Real Madrid ancora una volta dominatore d’Europa. Top club che guadagnano con la tv, ma che guardano avanti, diversificando ed investendo nelle voci di ricavo meno redditizie. E con le italiane che, Juventus a parte, stanno a guardare. Ma ad avanzare, ecco anche le inglesi “provinciali”, grazie soprattutto agli introiti televisivi: 14 sono i club di Premier League nelle prime 30, 8 nelle prime 20. Dice questo, in sintesi, l’ultimo Football Money League, il rapporto annuale che Deloitte stila sullo status dei ricavi del calcio europeo.
La top-3. Parola d’ordine: diversificare
La top-20 di Deloitte sui migliori club del Vecchio Continente per ricavi vede, per il 10° anno di fila, il Real in testa. Le Merengues, grazie anche alla vittoria della Decima, hanno prodotto nel 2013/14 un fatturato record di 549 milioni di euro. Un risultato che, nel dettaglio, vede la torta dei ricavi spartita così: il 42% (231 milioni di euro) da ricavi commerciali, il 37% (204 milioni) da diritti tv, il 21% (113 milioni) dal matchday, ovvero dal botteghino). Sono i soldi dalla tv e dal commerciale, soprattutto, quelli a crescere di più: +8% e +9%, dove la voce broadcasting vede inclusi i 57,4 milioni di euro versati al Real dalla Uefa per la partecipazione (e vittoria) della Champions. Ma la squadra di Perez non si ferma sugli allori e prevede di diversificare gli introiti. I ricavi da botteghino sono il prossimo obiettivo del club, che entro il 2017 provvederà alla ristrutturazione del Bernabeu: i naming rights sono stati ceduti al fondo sovrano di Abu Dhabi, per un contratto ventennale da 425 milioni di euro .
Sono i ricavi commerciali e dai diritti tv a dominare in tutta Europa, non solo a Madrid. Il Manchseter United, nel 2013/14, ha incassato 518 milioni di euro senza aver vinto nulla. Un risultato possibile grazie prima di tutto agli introiti televisivi: il nuovo accordo sui diritti della Premier ha portato un +26% di crescita in questa voce del bilancio dei Red Devils (162 milioni di euro). Quest’anno, lo United non è in Europa: questo porterà a un calo degli introiti dalla Uefa (44 milioni sono stati incassati lo scorso anno), ma non a un calo generale. Perché la vera forza del Manchester, negli anni, è stato il commerciale. E il mega-contratto con Adidas da 940 milioni per 10 anni, a partire dalla prossima stagione, assicurerà un incremento dei già 226,4 milioni di euro incassati nel 2013/14. Anche qui, puntare su diverse voci di ricavo darà i suoi frutti.
Al terzo posto il Bayern Monaco, con 487,5 milioni di euro di revenues. A farla da padrone, nel bilancio bavarese, ci sono i ricavi dal commerciale: 291 milioni di euro, corrispondenti al 60% del fatturato. Seguono 107 milioni dai diritti tv (22%) e 88 milioni dal matchday (18%). Anche qui, la sfida è puntare su altre voci. Non è un caso che il club abbia appena ricevuto l’ok per aumentare di 4mila posti la capienza dell’Allianz Arena per le gare interne di Bundesliga.
I ricavi del calcio europeo |Create infographics
La Juventus era finita nella top ten già nel 2010, per poi perdere qualche posizione. Oggi è decima. Un risultato onorevole, certo, che in parte salva la faccia del nostro pallone. In parte, perché certo è che la Vecchia Signora può fare di più. La torta degli introiti 2013/14, su un totale di 279,4 milioni di euro, vede ancora dominare i diritti tv con il 55% del totale (153 milioni). Il tutto nonostante un decremento dell’8% rispetto alla stagione precedente: perché la Juve può contare su un market pool secondo in Europa solo al Psg, con 50,1 milioni di euro incassati dalla Uefa. Sulla questione stadio, la Juve incassa dal nuovo impianto 41 milioni di euro (15% del totale). Il Bayern ne incassa il doppio, ma ha uno stadio grande almeno di due terzi. Se si considera che l’indice di riempimento dello Juventus Stadium è dell’87%, sarà difficile avere un incremento molto più ampio da questa voce in bilancio. Così, la Juve lavora sul commerciale. E lo fa bene: i ricavi in questo comparto hanno registrato un +26%, grazie al rinnovo di alcuni accordi di sponsorship e all’aggiunta di altri: lo scorso anno Bosch e Samsung, dal prossimo l’estensione con Goodyear e Fiat Group. Ai quali si aggiungerà il cambio di sponsor tecnico: da Nike a Adidas, con l’accordo con la casa tedesca che prevede un corrispettivo fisso complessivo (esclusi quindi eventuali premi legati ai risultati) di 139 milioni di euro per 6 anni.
I numeri della Juventus 2013/14 secondo Deloitte (fonte Football Money League 2015)
In attesa degli stadi, le altre italiane devono puntare sul brand
Il Milan è al 12° posto: due in meno dello scorso anno. Il motivo sta nell’abbassamento dei ricavi dai diritti tv: -13% rispetto allo scorso anno, con una perdita di 11 milioni di euro dal market pool Uefa. Considerato che il bilancio rossonero dipende al 49% da questa voce, l’analisi è presto fatta. Lo stadio non regala soddisfazioni (24 milioni di euro, 10% degli introiti e -6% rispetto a stagione precedente) e in attesa di capire cosa ne sarà del nuovo impianto, si deve puntare sul commerciale. Una voce sulla quale ci sono discrete premesse per fare bene. Il Milan ha prodotto ricavi per 102 milioni di euro (41% del totale) e il rinnovo dell’accordo con Emirates per 85 milioni di euro nei prossimi 5 anni può essere un buon inizio. Ma servono ulteriori strategie a lungo termine.
Discorso simile per il Napoli, che al 16° posto rientra nella top-20 con 164 milioni di euro di ricavi, di cui 107 dai diritti tv 865% del totale). La questione-stadio è in attesa di essere risolta e il San Paolo ha fruttato 20 milioni (13%), con un aumento del 38% rispetto all’anno prima grazie alla partecipazione in Champions. La mancata qualificazione in questa stagione potrebbe lasciare il Napoli dalla top-20 il prossimo anno, a meno che non si lavori sul commerciale, ad oggi fermo a 36 milioni di ricavi (22% del totale).
L’Inter, 17° (164 milioni di ricavi), è quella più penalizzata dal matchday: 18,8 milioni di euro, 11% del totale, -3% rispetto all’anno prima. Ma i nerazzurri ci perdono pure sugli introiti dai diritti tv, che hanno visto una flessione del 10%: nel 2013/14, il club ha ricavato 88 milioni di euro, il 52% dell’intera torta. Il commerciale si attesta a 60 milioni di euro. Qui – e sulla partecipazione più immediata possibile alla Champions – si gioca la partita di Thohir. I ricavi di questo comparto hanno visto un aumento del 18%, grazie agli accordi con Pirelli e Nike, che sarà ancora sponsor tecnico per i prossimi 10 anni. Il magnate indonesiano ha promesso una strategia più capillare di penetrazione nei mercati asiatici, dove già le big inglesi (Man Utd e Chelsea) sono attive da anni.
L’Inter ha perso il 10% di ricavi dai diritti tv (Football Money League 2015)
Le tv arricchiscono le “provinciali” inglesi
Hull City, Crystal Palace, West Brom, oltre alle retrocesse Cardiff, Fulham e Norwich, sono le uniche squadre inglesi a non comparire nella top-30 della Football Money League. Oltre ad 8 club nelle prime 20, ce ne sono altri 6 in tutto. Un risultato ottenuto grazie non solo alla storia ed alle strategie di molti top club (City, Arsenal, Liverpool), ma anche ai 3 miliardi di sterline elargiti nel triennio 2013/16 ai club dai diritti tv della Premier League.
Ecco quindi spuntare il Newcastle al 19° posto con 93 milioni di euro di ricavi dai diritti tv (60% del totale, di 155 milioni) e l’Everton al 20° con la stessa cifra (anche qui, 60% del totale, di 144 milioni di euro). Un dato che permette soprattutto ai Toffees di inserirsi tra i primi 20, nonostante il dato del matchday (23 milioni di euro) sia il peggiore assieme a quello di Milan, Napoli e Inter. Ma le tv arricchiscono anche altre 6 squadre, come detto. Il Newcastle è 21° (137 milioni di ricavi), l’Aston Villa 22° (133 milioni), il Southampton 25° con 126 milioni (il dato di Deloitte non tiene conto delle plusvalenze da cessioni, è bene ricordarlo), il Sunderland 27° con 124 milioni), lo Swansea è 29° (118 milioni) e 30° lo Stoke City con 117 milioni.