Lavoro, la “superagenzia” che favorisce l’evasione

Lavoro, la “superagenzia” che favorisce l’evasione

Per il momento il decreto è ancora una bozza. Ma l’istituzione dell’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro, che accorpa gli ispettori del ministero, dell’Inail e dell’Inps, è già prevista nella legge delega del Jobs Act. È solo una questione di tempi, e di modi. L’idea di base è quella di eliminare gli 85 uffici delle direzioni interregionali e territoriali del lavoro, riducendo le sedi della nuova agenzia a 18, una per regione, più una sede nazionale. Tutte sotto la vigilanza del ministero del Lavoro e delle politiche sociali. In questo modo, denunciano però gli addetti ai lavori, «si elimina un presidio di servizi ai cittadini, riducendo l’efficacia di controllo sul territorio». In pratica, con una struttura del genere, «un lavoratore dell’Oltrepò mantovano, al confine con il Veneto, per denunciare un rapporto di lavoro irregolare, dovrà farsi 200 chilometri per arrivare a Milano nell’unica sede regionale dell’agenzia. Chi lo farà?».

Tra i tre enti – Inail, Inps e ministero – a subire di più le spese dell’accorpamento sarebbe l’Inps. Con il taglio delle sedi territoriali del ministero, tra spese di affitto e manutenzione in meno, e la riduzione di 12 dirigenti, il risparmio calcolato sarebbe di oltre 26 milioni di euro. L’agenzia non dovrebbe più spendere soldi per affittare gli spazi delle sedi, ma utilizzerebbe immobili già individuati di proprietà di Inps e Inail, in grado di ospitare però non più di 100 persone. «Il personale ispettivo non necessita di locali stabilmente assegnati a ciascuna unità», si legge nella bozza, «l’attività stessa dell’ispettore si svolge sul territorio e la sua permanenza nella sede dell’agenzia è verosimilmente prevista per un solo giorno alla settimana per lo “scarico” delle pratiche». E si dovesse affittare qualche sede, si dovrebbero spendere al massimo 2 milioni di euro, fino ad arrivare a circa 5 milioni se si aggiungono le spese di manutenzione e utenze varie. Una scelta che aiuterebbe e non poco le casse del ministero, visto che quasi tutte le sedi territoriali del lavoro risultano morose nel pagamento degli affitti.

Un lavoratore dell’Oltrepò mantovano, al confine con il Veneto, per denunciare un rapporto di lavoro irregolare, dovrà farsi 200 chilometri per arrivare a Milano

Nell’agenzia unica confluiranno 3.113 ispettori del ministero del Lavoro, 1.492 dell’Inps, 377 dell’Inail, più circa mille persone che si occupano di gestire i contenziosi. La domanda che gli ispettori si fanno è: quali saranno le modalità di svolgimento del lavoro? Le “pratiche” saranno tenute nelle proprie abitazioni? E ancora: il confronto sui dubbi interpretativi avverrà solo online?

A maggio 2014, gli ispettori del lavoro sparsi nelle sedi territoriali di tutta Italia, quelli dipendenti dal ministero del Lavoro che si occupano della individuazione delle irregolarità dei contratti, avevano scioperato per la prima volta in un secolo di storia davanti alla sede del ministero di via Veneto. Oltre a denunciare di essere stati dipinti come “istigatori al suicidio” degli imprenditori, gli ispettori criticavano le modalità di lavoro: dalle auto private usate per le ispezioni con tanto di spesa per la benzina anticipata, agli 86 centesimi di euro all’ora per il lavoro all’esterno. Rischiando non poco, visto che il personale dei nuclei dei Carabinieri per la tutela del lavoro che “scortano” le ispezioni non sempre basta per tutti. In alcune città, su 25 ispettori, i carabinieri a disposizione sono solo due.

Diverso è il caso degli ispettori dell’Inps (che si occupano del corretto pagamento dei contributi da parte delle aziende) e di quelli dell’Inail (che intervengono in casi di infortuni o malattie professionali). «Se l’obiettivo è evitare la sovrapposizione degli accertamenti», racconta un ispettore dell’Inps, «il presupposto è falso, perché già facciamo ispezioni congiunte e non c’è alcuna sovrapposizione. Il problema è che anche dopo la nostra ispezione, l’azienda si vede arrivare comunque la visita dell’Asl, della Guardia di finanza o dell’Agenzia delle entrate». Tutti soggetti destinati alle ispezioni sul lavoro, che però restano fuori dal coordinamento previsto dalla riforma.

Secondo i dati diffusi dall’Associazione nazionale ispettori di vigilanza, Aniv, che raccoglie gli ispettori dell’Inps, dell’Inail e del ministero del Lavoro, il rischio di pestarsi i piedi non sarebbe poi così alto: la possibilità statistica che un’impresa sia oggetto di accertamenti ripetuti da diversi soggetti si aggira intorno al 4 per mille nello stesso giorno, salendo all’1,3 per cento nel corso di un anno.

Perché accorpare gli ispettori Inps al ministero rischiando di rallentare il nostro lavoro? Forse 1,3 miliardi recuperati non sono un merito, ma un problema e vogliono fermarci

La differenza tra gli 007 del ministero e quelli degli altri due enti, raccontano gli ispettori Inps, «è che noi abbiamo un funzionamento molto più snello e meno ingessato rispetto al ministero, senza l’obbligo di dover rendicontare tutto alla direzione, aspettare le firme dei capi, timbrare il cartellino in entrata e in uscita. I verbali dell’Inps sono atti immediatamente esecutivi, tant’è che i giudici chiamano direttamente noi. Accorpandoci tutti sotto il cappello del ministero, il rischio è che tutto il lavoro venga ingessato nelle maglie della burocrazia».

Secondo i calcoli dell’Istat, ogni anno l’evasione dei contributi costa allo Stato italiano 102 miliardi. In base ai dati sull’attività ispettiva relativi al 2014, su oltre 3mila ispettori del lavoro il ministero ha raccolto 100 milioni di contributi previdenziali, l’Inail con 370 unità ne ha raccolto circa 300 milioni, l’Inps con poco più di 1.400 ispettori ha toccato 1,3 miliardi. Le cifre non sono alte e rappresentano solo un piccola percentuale rispetto alla cifra evasa. Ma l’Inps è in testa. «Se funzioniamo bene», si chiedono gli ispettori dell’Inps, «perché accorparci al ministero rischiando di rallentare il nostro lavoro? Forse 1,3 miliardi recuperati non sono un merito, ma un problema e vogliono fermarci. Con la nuova agenzia, ci sarebbero di sicuro entrate in meno».

La proposta iniziale era quella di accorpare tutti gli ispettori sotto il cappello di un super Inps guidato dal neopresidente Tito Boeri. «Abbiamo il cablaggio, le linee informatiche e un sistema di database che il ministero non ha», dicono. Secondo un rapporto della Direzione centrale vigilanza, prevenzione e contrasto all’economia sommersa dell’Inps, se si decidesse di accorpare tutto sotto il cappello dell’Inps, il tasso di successo delle ispezioni salirebbe dall’attuale 65% all’81% in cinque anni. Con un recupero dei contributi evasi pari a 48 miliardi in circa 15 anni. Il piano dell’Inps, almeno per il momento, è stato buttato nel cestino e con tutta probabilità a dirigere l’agenzia unica andranno i dirigenti già in carica nella segreteria del ministero e nel dipartimento delle attività ispettive.

La Corte dei conti ha criticato l’assenza di una banca dati condivisa. Ma per il momento nella riforma non se ne fa cenno

Sulla materia, a ottobre 2014 si è anche espressa la Corte dei conti, esprimendo parere favorevole per la costituzione di un’unica agenzia in cui accentrare le funzioni ispettive. I magistrati nella relazione sulle attività ispettive 2010-2013 avevano parlato della «perdurante inadeguatezza del complessivo sistema di controllo», con una riduzione negli ultimi anni degli interventi e del numero di aziende individuate in situazioni irregolari. E non perché le aziende italiane fossero diventate brave. Ma per la presenza di problemi di «coordinamento, sovrapposizione e duplicazione dei controlli», oltre che per la «difficoltà nello scambio di informazioni, sopratutto a livello locale, a causa della indisponibilità di strumenti informatici adeguati e con standard omogenei». Quello che la Corte dei conti criticava era anche l’assenza di una banca dati condivisa, nonostante fosse prevista già dal 2010 senza mai diventare operativa. Nella bozza del decreto, per il momento, non si fa cenno ad alcuna banca dati condivisa. Anche perché la riforma delle attività ispettive dovrebbe essere a costo zero.

L’unica novità è che dopo diverse giornate di mobilitazione, i sindacati hanno ottenuto un confronto al ministero del Lavoro. Le sigle sindacali della funzione pubblica hanno venti giorni di tempo per presentare le loro proposte prima che il decreto venga approvato in consiglio dei ministri. 

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