“Il mio matrimonio (gay) con Marine Le Pen”

“Il mio matrimonio (gay) con Marine Le Pen”

Sébastien Chenu, 41 anni, orgogliosamente gay e fieramente lepenista. Co-fondatore di GayLib, associazione per i diritti degli omosessuali di ispirazione liberale, l’ex collaboratore del boss FMI Christine Lagarde ha ufficializzato nei giorni scorsi il suo passaggio al movimento “Rassemblement Bleu Marine”, che fa capo alla leader populista Marine Le Pen. Dopo la rottura con l’UMP dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, a causa della levata di scudi deI post-gollisti sul Mariage Pour Tous, Chenu è il primo esponente LGBT a fare “coming-out” raggiungendo il cartello elettorale parallelo al Front National. Il sodalizio con la rampolla dell’estrema destra francese, ufficializzato con una conferenza stampa negli uffici parigini del Parlamento europeo, è giunto a poche ore dallo scoppio del caso Florian Philippot, numero 2 del Fronte e regista di quella “Dédiabolisation” che da tre anni a questa parte ha portato alla banalizzazione del Front National nei media e nel sistema politico francese. Philippot, pizzicato dal magazine scandalistico Closer (lo stesso dell’affaire Hollande-Julie Gayet) in coppia con un uomo, ha già sporto querela all’indirizzo della rivista e ha parlato di «minacce di morte» arrivate al compagno.

La presunta svolta “gay-friendly” del FN ha fatto però storcere il naso a molti dello stesso campo politico: giornali ultraconservatori come Minute (in cui lavorava Patrick Buisson, ex consigliere di Sarkozy accusato di intercettazioni illegali ai suoi danni) ha addirittura evocato lo spettro di una lobby gay attorno a Marine Le Pen. «Sciocchezze», replica secco Sébastien Chenu, con cui abbiamo dialogato sul suo futuro al Fronte. LGBT, France de souche, anti-europeismo e post-materialismo: l’universo del nuovo FN è talmente ampio da renderlo un partito “pigliatutto”, per dirla con i politologi. O come «Il métro delle 18», secondo Chenu.

M. Chenu, partiamo da Philippot.
«Una cosa ignobile. Seguire per tre giorni una persona solo per vendere un servizio è malsano. Bisogna avere il coraggio di dire basta: servono interventi dei tribunali che condannino davvero le riviste, colpendo i loro introiti. Altrimenti siamo nell’americanizzazione più totale della vita personale».

La coincidenza temporale tra l’uscita delle foto e il suo ingresso nel RBM è quantomeno bizzarra…
«Marine Le Pen non sapeva nulla. Evidentemente Closer ha accelerato con la pubblicazione delle foto quando ha saputo della nostra conferenza stampa. D’altra parte gli scatti risalgono a 15 giorni prima. Siamo rimasti molto sorpresi».

Già conosceva il braccio destro della Le Pen?
«No, l’ho conosciuto per la prima volta ad ottobre, quando stavo intensificando i contatti con Marine. Non avevamo ancora parlato né sapevo nulla della sua vita privata. [Chenu parla a questo punto del suo addio all’UMP] C’è stata una rottura politica e intellettuale, sull’Europa, il matrimonio gay e altri temi. Nel partito di Sarkozy è in atto un vero e proprio impoverimento culturale. Ormai è diventata esclusivamente una guerra tra capi».

Com’è avvenuto l’avvicinamento con la leader populista?
«Non avevo mai votato FN prima, anche se il mio primo voto è stato contro il Trattato di Maastricht. L’ho incontrata durante una cena per caso, diciamo che c’è stato un “colpo di fulmine” reciproco. Trovo che sia molto coerente e convintamente repubblicana […] Nel RBM ci sono molte persone, anche provenienti da sinistra, che sostengono Marine per quello che rappresenta. Io non avevo voglia di entrare in un partito e sottomettermi a un programma, sulle questioni sociali mantengo la mia libertà e originalità, che posso esprimere in questo movimento».

Questa eccessiva personalizzazione della politica non nuoce alla democrazia?
«No, serve un programma forte, grandi coerenza e ambizione. Quello che ad esempio manca nell’UMP, dove non esiste più leadership incontrastata. A destra abbiamo una tradizione di questo tipo, si ha bisogno di un padrone».

Lei ha abbandonato l’UMP, ma Sarkozy sui diritti gay propone la stessa soluzione di Marine Le Pen: l’Unione Civile (un PACS rinforzato, escludendo adozioni e procreazione medicalmente assistita)…
«Avevo proposto l’Unione Civile a Sarkozy anni fa e oggi sto ancora aspettando una risposta. Non gli credo più, non ha una posizione politica di fondo e non manterrà mai nulla di quello che ha promesso: gli manca la coerenza» (nel frattempo, fa il suo ingresso nel café “Brebant” l’ex ministro francese Arnaud Montebourg, sottolineato da Chenu con un sorriso ironico).

A proposito di coerenza, il Front National apre agli omosessuali ma non abbandona i seguaci di Eric Zemmour (scrittore e giornalista, autore del Suicidio Francese, noto per le sue invettive contro Islam, donne e ’68)…
«Non esistono più partiti monocolore. La stessa Le Pen ha detto: non sono a capo di una setta. Lei vuole unire i francesi al di là delle diverse sensibilità».

E le posizioni omofobe di Jean-Marie Le Pen? Non le disturba di condividere questo percorso con lui?
«Non l’ho mai incontrato e non è previsto che lo incontri. Detto questo, non ho problemi con nessuno né tantomeno complessi. Tra l’altro mi ha trasmesso il suo benvenuto nel corso dell’ufficio politico del partito […] anche nell’UMP ci sono esponenti, come Boutin e Vanneste, che hanno espresso pensieri omofobi ma non sono mai stati sanzionati. Nella grande famiglia politica della destra ci sono forti differenze».

Marine Le Pen, però, ha dei legami molto stretti con la Russia e il partito di Putin.
«Non commento quello che succede in Russia. C’è grande ipocrisia anche su questo tema. Marine Le Pen ha sollevato una questione importante: come ci relazioniamo con un grande attore internazionale come la Russia? La risposta è: bisogna dialogare anche con Putin».

Aymeric Chauprade, deputato europeo e “ambasciatore” dei Le Pen presso il partito di Putin, si è mostrato scettico riguardo al suo ingresso nel movimento…
«Sì, è perplesso, ma imparerà a conoscermi e cambierà idea!».

In cosa consisterà questo “collettivo culturale” che lei animerà nel RBM?
«L’obiettivo è mettere insieme dei professionisti della cultura per elaborare idee, dalle quali Marine Le Pen pescherà i punti cardine del suo programma per le Presidenziali 2017».

In questo ruolo si ritroverà fianco a fianco con Gilbert Collard, tra i pasdaran FN presenti alle Manif pour Tous. Come farete ad andare d’accordo?
«Anche lui è per un PACS avanzato. Abbiamo approcci differenti, ci confronteremo come ho sempre fatto con tutti».

In Europa, invece, Marine Le Pen ha stretto un’alleanza anti-burocratica con Matteo Salvini, la cui Lega Nord ha fatto di machismo e virilità un cavallo di battaglia.
«Non lo conosco… [Chenu poi torna a ricordare non appena vengono evocate la sua partecipazione all’ultimo congresso FN e le sue celebri felpe, definite «una bella mossa di marketing»]. Tutti coloro che difendono l’Europa delle Nazioni devono parlarsi sui grandi temi. C’è una base comune su cui lavorare, che riguarda Schengen, l’immigrazione e la politica economica».

Non si sente strumentalizzato?
«No, Marine Le Pen parla a tutti e io sono d’accordo con questa politica di rassemblement. La priorità assoluta è il posto della Francia in Europa, e io come lei mi definisco un euroscettico, al contrario di UMP e Socialisti».

Le recenti frasi della Le Pen sulla tortura e la sua “utilità” non le hanno dato fastidio?
«Lei ha parlato di “tutti i mezzi legali” da usare contro il terrorismo, quando ha precisato il suo pensiero in un tweet. Sono perfettamente d’accordo».

Che ambiente ha trovato venendo a contatto con le sezioni locali del FN?
«Cercavo i tanto sbandierati fascisti, i nostalgici, gli estremisti, ma non ho visto niente di tutto questo. Solo gente normale, nessuna caricatura né ci sono state battute o allusioni […] Il Front National non è più quello degli anni 70, piuttosto è un soggetto variegato come il métro delle 18!».

Alcuni parlano di una lobby gay che manovra la Le Pen.
«Questo è esattamente un termine di estrema destra, coniato da gente che detesta Marine [Chenu allude a Minute]. La lobby gay, per quanto mi riguarda, non esiste in Francia. Ci sono solo gay che escono allo scoperto molto più di quanto accadeva in passato».

La seguiranno altri membri della comunità LGBT?
«Accade già da molto tempo, in particolare dal 2011, anno della nomina di Marine a presidente FN e dall’avvio della “Dédiabolisation”. Per me il passaggio al RBM è stato come un secondo coming-out, ma nessuno dei due è stato traumatico. Ho ricevuto tantissimi messaggi di sostegno, anche da parte socialista».

I vertici di GayLib e in generale dell’associazionismo omosex, però, prendono le distanze da lei.
«Sì, c’è tanta reticenza che deriva dalla loro “bienpensance” e dal loro politicamente corretto. Io questo lo chiamo comunitarismo e settarismo. Prima ancora di essere omosessuale, sono una persona con numerose identità. Non sono mai stato un militante gay: ho solo portato avanti delle battaglie e lo farò anche nel Rassemblement Bleu Marine».

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