Difficilmente Hariharan Krishnan potrebbe essere scambiato per un pilota automobilistico. Con i suoi occhiali dalla montatura sottile e i baffi ordinati, mi ricorda più un insegnate di matematica. Eppure, in una giornata soleggiata di settembre, l’ho visto sfrecciare a bordo di una Cadillac Dts, in maniera apparentemente spregiudicata, attraverso i parcheggi del centro ricerche della General Motors a Warren, in Michigan.
Una luce sul cruscotto si è accesa, un segnale acustico ci ha allarmato e i nostri sedili hanno cominciato a vibrare furiosamente
Mi trovavo sul sedile passeggero quando Krishnan ha girato attorno ad un ostacolo e dato gas. In quel momento una luce sul cruscotto si è accesa, un segnale acustico ci ha allarmato e i nostri sedili hanno cominciato a vibrare furiosamente. Krishnan ha quindi premuto con forza il pedale del freno ed ha fermato la macchina proprio mentre un’altra auto, la cui presenza era stata mascherata dall’ostacolo, stava incrociando il nostro percorso. “Come può vedere, ero completamente ignaro del pericolo”, ha detto con voce calma.
La tecnologia che ci ha avvertiti dell’imminente pericolo comincerà a fare la sua comparsa nelle automobili in appena un paio d’anni. Denominata comunicazione car-to-car, o vehicle-to-vechicle, permette alle automobili di trasmettere la propria posizione, velocità, la direzione dello sterzo, lo stato dei freni ed altri dati alle vetture che si trovano entro un raggio di qualche centinaio di metri di distanza. Le altre vetture possono utilizzare queste informazioni per elaborare un’immagine dettagliata di quello che accade attorno a loro, rivelando pericoli che persino i conducenti più vigili e cauti, o i migliori sistemi di sensori, non sarebbero in grado di notare o anticipare.
La tecnologia che ci ha avvertiti dell’imminente pericolo comincerà a fare la sua comparsa nelle automobili in appena un paio d’anni
Diverse auto dispongono già di strumenti quali radar o sensori a ultrasuoni che rilevano ostacoli o veicoli. La copertura di questi sensori è però limitata a pochi metri di distanza, e non permette di vedere oltre gli ostacoli più vicini. La comunicazione car-to-car dovrebbe anche avere un impatto maggiore rispetto alle tecnologie di automazione dei veicoli che vengono tanto decantate in questi ultimi anni.
Anche se le automobili autonome potrebbero migliorare la sicurezza stradale, la loro tecnologia continua a essere imperfetta, con sensori e software che vengono compromessi troppo facilmente dalle condizioni atmosferiche, da ostacoli o circostanze impreviste, o dalla complessità della guida urbana. Una semplice connessione wireless fra le varie vetture ha maggiori probabilità di avere un impatto maggiore e più immediato sulla sicurezza stradale.
La creazione di una rete car-to-car rimane ugualmente una sfida avvincente. I computer a bordo di ciascuna vettura devono elaborare 10 volte al secondo le varie letture condivise, calcolando ogni volta il rischio di collisione imminente. I trasmettitori impiegano una porzione dedicata di spettro wireless in congiunta con un nuovo standard wireless, l’802.11p, per autenticare ciascun messaggio.
All’interno del parcheggio della società, Krishnan mi ha permesso di verificare diversi altri scenari di sicurezza assistiti dal sistema car-to-car. Avvicinandosi lentamente ad un posteggio occupato da un’altra vettura, un semplice segnale acustico ci ha avvisato del pericolo, mentre, tentando di effettuare un sorpasso rischioso, una spia ed una voce di avvertimento ci hanno segnalato il pericolo di “Vettura imminente”. Negli Stati Uniti soltanto, ogni anno si verificano più di cinque milioni di incidenti stradali, 30.000 dei quali hanno conseguenze fatali. La prospettiva di evitare una quantità simile di garantirà un’importante spinta allo sviluppo della tecnologia di connessione fra le vetture.
Negli Stati Uniti, la tecnologia potrebbe prevenire ogni anno oltre mezzo milione di incidenti e più di mille morti
Ad appena un’ora di guida a ovest di Warren, il paese di Ann Arbor, nel Michigan, si è impegnato duramente per dimostrare quanto la comunicazione car-to-car potrebbe valere. Lì, fra il 2012 e il 2014, la National Highway Traffic Safety Administration e l’Università del Michigan hanno attrezzato quasi 3.000 vetture con trasmettitori sperimentali. Dopo aver studiato le registrazioni delle comunicazioni fra quelle vetture, i ricercatori della NHTSA hanno determinato che, negli Stati Uniti, la tecnologia potrebbe prevenire ogni anno oltre mezzo milione di incidenti e più di mille morti. Secondo John Maddox, direttore del programma presso il Transportation Research Instititute dell’Università del Michigan, la tecnologia è destinata a rivoluzionare il modo in cui guidiamo.
Poco dopo il termine dei test ad Ann Arbor, il Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti d’America ha annunciato che avrebbe cominciato a delineare alcune norme che, eventualmente, potrebbero richiedere l’impiego della comunicazione car-to-car nelle nuove vetture. La tecnologia è anche in fase di collaudo in Europa e in Giappone. Non mancheranno, ovviamente, gli ostacoli da superare. GM si è impegnata a utilizzare la comunicazione car-to-car a bordo di un modello Cadillac destinato a uscire nel 2017. Queste prima Cadillac avranno poche vetture con le quali comunicare, il che limiterà la valenza della tecnologia sottostante. Potrebbe volerci un altro decennio prima che le vetture comincino a dialogare in maniera diffusa fra loro.
(traduzione di Matteo Ovi)