Passione per la bicicletta fin da quando ne ha avuta una, grosse abilità da meccanico, un’idea e una città. Nicolò Koschatzky, che sembra polacco ma è italianissimo, è la gioia degli hipster di tutta Europa. A Madrid ha creato Kilometro italiano, una bottega artigianale che produce biciclette su misura. Come fossero abiti sartoriali. «Ai clienti misuro altezza, cavallo, gambe e braccia per costruisco un telaio ad hoc». In quindici giorni è pronta una due ruote unica al mondo, di cui il cliente ha potuto scegliere ogni dettaglio, dal colore delle ruote alla forma dei freni.
La nuova vita che Nicolò, 30 anni, si è costruito in Spagna è nata nel gennaio 2014 e sta portando i primi frutti proprio ora.
«Lavoravo alle porte di Milano in un’azienda che produce motociclette a mano», racconta Nicolò. «Costruivamo prodotti di alta qualità lavorando fianco a fianco con ingegneri e designer». Piccoli gioiellini destinati a un mercato d’elite. «In cinque anni, dal 2009 in poi, la CR&S è passata dall’avere cinque dipendenti a venti. Ma nello stesso periodo, mentre cresceva l’interesse e la curiosità del mercato, venivano fatti troppi errori manageriali. E le cose per me non si stavano mettendo troppo bene. Così quando lo scorso anno la mia ragazza ha trovato lavoro a Madrid, ho deciso di seguirla».
Impossibile trovare a Madrid un’azienda simile a quella che aveva lasciato. E l’idea di aprire un’officina di moto artigianali da sé sarebbe stato «un suicidio economico», spiega Koschatzky, visto l’alto costo dei macchinari. E così, dopo un po’ di elucubrare, ecco l’idea. «Se non posso fare motociclette, costruirò delle bici», si è detto Nicolò.
Dopo due mesi dal lancio, Koschatzky ha già costruito i primi prototipi e venduto due biciclette a due clienti, entrambi italiani. Uno dei due aveva un problema alla spalla, e Nicolò ha costruito il telaio in modo che lui potesse piegarsi senza provare dolore. Il prezzo base di una bici fatta a mano è di 1.400 euro circa. Che cresce in base ai materiali o alle lavorazioni scelte dal cliente.
Si parte da un disegno su Cad, e poi si continua con tubi di acciaio a spessore variabile, importati direttamente dall’Italia, viti, bulloni, copertoni e altri elementi. «Scelgo tutto io in base alle indicazioni del cliente, dal raggio alla sella». In ogni bici spunta il muso di un bassotto, il cane che Nicolò ha portato con sè a Madrid e che ha ispirato il nome dell’attività.
Con un investimento iniziale di 45.000 euro circa Koschatzky ha acquistato macchie e materiale necessari per partire e ha costruito un sito web per farsi conoscere. Un amico italiano conosciuto in Spagna gli ha messo a disposizione per il periodo iniziale «un angolo del suo capannone in periferia», e Kilometro italiano è nato. È tutto – come dice il nome stesso – italiano, ma fatto da un expat a Madrid. «Eppure la legge non mi permette di mettere il marchio Made in Italy», lamenta Nicolò.
«Qui pago molte meno tasse, circa il 20% sull’utile, e mi ci sono volute solo due ore per compilare tutte le carte necessarie ad avere la mia attività in proprio». Il costo della vita a Madrid è decisamente più basso di Milano, e costano meno anche l’affitto di case e capannoni, e le bollette. «Sui piccoli numeri tutto questo fa la differenza. La Spagna è un buon posto per partire perché i costi iniziali sono molto più bassi. Con il sito posso raccogliere ordini da tutto il mondo e spedire una bici completa in Europa con meno di 100 euro». La vetrina di Kilometro italiano sarà sparsa per il continente: Nicolò raggiungerà a breve diverse capitali per trovare negozi e locali dove esporre alcuni prototipi. Quando tutto sarà avviato, tuttavia, Koschatzky immagina di spostarsi in una città europea con un mercato più favorevole. Londra, ad esempio, con la sua passione crescente per i mezzi a due ruote. «Mi piacerebbe anche creare un ambiente in cui il cliente può raggiungermi e vedere il lavoro in divenire», spiega Nicolò che è ora alla ricerca di un socio per fare pubbliche relazioni.
Contento della scelta fatta? «Sì, è un’esperienza tutt’altro che facile ma da cui sto imparando molto, oltre al fatto che lavorare per costruire qualcosa di proprio ti da uno stimolo che difficilmente potresti trovare come dipendente».