Lunedì mattina, a poche ore dalla vittoria elettorale di Syriza, il suo leader Alexis Tsipras ha annunciato la formazione di un’alleanza in vista del governo della Grecia. Un’alleanza che i primi commenti hanno descritto come «anomala»: al suo fianco c’era Panos Kammenos, leader dei Greci Indipendenti (Ανεξάρτητοι Έλληνες, o ANEL), una formazione solitamente descritta come di destra, nazionalista e populista.
Ma il punto di incontro con Syriza è chiaro: entrambe le formazioni sono unite dal rifiuto all’austerità e alle politiche portate avanti in questi anni a livello europeo.
«Kammenos è stato molto diretto nei suoi discorsi, durante la campagna elettorale – dice a Linkiesta Nick Malkoutzis, direttore del sito di analisi politica Macropolis.gr e vicedirettore della versione inglese del quotidiano greco Kathimerini – ha detto che la Grecia è sotto occupazione straniera e che il governo sta cooperando. A uno spettatore esterno, può sembrare anche che ci sia qualcosa in comune con Syriza, sul piano retorico, ma in realtà le cose in comune sono molto poche e limitate a poco più del rifiuto del bailout».
Quando lo scrutinio è quasi completato, il partito dei Greci Indipendenti ha raggiunto il 4,8 per cento dei voti: di gran lunga il suo peggior risultato nelle tre elezioni a cui ha partecipato finora (e come nota YouTrend, le previsioni davano i Greci Indipendenti ancora più bassi alla vigilia del voto, ben sotto il 4 per cento nella media dei sondaggi) ma con i suoi 13 deputati sarà essenziale per assicurare la maggioranza alla coalizione di governo.
Syriza, infatti, che ai seggi ha ottenuto il 36,3 per cento, si è fermata a 149 deputati sui 300 del parlamento unicamerale del paese, il Vulì ton Ellinon, appena sotto la maggioranza assoluta. Il voto di fiducia è in programma per il 5 febbraio.
«Non penso che i Greci Indipendenti saranno un alleato stabile – riprende Malkoutzis – a parte il rifiuto delle politiche europee non ha nulla in comune con Syriza. In questioni come l’immigrazione, l’educazione, la separazione tra Stato e Chiesa e la difesa la pensano all’opposto». Ma un altro elemento problematico, per il futuro della coalizione, potrebbe venire dal partito stesso, aggiunge: «In questi tre anni si è dimostrato un partito molto turbolento e litigioso, con discussioni e abbandoni. Credo che i Greci Indipendenti saranno, da soli, un elemento di instabilità per un governo a guida Syriza».
E il programma di Syriza promette di essere particolarmente progressista sui temi sociali e dell’economia interna: nonostante i Greci Indipendenti prendano i propri voti da destra, «due cose definiscono davvero il partito – dice Malkoutzis – la prima è il populismo e la seconda l’opportunismo. È facile che le prime misure siano accettate senza problemi dai Greci Indipendenti, disposti a votare qualsiasi cosa sia popolare, ma non appena si riuscirà ad andare oltre i problemi con la Troika emergerà la mancanza di una visione comune per il lungo periodo».
Da dove vengono i Greci Indipendenti
Il partito dei Greci Indipendenti ha le sue origini nella devastante crisi economica che ha colpito il paese negli ultimi anni – e in un politico carismatico.
Quando la situazione economica del paese ha cominciato a deteriorarsi, i due partiti di governo greci – PASOK e ND, gli unici due, fino a ieri, ad alternarsi al governo fin dalla fine della dittatura militare nel 1974 – hanno visto entrambi una serie di scissioni, sia per l’uscita di loro esponenti in polemica con i vari pacchetti di misure di austerità che per le espulsioni decise dai partiti stessi. Sono nate così una serie di formazioni legate di solito a una figura di primo piano dei due partiti, formazioni di solito dalla vita elettorale breve.
All’inizio del 2012, Nea Dimokratia subì una delle sue scissioni più grandi. Una decina dei suoi membri uscirono dal partito votando contro il governo di coalizione insieme al PASOK e guidato dall’economista Loukas Papadīmos, che sarebbe durato pochi mesi. I fuoriusciti fondarono i Greci Indipendenti (ANEL) su una piattaforma di destra populista, basata sul rifiuto delle misure di austerità, e di lì a poco si allearono con un altro gruppo di fuoriusciti dal PASOK, due parlamentari che fondarono l’effimero “Carro Panellenico dei Cittadini”.
Nelle due elezioni del 2012, i Greci Indipendenti ottennero inizialmente un ottimo risultato con il 10,6% dei voti, conquistando 33 seggi e arrivando quarti; anche in quell’occasione, subito dopo le elezioni, dissero di essere disposti a governare con Syriza. Alle elezioni di poco successive, vista l’incapacità di formare un governo stabile, i Greci Indipendenti persero qualche punto e si fermarono al 7,5% e 20 seggi.
La forza dei Greci Indipendenti, e la loro capacità di sottrarre molti voti conservatori a Nea Dimokratia, veniva dall’opposizione alle misure di austerità che ND era stata costretta a votare una volta al governo e dalla personalità del suo leader Panos Kammenos. Kammenos, 48 anni, sposato e con quattro figli, non è per nulla un volto nuovo della politica greca. Dopo aver studiato economia a Lione e in Svizzera, è entrato in parlamento per la prima volta nel 1993 appena ventisettenne con ND.
È stato viceministro della Marina mercantile nel governo Karamanlis del 2007, e negli ultimi anni si è fatto notare per la sua capacità di parlare in pubblico, infiammando le platee con espressioni di nazionalismo antitedesco. I critici dicono che, al di là dei toni infiammati dei discorsi, lo spessore politico dei Greci Indipendenti è piuttosto sottile. Certo Kammenos ha saputo quali tasti toccare. L’Europa, ha detto non più tardi della settimana scorsa, è governata dai «neonazisti tedeschi» e il debito pubblico greco deve essere rivisto cancellando le sue parti «odiose».