Kerouac, c’est moi: gli inediti sono in francese

Kerouac, c’est moi: gli inediti sono in francese

La lingua madre di Jack Kerouac, pilastro indiscusso della letteratura americana del Novecento, era il francese. E se questa notizia stupisce noi amanti della prosa d’Oltreoceano non è certo imputabile a un’ignoranza personale, quanto all’ombra con cui il capolavoro Sulla strada e le vicissitudini artistiche e personali legate al movimento Beat hanno avvolto gli scritti giovanili e i dettagli della storia familiare dell’autore.

Kerouac era infatti figlio di immigrati franco-canadesi: il nonno paterno era nato in Cornovaglia, mentre la famiglia materna proveniva dalla Normandia; i genitori infine avevano vissuto nel Québec, a Saint Hubert de Rivière du Loup, per cui il francese – nella variante locale parlata dalla comunità franco-americana della città natale di Lowell, nel Massachusetts – fu la sola lingua che l’autore conobbe fino all’età di sei anni e che continuò a praticare con la madre per tutta la vita.

Se dunque fino a questo momento non avevamo traccia di una vera e propria produzione in francese ad eccezione di qualche raro passaggio inserito all’interno dei suoi romanzi più celebri, le quebecchesi Éditions du Boréal porranno presto rimedio alle nostre lacune: d’accordo con la famiglia dell’autore, nella primavera del 2016 vedrà la luce il volume La vie est d’hommage , insieme dei manoscritti inediti custoditi da John Sampas, cognato di Kerouac e depositario del suo patrimonio letterario.

La raccolta, il cui titolo cita una frase del romanzo sperimentale Visioni di Cody, comprenderà in particolare il racconto Sur le chemin (che pare non avere niente a che vedere con il quasi omonimo a noi tutti noto), il romanzo giovanile incompiuto La nuit est ma femme, e alcuni estratti delle prime versioni in francese di Maggie Cassidy e Satori a Parigi. E, immancabilmente, l’incipit in lingua di On the road. L’edizione sarà realizzata a cura di Jean-Christophe Cloutier, docente di letteratura inglese presso l’Università di Pennsylvania.

Un nuovo capitolo, costruito su una sensibilità linguistica ed espressiva diversa, si andrà così ad aggiungere all’opera unica La Leggenda di Duluoz, «veduta attraverso gli occhi del povero Ti Jean (io), altrimenti noto come Jack Duluoz»: la vasta cornice narrativa in cui Kerouac, sul modello proustiano, inscriveva tutti i suoi romanzi.

Nell’attesa, Gallimard si appresta a preparare il mercato francese recuperando ciò che il suo catalogo ha trascurato, come i Diari di bordo pubblicati per la prima volta negli Stati Uniti nel 2004 e ancora inediti in Italia, nonostante il grande interesse filologico: concentrandosi sugli anni compresi tra il 1947 e il 1954, raccontano infatti il periodo d’oro della Beat Generation, dall’incontro con Borroughs e Ginsberg a quello con Neal Cassady, la cui Joan Anderson letter avrebbe ispirato proprio quel Sulla Strada che consacrò la fama di Kerouac.

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