Dopo le pacche sulle spalle, gli abbracci e le “calorose” strette di mano, comprese quelle dei rappresentanti del governo italiano, per Tsipras ed il nuovo governo greco è arrivato il momento del redde rationem con i vertici europei ed i falchi tedeschi. La doccia fredda è arrivata ieri, con la decisione della Bce di chiudere i rubinetti per le banche elleniche. Niente liquidità garantita da titoli del debito pubblico, come era accaduto fino ad oggi. Come è noto l’Eurotower, nelle operazioni di rifinanziamento delle banche, accetta di norma come garanzia solo i titoli del debito pubblico dei Paesi classificati “investment grade”, ovvero altamente affidabili.
Per la Grecia (e per Cipro), il cui debito è classificato “altamente speculativo”, finora era sta fatta un’eccezione, ma al prezzo di una serie di gravosi impegni sul versante del risanamento dei conti pubblici e delle riforme cosiddette “strutturali”. Ora che il governo greco ha posto il tema della rinegoziazione del debito, rivedendo anche una serie di misure che il precedente esecutivo aveva adottato in campo economico e sociale, secondo la Bce non ci sarebbero più le condizioni per proseguire con la “deroga”.
Siamo d’accordo sul non essere d’accordo», ha dichiarato il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble
Una decisione che ha preceduto l’incontro di giovedì mattina tra il ministro delle Finanze greco Varoufakis e il suo omologo tedesco Schaeuble, durante il quale le posizioni tra i due paesi sono rimaste molto distanti. «Siamo d’accordo sul non essere d’accordo», ha dichiarato a margine Schaeuble, ribadendo un concetto che il governo tedesco aveva già espresso nelle scorse ore: la Grecia deve affrontare i problemi «con le tre istituzioni con cui ha affrontato il programma di aiuti, la Bce, la Commissione Ue e il Fmi. Le recenti scelte del nuovo governo non vanno nella direzione giusta».
La reazione di Atene non si è fatta attendere, ed è stata durissima. In una nota ufficiale il nuovo governo ellenico ha dichiarato di non essere disposto ad accettare ricatti. «Poco prima dell’incontro Varoufakis-Schaeuble la Bce, la Banca Centrale Tedesca e il presidente socialdemocratico del Parlamento europeo Schultz si sono schierati con la Cancelliera Merkel contro il ribelle governo di Atene», si legge in un comunicato firmato da Argiris Panagopoulos, portavoce di Syriza in Italia. «Dopo forti pressioni della Banca Centrale Tedesca la Bce – continua Panagopoulos – ha cercato di minacciare il governo di Tsipras e terrorizzare i greci brandendo l’arma della liquidità al sistema bancario greco». «Con questa decisione – conclude l’esponente di Syriza – di fatto la Bce minaccia di chiudere i rubinetti che permettevano alle banche greche di avere liquidità anche a fronte di una contropartita di titoli di stato senza garanzie. Il che può avere riflessi, anche a breve, sulla possibilità di pagare stipendi e pensioni».
Il ministro delle finanze greco Varoufakis con l’omologo tedesco Schaeuble il 5 febbraio a Berlino (Carsten Koall/Getty Images)
Il sistema bancario greco rimane adeguatamente capitalizzato e completamente protetto attraverso l’accesso all’Ela. Ma anche questo è a rischio
Molto chiaro anche il contenuto della nota firmata dallo stesso dallo stesso Varoufakis: «Questa decisione non riflette in nessun modo gli sviluppi negativi nel settore finanziario del Paese e viene dopo due giorni di consolidamento sostanziale. Secondo la stessa Bce il sistema bancario greco rimane adeguatamente capitalizzato e completamente protetto attraverso l’accesso all’Ela (Emergency liquidity assistance, ndr). Il governo allarga ogni giorno il campo di consultazioni con i partner e le istituzioni nelle quali appartiene, restando fermo agli obiettivi del suo programma di salvezza sociale che ha approvato con il suo voto il popolo greco, e tratta con l’obbiettivo della definizione di una politica europea che finalmente metterà fine alla crisi della società ed economia greca che finora si autoalimenta».
La Bundesbank ha sostenuto che i finanziamenti dall’Ela (emergency liquidity assistance) dovranno essere assoggettati a regole ancora più rigide
È ormai una partita a scacchi sull’asse Berlino–Bruxelles-Atene, o per meglio dire un gioco del pollo: come nel film Gioventù Bruciata, la sfida è a chi si butta per primo da un’auto in corsa verso il burrone. Teoricamente un campo in cui Varoufakis, economista esperto di teoria dei giochi, dovrebbe essere a suo agio, ma che rimane rischioso. Secondo i vertici di Atene, comunque, la decisione di Draghi di “derogare alla deroga” per il rifinanziamento delle banche greche potrebbe essere stata presa per indurre l’Eurogruppo a concludere un nuovo accordo reciprocamente vantaggioso per la Grecia e i suoi partner. «È una forma di pressione sull’Eurogruppo», ha precisamente dichiarato Varoufakis a tal proposito. Troppo ottimismo? Si vedrà. Intanto si registrano resistenze molto forti dalle parti di Berlino, toni duri più del previsto. Con un comunicato la Bundesbank ha sostenuto che i finanziamenti dall’Ela (emergency liquidity assistance) d’ora in avanti dovranno essere assoggettati a regole ancora più rigide. «Il finanziamento dall’Ela sarà solo con criteri rigorosi», è stata la frase lapidaria del presidente della Banca Centrale Tedesca Jens Weidmann, che, parlando alla Boersen Zeitung, ha aggiunto: «Il nuovo governo in Grecia non può annullare gli accordi firmati dal governo precedente».
Manifestazione di sostegno al governo Tsipras la sera del 5 febbraio ad Atene (Milos Bicanski/Getty Images)
Anche il presidente socialdemocratico del Parlamento europeo Martin Schultz si è schierato con le posizioni più intransigenti dei vertici berlinesi
A schierarsi con le posizioni più intransigenti dei vertici berlinesi, dunque, anche il presidente socialdemocratico del Parlamento europeo Martin Schultz, che ha avvertito: «La Grecia è minacciata di fallimento se non onora i suoi impegni». Ancora: «Se la Grecia cambia unilateralmente gli accordi l’altra parte non sarà allora obbligata a tenergli», in questo modo «non arriveranno contanti in Grecia e lo stato non potrà finanziarsi». Un rischio che la Grecia può evitare solo se rispetta gli accordi sottoscritti con l’Europa: «Il governo greco non ha altra scelta. Deve adempiere i suoi obblighi nei confronti che ha avuto di fronte i partner europei. Solo a questa condizione possiamo parlare se noi da parte nostra potremmo fare concessioni ad Atene».
La partita è solo all’inizio, ma Atene un punto l’ha già segnato: dalla Grecia passerà il futuro dell’Europa.