TaccolaArredamento, un 2014 di false speranze

Arredamento, un 2014 di false speranze

Mobili, la speranza è un doppio zero: zero imprese e zero lavoratori persi, almeno a livello di saldo, nel 2015. Oltre non si va e se l’obiettivo sarà raggiunto sarà solo grazie al rinnovo del bonus mobili e di quello per le ristrutturazioni.

Il comparto dell’edilizia non accenna a dare segni di vita e traina al ribasso quelli dell’arredamento e dei semi-lavorati in legno. I segnali di ripresa e l’ottimismo dei primi mesi del 2014, culminati con il Salone del Mobile di aprile, sono evaporati. Il macrosistema legno-arredo chiude il 2014 con una perdita del fatturato del 2,7 per cento, lasciando sul terreno circa 700 milioni di euro: il conto finale vede vendite per 26,7 miliardi, contro i 27,4 del 2013. Si ritrova con 1.600 aziende in meno rispetto a un anno prima (il 2,4% in meno), mentre i lavoratori sono diminuiti meno proporzionalmente, dell’1 per cento, poco meno di quattromila. Come Ast di Terni e Lucchini di Piombino messe assieme. 

Anche i mobili hanno visto un’alba bugiarda, per usare la definizione dell’ultimo Rapporto sull’economia globale e l’Italia del Centro Einaudi. I primi mesi del 2014 avevano visto una crescita del fatturato delle imprese del settore legno e arredo in media del 4,9%, grazie alle cucine, all’arredo bagno e agli armadi, seguiti dall’illuminazione, che pure non aveva goduto del bonus. Per tutti gli altri settori il bonus mobili (detrazione del 50% delle spese fino a 10mila euro, quindi con un bonus fino a 5mila euro, in 10 anni), varato nell’estate 2013 dal governo Letta e rivendicato da Maurizio Lupi, ministro da sempre vicino a FederlegnoArredo, era stato considerato fondamentale. 

«Mi auguro che si torni ai livelli del 2012 – era stato il commento del presidente di FederlegnoArredo Roberto Snaidero -. La gente ci crede, ha cominciato a tornare ad avere fiducia». Avrebbe significato un ritorno a un fatturato aggregato di 28,3 miliardi, grazie a un effetto bonus di 1,2 miliardi di euro. In realtà le previsioni non sono state smentite su questo aspetto. A sentire Federlegno, le perdite evitate grazie all’incentivo sono state pari a 1,95 miliardi di euro, gli addetti del settore manifatturiero salvati quasi 7mila, che salgono a 10mila se si considerano anche quelli della filiera, incluso il commercio. 

Per questo Snaidero nella conferenza stampa di fine anno dell’associazione ha insistito sull’efficacia del bonus, parlando di una spesa recuperata «che ha sostenuto in modo significativo il fatturato e l’occupazione» e dando «al governo e in particolare al premier Renzi il nostro plauso per aver ascoltato la voce delle imprese».

Federlegno stima che se, come previsto dalla legge di Stabilità, gli incentivi saranno confermati, il 2015 dovrebbe rappresentare l’anno di arresto della domanda nazionale. Il fatturato dovrebbe salire dell’1,5%, trainato dalle esportazioni (+5%) e con una stabilizzazione del consumo interno apparente a -0,9 per cento.

Quello che finora ha affossato il comparto sono stati proprio i consumi interni, scesi del 4,2% nel 2014 rispetto al 2013, quando il calo rispetto al 2012 era stato di oltre 6 punti percentuali. Non poteva essere altrimenti, perché alla discesa generalizzata dei consumi si aggiunge il semplice fatto che ci sono sempre meno case nuove da arredare. L’export ha invece continuato la sua traiettoria positiva (+2,9%) e pesa per la metà del fatturato totale, nonostante la crisi diplomatica con la Russia.

Che il bonus abbia funzionato per limitare i danni lo dicono le differenze tra il settore dell’arredamento (arredamento, arredobagno, uffici e illuminazione) e quello del legno-edilizia-arredo (semilavorati, imballaggi, sistema edilizia). Il primo ha visto il fatturato scendere meno, così come le imprese attive e gli addetti, nonostante i consumi interni si siano contratti notevolmente. Una diversità nelle performance che si vedrà con ogni probabilità anche nel 2015.

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