La legge dell’Indiana che discrimina gli omosessuali

La legge dell’Indiana che discrimina gli omosessuali

Lunedì 30 marzo, con un messaggio sulla loro pagina Facebook, il gruppo alternative rock Wilco ha annunciato che la settimana prossima non suonerà a Indianapolis, in segno di protesta contro una nuova legge dello stato che secondo molti discrimina gli omosessuali.

«L’Indiana Religious Freedom Restoration Act ci sembra una discriminazione legale solo leggermente nascosta. Speriamo di tornare presto nell’ Hoosier State [il soprannome dell’Indiana, ndR], quando questa odiosa misura sarà ritirata».

Il gruppo di Jeff Tweedy è l’ultimo in ordine di tempo tra le molte personalità del mondo dello spettacolo e non solo che hanno condannato la legge: tra questi Cher, Miley Cyrus (che ha chiamato il governatore Pence «uno stronzo» su Instagram), Jason Collins (il primo giocatore NBA a fare coming out) e Tim Cook di Apple.

La legge SB 101, chiamata anche Religious Freedom Restoration Act (Rfra) e firmata il 26 marzo dal governatore dell’Indiana Mike Pence, prevede che lo stato non possa restringere l’esercizio della libertà religiosa da parte dei singoli cittadini, delle istituzioni religiose, delle associazioni e delle attività commerciali.

Molte associazioni per i diritti civili hanno criticato il provvedimento: in uno degli esempi più citati in questi giorni, un ristorante potrebbe rifiutarsi di servire una coppia omosessuale chiamando in causa le convinzioni religiose del gestore.

I matrimoni omosessuali sono legali in Indiana dallo scorso anno e l’Aclu (American Civil Liberties Union) ha scritto nel suo comunicato di protesta che il tempismo di questa legge non è casuale. Secondo Jane Henegar, direttrice esecutiva dell’Aclu nello stato, «il momento in cui è stata approvata questa legge è importante per capirne l’intento: è stata introdotta come risposta al raggiungimento del diritto al matrimonio da parte delle coppie dello stesso sesso in Indiana».

Una proposta simile era stata avanzata lo scorso anno in Arizona, ma il governatore Jan Brewer aveva messo il suo veto sull’onda delle proteste. Altri provvedimenti che potrebbero avere le stesse conseguenze discriminatorie sono in discussione in Arkansas e Georgia.

Il governatore dell’Indiana Mike Pence ha difeso da subito la legge, scrivendo in un comunicato subito dopo la firma che «questo provvedimento non riguarda la discriminazione, e se avessi pensato che la legalizzasse in qualsiasi modo in Indiana avrei posto il mio veto».

Ma in un’intervista con il network nazionale Abc Pence ha evitato a lungo di specificare quali potrebbero essere le conseguenze della legge per una coppia omosessuale in termini di discriminazione. Nonostante le domande insistenti del conduttore («un tuo sostenitore diceva che la legge proteggerà un fiorista cristiano da qualsiasi tipo di punizione [se rifiuterà di fornire i fiori per un matrimonio omosessuale, ndR], è vero o no?»), Pence si è nascosto dietro a formule vaghe – e che non fanno ben sperare – come «il problema è se la tolleranza sia una strada a doppio senso o no».

Nel suo stesso stato, tuttavia, il fronte dei repubblicani locali non sembra così compatto. Il sindaco di Indianapolis, il repubblicano Greg Ballard, ha criticato la legge e ha chiesto che venga ritirata se non saranno aggiunte specifiche tutele contro la discriminazione sessuale. Nell’intervista con Abc, Pence non ha escluso che ci potranno essere modifiche alla legge per chiarirne meglio il senso.

La Camera di commercio dello stato ha definito l’Rfra «totalmente superflua» e ha detto che le reazioni negative non devono stupire. Alcune società statunitensi hanno minacciato di diminuire gli investimenti nello stato se la legge rimarrà in vigore, come Angie’s List, un servizio di recensioni online molto diffuso negli Stati Uniti e con sede a Indianapolis. L’Indianapolis Star è uscito oggi con un editoriale che occupa tutta la prima pagina, sotto un titolo a caratteri cubitali: Fix this now, «Sistematela adesso».

Venti altri stati americani hanno approvato provvedimenti simili a quella dell’Indiana, che segue le linee-guida di una legge federale firmata da Bill Clinton nel 1993. Quello che rende la legge dell’Indiana particolare è, da una parte, la sua inclusione delle attività commerciali tra le persone giuridiche che possono appellarsi alla legge, e dall’altra il fatto che a livello statale non ci sono norme che difendono dalla discriminazione in base all’orientamento sessuale. Slate si spinge a dire che la legge è stata pensata proprio per casi di discriminazione come quello del ristorante o del fiorista: a differenza delle leggi approvate in altri stati, come il New Mexico, sono possibili cause legali anche tra privati e non solo quando lo stato è una delle parti coinvolte.

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