TaccolaRai Way, qualcuno ha già dato l’ok a Mediaset?

Rai Way, qualcuno ha già dato l’ok a Mediaset?

Il primo a provare a ragionare sull’opa su Rai Way annunciata da Ei Towers (controllata di Mediaset) è stato Michele Anzaldi, deputato e segretario della Commissione di vigilanza Rai: «L’offerta di Mediaset appare poco comprensibile, il governo è stato chiaro su Rai Way: la quotazione in borsa è stata vincolata alla cessione di una quota non superiore al 49 per cento. Il decreto per la privatizzazione di Rai Way vincola la Rai a mantenerne una quota di partecipazione nel capitale sociale non inferiore al 51 per cento. La Rai, peraltro, ha messo sul mercato solo il 34,9% del capitale di Rai Way, mantenendo una quota di due terzi che garantisce pienamente il controllo pubblico dell’azienda. Si fatica, quindi, a comprendere la mossa di Mediaset, che vorrebbe acquisire il 66,67% di Rai Way per toglierla dal listino azionario, sebbene oggi non sia possibile. Per come la vicenda si sta raffigurando in queste ore, si rischia solo di creare confusione o, peggio, di incorrere nel rischio di qualche illecito».

La domanda, che è risuonata anche nella minoranza Pd, è se una tale mossa di Mediaset sia dunque una forma di pressione sul cda Rai, rafforzata dal prezzo molto alto dell’offerta, 4,50 ad azione. È il 22% in più rispetto al prezzo di riferimento delle azioni ordinarie Rai Way del 23 febbraio e il 52,7% in più di quello del debutto in Borsa della società, il 19 novembre scorso, cioè 2,95 euro. Oppure, si chiede un parlamentare del Partito democratico, se Berlusconi abbia già in mano un accordo con il governo per la modifica del tetto del 51 per cento. 

Si chiede un parlamentare del Pd: Berlusconi ha già in mano un accordo con il governo per la modifica del tetto del 51% di Rai Way in mano alla Rai?

Corradino Mineo, senatore Pd ed ex direttore responsabile di Rainews, non lo dice esplicitamente, «non credo che Renzi consentirà il via libera alla discesa della Rai sotto il 51% in Rai Way». Ma sul senso dell’operazione non ha dubbi.  «Quando fai un’Opa sui ripetitori e crei un monopolio – dichiara a Linkiesta -, la conseguenza è che la Rai diventa molto piccola. C’è anche a chi tra l’opposizione va bene una Rai rotta, ma dobbiamo capire quello che sta avvenendo: Mediaset sta uscendo dalle difficoltà, dopo che per anni ha lasciato che Sky diventasse il protagonista del mercato. Ora punta a un nuovo duopolio, tra Mediaset e Sky».

Ma la vendita della rete come potrà ridimensionare in questo modo la Rai? «È un passo simbolico, le reti sono il primo passo – risponde Mineo -, il resto verrà con la riforma della Rai. Il presidente del Consiglio dice “basta partiti nella Rai, che va sgrossata”. Ma se non si unisce la normativa sul conflitto di interesse, si passerà da un cartello a un altro cartello, con la tv pubblica che avrebbe una capacità produttiva fortemente ridotta. È un caso che il Corriere della Sera di De Bortoli abbia aperto con questa notizia? Finito il patto del Nazareno politico, ci sarà il tentativo, magari solo di Berlusconi di ottenere una contropartita economica». 

Mineo: «Ora Berlusconi punta a un nuovo duopolio, tra Mediaset e Sky. Ma senza una normativa sul conflitto di interesse, si passerà da un cartello a un altro cartello, con la tv pubblica sarà ridimensionata»

È solo in parte diverso il punto di vista di Oreste Pollicino, docente di diritto dei media all’Università Bocconi di Milano: «L’effetto sui contenuti dell’acquisto delle reti da parte di Mediaset non è diretto – spiega a Linkiesta -. Ma le due questioni sono connesse. Gli effetti sarebbero sui costi e sull’accesso alla trasmissione di alcuni tipi di contenuti. Non vedo problemi per Rai e naturalmente per Mediaset, ma ci potrebbe essere l’esclusione di terzi. Ci sarebbe una convergenza di Rai e Mediaset che occuperebbero gli spazi». A rischiare di uscire dal mercato, con un aumento dei costi, potrebbero essere in primo luogo le tv minori, già in profonda crisi.   

Per Pollicino, «già la situazione ora non è propriamente concorrenziale, perché c’è un duopolio. In altri Paesi non c’è un duopolio ma una pluralità di operatori sulle reti. In Italia per questioni antiche c’è una mancata concorrenza sui contenuti televisivi. La situazione negli anni non è migliorata tantissimo. Se si aggiunge anche una parte infrastrutturale, la situazione non può che peggiorare». Per questo, «l’Antitrust dovrà fare un’indagine istruttoria, sospendendo l’operazione in attesa del risultato. Bisogna capire cosa identificherà come mercato rilevante per capire se ci sia un abuso di posizione dominante». 

Pollicino, Bocconi: «Potrebbero salire i costi. Non vedo problemi per Rai e naturalmente per Mediaset, ma ci potrebbe essere l’esclusione di terzi» 

Le tariffe, spiega, non sono regolate dall’Agcom, l’authority che valuta il pluralismo delle tv. «Il problema è capire che tipo di impatto lLa fusione tra Ei Towers e Rai Way potrebbe avere sulle tariffe: potrebbe favorire un aumento dei costi – continua Pollicino -. Se ci fosse un aumento delle tariffe tale da provocare una diminuzione del pluralismo, l’Agcom dovrebbe intervenire. C’é però un margine di discrezionalità». 

Ma chi potrebbe chi potrebbe comprare Rai Way se non Mediaset, ora? «Come insegna la sentenza su Europa 7 – risponde il docente di diritto dei media della Bocconi – il problema del duopolio non è solo il danno economico effettivo, ma quello potenziale: un concorrente europeo avrebbe un ostacolo, ci sarebbe una limitazione alla concorrenza europea».

Pollicino: «È molto difficile che Renzi possa far passare un messaggio di chiusura del mercato di questo tipo»

Non è un aspetto marginale. Per Pollicino è uno dei due ostacoli di opportunità politica, che farà sì che difficilmente ci sarà un via libera da parte del governo. «Da una parte c’è l’allentarsi di determinati accordi politici (patto del Nazareno, ndr), dall’altra una questione di opportunità politica verso l’Europa. L’Italia sta cercando di rappresentarsi come una meta di investimenti esteri. L’acquisto di Rai Way darebbe l’impressione di un mercato già chiuso, significherebbe che è un mercato morto. È molto difficile che Renzi possa far passare questo messaggio». 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter