Per i matematici l’epidemia di Ebola finirà a maggio

Per i matematici l’epidemia di Ebola finirà a maggio

Il 17 marzo 2014, alcuni medici hanno diagnosticato un singolo caso di Ebola nella contea di Lofa in Liberia. Questo sarebbe stato il primo, il paziente zero, di un’epidemia che finora ha infettato oltre 20,000 persone uccidendone almeno 8,000.

Il 15 agosto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ed altri enti hanno dato inizio ad un imponente intervento in Liberia per cercare di arrestare l’epidemia. La strategia consiste in due parti: la prima mira a limitare la diffusione della malattia facendo in modo che ciascuna delle persone che presentano i sintomi si rechi presso un centro di trattamento ufficiale; la seconda si preoccupa invece di prevenire la diffusione della malattia dopo la morte delle vittime assicurandosi che il corpo di ciascuna di esse venga seppellito in maniera tale da evitare ulteriori infezioni. Questo significa indossare abiti protettivi, riporre il corpo in un sacco, poi in una bara, e quindi trasportarlo al cimitero. Per finire, gli assistenti sanitari devono disinfettare l’abitazione della vittima e garantire un lavaggio adeguato a tutte le persone coinvolte nella disposizione del corpo.

Assieme, queste misure sembrano aver avuto un significativo effetto sulla diffusione della malattia. Resta però un’importante domanda: quando finirà l’epidemia?

Grazie al lavoro di Lucas Valdez e di alcuni suoi colleghi della National University di Mar del Plata, in Argentina, questa domanda potrebbe aver trovato una risposta. Questi ricercatori hanno creato un modello matematico del modo in cui la malattia si diffonde, e per la prima volta è stato previsto un termine per l’epidemia.

Anzitutto, il team ha determinato i fattori che il modello avrebbe dovuto tenere in considerazione. Per cominciare, era necessario assegnare uno stato a tutti gli individui coinvolti. Di conseguenza, una persona che non ha manifestato sintomi viene classificata come “suscettibile”, mentre i malati di Ebola vengono distinti fra “deceduti” e “sopravvissuti”. Questi ultimi possono essere distinti ulteriormente fra quelli che sono stati trattati in ospedali e quelli che non hanno ricevuto trattamenti, mentre i deceduti possono essere classificati sulla base del tipo di sepoltura che hanno ricevuto, sicura o insicura.

A quanto pare, i dati raccolti in Liberia sono relativamente buoni rispetto a quelli forniti dagli altri due paesi colpiti dall’epidemia, la Sierra Leone e la Guinea. Così, il team ha deciso di implementare il proprio modello sulla base dei dati raccolti solamente in Liberia.
Un fattore importante nel tasso di infezione è lo spostamento delle persone da una parte all’altra del paese. Valdez e co hanno potuto catturare questo dato utilizzando altri lavori che, utilizzando i dati della rete cellulare per monitorare gli spostamenti delle persone, mostravano come la mobilità era cambiata durante lo scoppio dell’epidemia.

Queste informazioni hanno fornito un’importante indizio sul contributo degli spostamenti alla diffusione dell’epidemia. “Al contrario di altri modelli che descrivono l’epidemia di Ebola, il nostro modello ci permette di spiegare come la sua propagazione all’interno della Liberia sia dovuta agli spostamenti attraverso contee differenti”, dicono.
Una potenziale risposta sarebbe quindi quella di minimizzare o addirittura bandire interamente i viaggi. Effettivamente, la mobilità cala ugualmente in seguito allo scoppio di un’epidemia per via della paura delle persone di restare infette.

Ciononostante, Valdez e co sostengono che il loro modello mostri come un’abolizione dei viaggi avrebbe un impatto limitato sulla dimensione complessiva dell’epidemia, perché le persone riescono ugualmente a viaggiare a prescindere da bandi o l’inevitabile propagazione di una infezione. Piuttosto, l’effetto di qualunque bando sui viaggi sarebbe semplicemente quello di ritardare l’inizio di un’epidemia.

Il modello mostra anche l’esistenza di misure molto più efficaci. Secondo Valdez e i suoi colleghi, le due strategie implementate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dagli altri enti riducono considerevolmente il tasso di propagazione della malattia, che a sua volta abbassa il tasso di infezione al di sotto del valore critico per considerarla una epidemia. Stando a questo modello, l’epidemia dovrebbe cessare entro la metà di maggio d quest0’anno.

Si tratta di una previsione alquanto coraggiosa, ma che verrà certamente accolta caldamente in Africa occidentale. Uno dei motivi per cui è il caso di avere fiducia in questa previsione è che il modello prevede accuratamente l’evoluzione della malattia fino ad oggi. Non è quindi difficile immaginare che questo stesso modello possa essere corretto anche per quanto riguarda i prossimi mesi.

Valdez e co tengono a precisare che la malattia poteva essere controllata molto più rapidamente. Dimostrano, infatti, che se la stessa strategia fosse stata implementata a luglio, all’ora l’epidemia si sarebbe estinta entro marzo. “Se le autorità sanitarie e la comunità internazionale avessero agito prima, il numero di persone infette sarebbe stato molto inferiore”, concludono.

La loro affermazione è una sorta di accusa alla risposta internazionale. Chiaramente, un intervento efficace e più veloce avrebbe salvato un importante numero di vite. Ciononostante, l’intervento attuato nel mese di agosto pare un successo in corso.
“Il nostro studio indica che l’intervento avviato nell’agosto del 2014 ha ridotto significativamente il numero complessivo di infetti individuali, se confrontato con uno scenario in cui nessuna strategia di intervento viene implementata”, dicono, precisando inoltre che gli stessi metodi utilizzati in Liberia possono essere utilizzati in Guinea e Sierra Leone non appena saranno resi disponibili dati decenti.

Una importante lezione può essere appresa sul modo in cui future epidemie dovranno essere affrontate. “Un intervento rapido e precoce per aumentare il ricovero e ridurre la trasmissione della malattia negli ospedali e durante i funerali è la risposta più importante a una qualunque possibile epidemia di Ebola”, dicono. E prima si interviene, meglio è.

Per approfondimenti potete consultare la fonte: Predicting The Extinction Of Ebola Spreading In Liberia Due To Mitigation Strategies.

(MO)