Davanti a un “grande evento” come Expo, derogare alle disposizioni di legge si può. Anche sul lavoro. Come riporta il rapporto sulla contrattazione di Adapt presentato in occasione del convegno per il 13esimo anniversario della morte di Marco Biagi, dal 2007 al 2013 sono stati necessari 30 interventi normativi tra leggi e decreti per creare una legislazione ad hoc destinata alla gestione dell’esposizione universale di Milano. E anche i sindacati, intransigenti in altre occasioni, nel nome di Expo sono diventati più flessibili. Sottoscrivendo, a partire dal memorandum del luglio 2007, accordi, protocolli e avvisi comuni in deroga rispetto alle leggi vigenti. Compresa una “clausola di tregua”. Che significa: Cgil, Cisl e Uil si impegnano a non organizzare alcuno sciopero dei lavoratori del sito espositivo di Expo.
Mentre a Roma le sigle sindacali (non tutte) scioperavano contro l’articolo 18, a Milano davano invece il via libera a contratti a tempo determinato senza casualità e apprendistati deregolamentati, oltre all’utilizzo di 18.500 volontari non pagati da impiegare nel sito di Expo. E rinunciavano allo sciopero.
«Salvo i casi in cui siano in campo valori democratici e di dignità dei lavoratori, sino al completo svolgimento dell’incontro, i lavoratori interessati non adiranno l’Autorità Giudiziaria, né le organizzazioni sindacali faranno ricorso ad agitazioni del personale di qualsiasi tipo»
I termini della non belligeranza con i datori di lavoro si trovano nell’accordo quadro del maggio 2014. Dal 2010 i sindacati hanno costituito un Osservatorio Partecipanti come luogo unico delle relazioni sindacali tra i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali nei mesi di Expo. L’Osservatorio, si legge nel testo dell’accordo, è la sede unica dove le organizzazioni sindacali «si impegnano ad affrontare le relazioni sindacali e qualunque controversia con gli appaltatori e i prestatori d’opera».
L’accordo prevede che davanti a «qualunque conflitto, individuale o collettivo, dovesse sorgere per il tramite dei lavoratori rappresentati o per il tramite dei loro rappresentanti con riferimento all’esecuzione delle attività lavorative all’interno del sito espositivo in relazione a qualunque istituto (ivi inclusi a titolo esemplificativo condizioni di lavoro, pause, orari ecc.)», i sindacati si impegnano ad adottare una «procedura di conciliazione obbligatoria, preventiva a qualunque dichiarazione o azione unilaterale». In base alla procedura prevista, va inviata all’Osservatorio una comunicazione scritta con un preavviso di minimo dieci giorni indicando la problematica da affrontare. Entro tre giorni viene avviata la conciliazione da parte dell’azienda interpellata, che si impegna a concludere la conciliazione nel giro di cinque giorni. «Salvo i casi in cui siano in campo valori democratici e di dignità dei lavoratori, sino al completo svolgimento dell’incontro, i lavoratori interessati non adiranno l’Autorità Giudiziaria, né le organizzazioni sindacali faranno ricorso ad agitazioni del personale di qualsiasi tipo». Cioè, per Expo non si sciopera.
Come si fa notare nel rapporto del centro studi Adapt, però, l’accordo è valido per le sigle sindacali, ma non per i lavoratori, che invece potrebbero decidere di scioperare in autonomia. Tra l’altro, la clausola non prevede delle sanzioni concrete per i sindacati firmatari che invece organizzano agitazioni durante l’esposizione universale.
Lo spettro dello sciopero in realtà continua ad aggirarsi tra gli organizzatori di Expo. Che guarda caso comincerà proprio il 1 maggio, giorno della festa dei lavoratori. Quello stesso giorno è previsto uno spettacolo inaugurale alla Scala con la messa in scena della Turandot. E la stessa leader della Cgil, Susanna Camusso, sta contrattando per salvare da un lato lo spettacolo e dall’altro la festa dei lavoratori. Giornata sacra per i sindacalisti di ogni latitudine, ma per Expo si può fare un’eccezione. Camusso si è rivolta ai suoi iscritti invitandoli a «salvaguardare il calendario con la contrattazione perché non bisogna nascondersi davanti a eventi straordinari». Il discorso è: la chiamata al lavoro il primo maggio non dovrà più ripetersi, ma Expo è un evento eccezionale e si può accettare una deroga.
Nei trasporti patti “anti-sciopero”: niente agitazioni in cambio di qualcosa in più nella busta paga dei lavoratori. E per lo spettacolo alla Scala del primo maggio la Cgil sta contrattando
Il problema si pone anche con i trasporti. Nei mesi di Expo ad autisti di bus, tram e metrò verranno chiesti turni più lunghi, visto nei giorni festivi e nei week end è previsto un picco di 250mila ingressi nel sito espositivo. Da mesi i lavoratori di Atm annunciano uno sciopero in occasione dell’inaugurazione dell’esposizione. L’immagine che tutti hanno davanti è quella dell’ingorgo dello sciopero dei tramvieri a San Paolo del Brasile a poche ore dal fischio di inizio dei mondiali di calcio. Tant’è che nella trattativa tra sindacati e Atm (Azienda trasporti milanese) è spuntato un «premio Expo» in denaro per i dipendenti che dovranno affrontare gli straordinari per il potenziamento delle corse. Qualcuno lo ha già chiamato “patto anti sciopero”. Oltre al premio, per evitare ogni agitazione, Atm ha promesso ai sindacati l’assunzione di 528 lavoratori, di cui il 30% a tempo indeterminato. Un accordo simile la Cgil lo ha sottoscritto anche a Bergamo, dove pure il settore dei trasporti annunciava scioperi in occasione di Expo. Il compromesso, anche qui, è: niente scioperi in cambio di qualcosa in più nella busta paga dei lavoratori.