«Aiuto gli artisti italiani ad affermarsi a Londra»

«Aiuto gli artisti italiani ad affermarsi a Londra»

Ci sono persone fatte per creare relazioni. Maria Iacuzio, nata a Salerno e arrivata a Londra 19 anni fa con una borsa di studio, è una di loro. La conosci da pochi secondi, e ha già iniziato ad allacciarti al suo network. Quando un’amica italiana le ha confessato di essere vittima di violenze domestiche, lei ha cercato in ogni modo di aiutarla. Ma dopo mesi di silenzio da parte delle autorità italiane a Londra, la strada migliore che ha trovato per sostenerla è stata quella di fondare una associazione, la Italian British Association, e organizzare eventi sulla violenza contro le donne (il prossimo è il 14 maggio al Peel Centre di Londra). Ancora oggi questo gruppo è lo strumento prezioso con cui Maria, insegnante part-time di italiano e mamma di due bambini, crea ponti tra l’Italia che si trasferisce nella City e l’Inghilterra.

Il salotto della sua casa di Berrylands, alle porte di Londra, è pieno di quadri. Lo è anche il bagno. E la camera da letto. «Sono regali da parte degli artisti che hanno esposto con l’aiuto dell’Associazione», racconta. «In questa città arrivano giovani talenti italiani che finiscono a fare lavapiatti», spiega Maria. «Si trasferiscono senza conoscere bene l’inglese e non trovano lavori all’altezza delle loro abilità». Molti di loro, racconta, sono artisti, designer, fotografi, grafici. Lei li aiuta a esporre e farsi conoscere. E a uscire dalla spirale delle catene di caffè da 7 pound all’ora. Ogni anno offre a due di loro la possibilità di allestire una personale al costo di un pound.

Alle mostre partecipano anche gli inglesi, attratti e interessati ai lavori degli italiani. Spesso finiscono per acquistare le loro opere. «Milena Cull, fotografa, ha venduto i suoi lavori dopo la nostra mostra e alcuni giornali locali le hanno dedicato spazio sulle loro pagine. Fa ritratti di famiglia, una cosa che piace molto ai britannici». Davide di Taranto ha mandato a Buckingham Palace un ritratto della regina e ha ricevuto una lettera di ringraziamento da sua maestà. Emanuele Taglieri, che ha iniziato come lavapiatti, ora fa il grafico in una azienda di Canary Wharf. Consuelo Celluzzi è una pittrice. Su consiglio di Maria e delle sue collaboratrici, ha da poco ha trasferito i suoi soggetti preferiti su «card», biglietti di auguri pensati per diverse occasioni di cui gli inglesi vanno pazzi. «A volte a questi ragazzi serve solo qualche buon consiglio per “adattare” le loro creazioni ai gusti britannici e riuscire ad affermarsi».

Maria Iacuzio durante l’assegnazione dei premi durante il Christmas Party organizzato dalla Italian British association con l’ex sindaco di Kingston, Londra

A Londra, Iacuzio osserva anche le difficoltà create da una burocrazia, quella italiana, che ti complica la vita anche quando decidi di emigrare. «Molti italiani che conosco qui non sono mai stati in Consolato. “Me ne sono andato dall’Italia stanco delle istituzioni, perché dovrei andare a cercarle?”, mi dicono. C’è una disaffezione crescente verso le autorità, e la tocchi con mano anche qui».

Lo sa bene lei, che si è candidata alle prossime elezioni dei comites londinesi, organismi che rappresentano le comunità italiane all’estero, e che vengono regolarmente eletti dai connazionali emigrati. Il loro compito è di raccogliere le problematiche dei connazionali e di farsi portavoce di queste presso il Consolato. Ma anche di scegliere come stanziare i fondi che arrivano da Roma. Compito delicato, da cui spesso emergono logiche clientelari che molti spererebbero di aver abbandonato per sempre ai confini nazionali.

L’Italian British Association organizza numerosi eventi per i figli di italiani emigrati (ma aperti anche agli inglesi). Sono occasioni utili soprattutto per permettere ai piccoli di praticare l’uso della lingua italiana. «Non facciamo attività solo per gli Italiani. Il nostro obiettivo è di aprirci sempre piuù agli inglesi», spiega Maria Iacuzio

La sua lista è fatta per lo più di donne, tema molto caro alla Iacuzio, che lotta contra la loro scarsa rappresentazione in politica. Tra le storture che Maria vorrebbe correggere nelle leggi che regolano la presenza degli italiani a Londra c’è anche l’iscrizione all’Aire, l’Anagrafe dei cittadini residenti all’estero. Sebbene l’iscrizione sia obbligatoria dopo un anno di residenza fuori Italia, sono davvero pochi i connazionali che si iscrivono. E questo, crede Maria, accade per via delle conseguenze che la registrazione comporta. «Iscriversi all’Aire, spiega, significa tra le altre cose pagare l’Imu sulla prima casa che si possiede in Italia con l’aliquota pensata per le seconde case». È la novità introdotta dal governo nel 2014, infatti, che toglie l’aliquota agevolata sull’abitazione principale agli italiani emigrati e che ancora possiedono un’abitazione nel Bel Paese. Ma la mancata iscrizione all’Aire è un costo salato per le casse dello Stato. Infatti, stando all’estero ma senza cancellare la residenza italiana, i migranti nostrani continuano ad avere diritto al medico di base, che riceve i compensi pubblici previsti come se il paziente usufruisse regolarmente del servizio. «La cosa migliore sarebbe quella di introdurre sanzioni per chi non si scrive all’Aire», propone Maria, «purché si cancellino ingiustizie simili a quella dell’aliquota Imu o della tassa della spazzatura, che dobbiamo continuare a pagare pur non abitando più in Italia».