Potremmo parlare tranquillamente di “polveriera Croazia”. Una polveriera nel bel mezzo dell’Europa, a un tiro di schioppo dalle nostre coste. Eppure, come per altri fatti che accadono al di là del nostro confine orientale, i media sono sempre molto parchi nel riferirne in giusta dose aspetti e contenuti. Di cosa parliamo? Beh, del fatto che su una popolazione che supera di poco i 4 milioni di abitanti, ben 320mila cittadini si sono visti bloccare in questi anni il proprio conto corrente per tasse, bollette e rate del mutuo non pagate. È stato stimato che il debito totale delle persone fisiche ammonta ad oggi in Croazia a circa 30 miliardi di Kune, poco più di 4 miliardi di euro. Una cifra enorme, se si considera che lo stipendio medio di un lavoratore non supera i 400 euro al mese ed il Pil pro capite è un terzo di quello italiano.
Su poco più di 4 milioni di abitanti, ben 320mila cittadini si sono visti bloccare in questi anni il conto corrente per tasse, bollette e rate del mutuo non pagate
Il fenomeno ha registrato un’impennata negli ultimi anni, in coincidenza con l’acuirsi della crisi economica. Nel 2010 i conti bloccati erano “appena” 20mila, ora sono più che decuplicati, coinvolgendo la cifra record di un milione di individui, tra titolari e loro familiari. La spiegazione di questa epidemia? Come per altri paesi europei, anche per la piccola Croazia i nodi di una sciagurata politica del credito portata avanti negli anni passati sono arrivati al pettine. Dai lustrini del consumo drogato dal credito facile si è passati al buio pesto di un indebitamento delle famiglie che non ha precedenti nella storia del paese. Il resto l’ha fatto la recessione, da cui il paese non riesce proprio a schiodarsi.
Nel 2010 i conti bloccati erano “appena” 20mila, ora sono più che decuplicati
Per fronteggiare il dilagare delle insolvenze, anche per importi non elevati, il governo di centrodestra guidato da Jadranka Kosor, nel 2010, aveva varato una legge (la famigerata Ovršni zakon), non abrogata dal successore socialdemocratico Zoran Milanović, che consente ai creditori, tutti i creditori, sia pubblici che privati, di chiedere il blocco dei conti in banca dei morosi, qualunque sia l’importo del debito. Il procedimento è portato avanti per il tramite di un’agenzia appositamente istituita, la cosiddetta Financijska agencija (Fina), qualcosa di simile alla nostra Equitalia. Il dramma è che una volta scattato il blocco, la spirale debito/interessi fa lievitare il dovuto a tal punto da rendere spesso impossibile la sua estinzione. È il debito che crea altro debito, come da manuale.
A difesa dei “bloccati” è nato nel febbraio scorso un movimento denominato “Udruga Blokirani” (“Associazione dei Bloccati”), capeggiato da Miriam Kervatin
A difesa dei “bloccati” è nato nel febbraio scorso un movimento denominato “Udruga Blokirani” (“Associazione dei Bloccati”), capeggiato da Miriam Kervatin, consulente d’impresa, originaria di Pola. La pagina Facebook dell’associazione in pochi mesi ha superato i 26mila like e migliaia sono i cittadini croati che vi fanno quotidianamente riferimento per i loro problemi con le banche.
Dal loro sito si legge che «il 70 per cento dei cittadini che hanno i conti bloccati sono disoccupati e non ricevono una pensione. Ciò suggerisce che sarà difficile o quasi impossibile per loro pagare i debiti per quali i loro conti sono stati bloccati». Una situazione drammatica, ulteriormente aggravata dal fatto che «negli ultimi 6 anni i cittadini hanno perso 9.500 appartamenti e case, che sono state vendute all’asta per un prezzo inferiore ad un terzo del loro valore di mercato».
In una recente intervista, Miriam Kervatin ha ricordato che il debito dei cittadini ha superato ormai quello dell’intera economia e che«questo è un dato catastrofico, mai visto nella prassi finanziaria Ue». Ci tiene però lei stessa a chiarire che il loro non è un movimento antisistema, che sono per l’economia di mercato: «Non abbiamo niente contro le istituzioni finanziarie come le banche, ci battiamo per una giustizia uguale per tutti, per la parità sociale, per la difesa della dignità di ogni individuo, per un paese che si fondi sul rispetto della propria costituzione». L’unica cosa che non possono tollerare è che si possa vivere in una società «dove un cittadino per una manciata di Kune venga messo al palo della vergogna».
Una legge del 2010 consente ai creditori, tutti i creditori, sia pubblici che privati, di chiedere il blocco dei conti in banca dei morosi, qualunque sia l’importo del debito
Ciò, mentre l’intera economia non riesce a fare passi in avanti. In Croazia negli ultimi quattro anni si sono persi più di 200mila posti di lavoro, 50mila esercizi commerciali e artigianali hanno chiuso i battenti, il Pil continua a scendere (è così da 12 trimestri consecutivi) e il tasso di disoccupazione rimane molto elevato, al 16 per cento. «Camminando per strada – ha dichiarato di recente il leader di “Udruga Blokirani” – a ogni angolo troviamo un “compro oro”, alla gente vengono prelevati beni preziosi che oltre al valore materiale hanno anche un inestimabile valore affettivo. Le nonnine che vendono frutta e verdura al mercato, a causa di poche Kune, vengono prelevate dagli agenti di polizia e accompagnate al commissariato più vicino. Vige una grande repressione nei confronti dei cittadini considerati “piccoli, poco importanti”».
Il 15 gennaio scorso il governo di Zoran Milanović ha adottato una misura straordinaria per cancellare il debito alle famiglie più povere
Nel frattempo – il 15 gennaio scorso per la precisione -il governo guidato da Zoran Milanović ha adottato una misura straordinaria per cancellare il debito alle famiglie più povere. Da stime effettuate da esperti governativi, sarebbero circa 60mila i croati cui verrebbe cancellato, in tutto o in parte, il debito contratto con enti pubblici, banche, imprese elettriche e di telefonia, sino ad un importo massimo di 4.500 euro. Per accedere a tale beneficio non bisogna avere, tuttavia, un reddito mensile che superi i 325 euro ovvero 126 euro mensili per ogni singolo membro della famiglia. Dalle parti di “Blokirani”, però, non sono molto entusiasti e parlano di «misura incostituzionale che non risolverà il problema a lungo termine». Questo perché «i casi sociali sono quelli che ricevono 100 euro al mese e questa somma non può essere già adesso pignorata». La conclusione è che «il governo attraverso abili giochi di marketing, visto che siamo nell’annata elettorale, fa passare l’idea di essere la fata buona che aiuta i bisognosi, ma non è così».
Il tema della casa, dei pignoramenti e dei debiti delle famiglie nel paese è comunque molto sentito. Lo dimostrano i dati delle recenti elezioni presidenziali, alle quali il movimento dei senza tetto “Živi zid” (“Barriera umana”) del giovane Ivan Sinčić ha conquistato il 16,4 per cento. Le elezioni politiche sono in programma per la fine di quest’anno e c’è da giurare che tali questioni avranno un peso non indifferente nella scelta degli elettori. Miriam Kervatin non ha escluso una partecipazione diretta del suo movimento, dichiarando che l’associazione cesserà la sua attività soltanto quando sarà cancellata l’attuale legge sui pignoramenti.
«Oggi – è la sua conclusione – sono dell’avviso che difficilmente ci attiveremo in politica. Difficile ma non impossibile, anche se i fondatori dell’associazione, compresa la sottoscritta, non hanno ambizioni politiche». Si vedrà. Certo è che per il piccolo paese balcanico l’euforia per l’ingresso in Europa è stata una meteora, mentre i gravi problemi sociali che l’attanagliano potrebbero presto esplodere fragorosamente.