservatore quando ne hai 35, non hai cervello”; e nemmeno che “Un pessimista vede le difficoltà nelle opportunità e un ottimista vede le opportunità nelle difficoltà”; perché, a dispetto di quanto pensano alcuni, non sono di Churchill.