“La Banca d’Italia commissariando Banca Etruria si sta mettendo al riparo da qualsiasi riforma che ne tocchi i privilegi”. “Vorrei sapere dalla Consob se c’è stata una fuga di notizie sul commissariamento di Banca Etruria”. E ancora: “Le banche di Arezzo si stanno organizzando per finanziarsi all’estero”, chi comprerà la banca dovrà fare i conti con le imprese. A lanciare queste granate dirette a Palazzo Koch è Andrea Boldi, presidente di Arezzo Fiere e di Confartigianato Arezzo e titolare della società Nemesi, una delle moltissime che nella città toscana operano nel settore dell’oreficeria. La decisione di commissariare la banca popolare è arrivata l’11 febbraio con un provvedimento del ministero dell’Economia su proposta di Bankitalia. A far scattare la misura è stato l’ulteriore degrado del patrimonio, già vertiginosamente eroso negli ultimi anni, emerso a seguito delle nuove rettifiche sui crediti. In pratica, è emerso che i prestiti verso imprese insolventi (fallite o in liquidazione) erano superiori a quanto stimato in precedenza, cosa che ha comportato maggiori accantonamenti di patrimonio e una perdita ingente, non ancora stimata per tutto il 2014. Nei primi nove mesi del 2014 il rosso è stato di 126 milioni. Le sofferenze (crediti non esigibili) a fine anno, ha ricostruito Il Fatto Quotidiano, sarebbero pari a 2 miliardi, gli incagli (crediti difficili da recuperare ma non insegibili) a 100 milioni e il patrimonio netto sarebbe sceso sotto la quota prudenziale di 500 milioni. Tutto questo, però, accusa Boldi, gli ispettori di Banca d’Italia lo potevano sapere anche prima.
Lei si dichiara scandalizzato dalla decisione di Banca d’Italia. Cosa la scandalizza?
Riflettendoci, penso che con questa operazione Banca d’Italia impedisca qualsiasi riforma costituzionale su se stessa. Perché va riformata: il cancro dell’economia italiana è in gran parte causata dalle regole di Basilea II imposte da Banca d’Italia d’Italia. Con questa operazione di commissariamento (e con il coinvolgimento del padre del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, Pierluigi, vice-presidente di Banca Etruria, ndr), il governo non avrebbe modo di agire senza che l’azione sia vista come una rivalsa nei confronti di Palazzo Koch. Con quale coraggio si potrebbe tagliare i loro privilegi, stipendi, mega-trasferte, il potere assoluto privo di controlli che ha Banca d’Italia? In questo modo Banca d’Italia si sta blindando.
Banca d’Italia non avrebbe dovuto commissariare Banca Etruria?
Non vedo elementi nuovi, se non il fatto che con i nuovi accantonamenti imposti da Banca d’Italia, Banca Etruria non ha più patrimonio sufficiente. Questo nel momento in cui Monte dei Paschi di Siena ha una perdita nel 2014 di 5,34 miliardi di euro, Banco Popolare di 1,94 miliardi dopo rettifiche per 3,6 miliardi, Ubi vede le perquisizioni della Guardia di Finanza e Veneto Banca ha avuto una perdita netta per 650 milioni di euro. Ieri Banca Popolare di Vicenza ha chiuso con perdite di 497 milioni, mentre un anno prima la perdita era stata di 31 milioni. Dov’erano gli ispettori di Bankitalia prima? Qui o qualcuno vuole fare le aggregazioni, o si vuole creare un polo forte di poche banche. Si rivede qualcosa visto ai tempi di Antonveneta. E nel frattempo si tolgono le basi alle Pmi italiane: Banca Etruria nel 2007 aveva 12mila chili d’oro presso le imprese, dopo 7-8 anni sono scesi a 3mila, su imposizione di Banca d’Italia, perché secondo Palazzo Kock le imprese orafe erano a rischio (secondo le regole di Basilea II, ndr). Con la politica, in particolare con i fondi della Regione Toscana, si è limitato il danno.
Le banche hanno dovuto aumentare gli accantonamenti a seguito dell’asset quality review della Bce.
Non mi risulta che Banca Popolare Etruria sia sotto Bce (la misura ha riguardato solo le popolari maggiori, ndr). Non sono stati comunque usati criteri diversi da quelli che avrebbero dovuto usare gli ispettori di Banca d’Italia prima. Forse Bankitalia non applicava le norme in modo rigoroso. Stiamo andando avanti a svalutazioni di milioni ogni anno. Quando c’erano gli aumenti di capitale per Banca Etruria però Banca d’Italia non aveva dubbi.
Le sofferenze sono sovrastimate?
Si vanno a vedere le sofferenze di sei mesi fa o un anno fa. Andiamo a vedere se negli ultimi due anni le sofferenze sono aumentate o no.
Perché Banca d’Italia ha commissariato ora?
Una ventina di giorni fa è stato presentato il piano industriale: si mandano a casa 420 persone su 2.900, circa 25%, con un accordo sindacale. Hanno fatto fare il lavoro sporco al cda uscente, ora si fa un commissariamento e si venderà la banca.
Teme una fusione?
Si venderà a 60-70 milioni di euro, faccio una scommessa. Eppure i 100 milioni offerti da Banca Popolare di Vicenza furono giudicati giustamente irrisori. Banca Etruria è la banca più importante nel mondo per l’oro da produzione. L’indotto vale 3 miliardi di euro, in più c’è tutto il mondo dei lingotti: Italpreziosi fattura quasi 2 miliardi, la Chimet altri 1,5 miliardi. L’oro vale l’80% dell’export della città e Arezzo vale il 3,1% dell’export nazionale. Io non temo la fusione con una banca. Sono curioso a questo punto di vedere chi verrà. Mi ci viene da ridere, 420 persone si sono sacrificate per il territorio, per fare accordi che non ci saranno più. Vediamo se il sindacato ora terrà sul punto.
Oltre al patrimonio insufficiente, Banca d’Italia in questi anni ha contestato violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nei controlli interni, omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza…
Che siano stati imprudenti, tutto è possibile. C’è di tutto. Forse gli ispettori di Banca d‘Italia, passando da Siena, sono abituati a trovare una situazione cristallina, dove non c’è bisogno di commissariamento.
I problemi ci sono anche ad Arezzo.
Se era da commissariare, era da fare prima che questo cda si insediasse. Ma un commissario avrebbe avuto tutti contro. È stato chiesto al cda uscente di fare come Wolf in Pulp Fiction, quello che risolve i problemi. L’unica nota positiva del commissariamento sarà se il commissario entro tre mesi darà i nomi di chi ha dato i finanziamenti che hanno causato questo disastro. Quando i crediti sono deteriorati, e per le persone normali ci vogliono mille garanzie, vuol dire che sono stati dati anche a persone senza garanzie. Andrei a chiedere agli ex consiglieri del Cda, vediamo chi il credito lo ha avuto.
Le imprese orafe sono ancora considerate insolventi per definizione come negli anni scorsi?
Basilea II non le considera più insolventi. Secondo il ministero dell’Economia il potenziale di sviluppo delle aziende orafe è del 35% nei prossimi cinque anni. Siamo vivi grazie ai clienti che hanno fatto sacrifici. Le aziende orafe fanno esportazioni per 6 miliardi, ci sono plusvalenze per 4 miliardi, Arezzo ha il 35% di quota.
C’è stata una speculazione sulle azioni di Banca Etruria prima dei rumors sul decreto sulle banche popolari?
Si è parlato di speculazioni dall’Inghilterra su Banca Etruria. Ma ragioniamo: quando c’è stata la notizia della trasformazione in Spa, un investitore che avesse avuto rapporti con Banca Etruria avrebbe potuto fare speculazioni su tutte le banche, non sulla propria, perché altrimenti si sarebbe fatto beccare. Invece, se so che solo Banca Etruria viene commissariata, compro magari allo scoperto, tanto so che ricomprerò a un prezzo più basso. Spero che la Consob vada a indagare se qualcuna sapeva del commissariamento. Perché il mercato ha investito su una banca popolare sapendo che era la più debole: solo perché era la più soggetta ad acquisizioni?
Che ruolo ha giocato il ministro Boschi in questa vicenda secondo lei?
In questa situazione un ministro delle Riforme non si va a esporre, nanche per il padre. Le colpe dei padri non devono peraltro ricadere sui figli. Mi interessano le responsabilità di Banca d’Italia, la Boschi la vedo come un’incolpevole vittima. Palazzo Koch ha fatto la sua mossa.
Le imprese come stanno vivendo la prossima probabile acquisizione?
Ora le imprese stanno rialzando la testa. Abbiamo un’opportunità di prendere una ripresa, per la quale era assolutamente strategica Banca Etruria. A questo punto o ci facciamo una nuova banca o apriamo delle sedi all’estero per finanziarci. Non solo come singole imprese, ma come gruppi di imprese. Abbiamo la possibilità di crescere di 3-400 milioni di fatturato al mese, ma non lo possiamo fare senza il supporto del credito.
Potrebbe arrivare Banca Popolare di Vicenza, visto che nasce nell’altro grande distretto orafo italiano?
Se arrivasse Banca Popolare di Vicenza, oltre al cadavere avremo anche il sospettato. Non penso che con la perdita che ha avuto sia una buona idea: due zoppi messi assieme non si mettono a correre. Quando si tratta di comprare una banca, nessuno compra una scatola, tutti comprano il contenuto e il contenuto è l’economia del territorio. Se le aziende non seguiranno la nuova banca, gli acquirenti non troveranno molto. Credo che ci sia tantissima finanza che ha interesse a finanziare un settore trainante.